(Minghui.org) Nel corso della storia l'Himalaya è sempre stata una regione con molti coltivatori. In quel luogo le persone conducono una vita semplice e modesta, e tutti cantano e ballano; inoltre rispettano profondamente la Fa di Budda. Quasi un millennio fa in questa regione c'era un coltivatore di nome Milarepa. Mentre la moltitudine di Budda e Bodhisattva aveva impiegato molte vite ed era passata attraverso molte calamità prima di raggiungere il Compimento, Milarepa raggiunse un’uguale possente virtù in una sola vita, e in seguito divenne noto come il fondatore della Setta Bianca del Buddismo Tibetano.

(Continua dalla Parte 8)

“Passò un altro anno e tutti i vestiti che avevo erano veramente logori. Persino il cappotto di pelle che mi aveva dato la zia per la vendita della terra sembrava fatto con la cute di un cadavere. Pensai di cucirli insieme per creare un cuscino, ma poi considerai che la vita umana è transitoria e imprevedibile. Era persino possibile che sarei potuto morire quella sera stessa, quindi avrei fatto meglio a passare il tempo praticando la meditazione. Così misi gli indumenti logori sotto di me, coprii la parte inferiore del corpo con una cosa a caso e avvolsi la metà superiore con un pezzo del sacco stracciato di farina d'orzo tostato, mettendo un pezzo di stoffa lacera a coprire le parti più sensibili al freddo. Ma il pezzo di stoffa era troppo malridotto e vecchio e non c'era modo di usarlo. Pensai allora che avrei potuto rammendarlo, ma non avevo ago o filo. Alla fine feci una corda con il cardo selvatico per legare insieme queste tre cose, fissandole attorno alla parte superiore del corpo e alla vita. Anche la parte inferiore del corpo era un po' coperta. Usai inoltre il cappotto di pelle e il tappetino stracciato per affrontare la notte e in questo modo riuscii a rimanere nella grotta. Continuai a meditare ogni giorno e così passò un altro anno”.

“Un giorno sentii dei rumori e vidi molte persone venire verso la grotta, che guardando dentro e vedendo un cumulo verde dalle sembianze umane, si spaventarono e urlarono: 'Un fantasma! Un fantasma!'; poi si voltarono e corsero via senza girarsi indietro. Le persone che arrivavano dopo di loro non li credettero e dissero: 'Come potrebbe esserci un fantasma in pieno giorno? Avete visto bene? Andiamo a dare un'occhiata'. Si avvicinarono e dopo aver guardato dentro si spaventarono anche loro. A quel punto dissi: 'Non sono un fantasma. Sono un praticante che fa meditazione in questa grotta'. Poi raccontai loro la mia storia con tutti i dettagli”.

“All'inizio non mi credettero, tuttavia dopo aver esaminato a fondo la caverna e non avendo trovato nient'altro che ortica, si convinsero e mi diedero un sacco di farina di orzo tostato e della carne. Poi mi dissero: 'Ammiriamo davvero i coltivatori come te. Per favore aiuta le anime degli animali che abbiamo ucciso a trovare la pace ed elimina il nostro karma peccaminoso'. Si inchinarono sinceramente davanti a me e se ne andarono”.

“Questa fu la prima volta in tutti quegli anni in cui ebbi cibo prodotto da esseri umani, ed ero molto felice. Cucinai la carne e la mangiai, e il mio corpo si sentì subito ristorato. La mia salute migliorò, la mia saggezza aumentò e la mia comprensione del dharma si approfondì e si ampliò. Anche la vana felicità che avevo era diversa da prima, e pensai: 'Se qualcuno può offrire una ciotola di cibo ad un vero coltivatore, ottiene un merito e una virtù molto più grandi di quanto non otterrebbe se donasse grandi quantità di tesori e denaro ai maestri che vivono come principi nel mondo terreno. Molte persone aiutano i ricchi inutilmente, mentre pochi sostengono i poveri veramente bisognosi. Che peccato!'”.

“Mangiai la farina e la carne molto frugalmente, tuttavia dopo un po' di tempo la carne rimanente si riempì di vermi. Stavo per rimuovere i vermi per mangiarla, ma riflettendoci sopra capii che questo era contro i precetti del Bodhisattva, perché non si dovrebbe prendere il cibo di un verme come se fosse il proprio. E così continuai a mangiare ortica”.

“Una notte un ladro venne a rubare il mio cibo e le mie cose. Vedendolo strisciare per la caverna e andare a tastoni dappertutto non potei fare a meno di ridere e dissi: 'Ehi, amico mio, in questo posto non riesco a trovare nulla nemmeno durante il giorno, come pensi di trovare qualcosa di notte?'. Il ladro ci pensò e rise con me, poi preso dall'imbarazzo andò via silenziosamente”.

“Passò un altro anno e i cacciatori della mia città natale di Kyangatsa giunsero all'ingresso della mia caverna in cerca di prede. Mi videro seduto lì come uno scheletro raggomitolato in un ammasso verde raggrinzito e avvolto in tre pezzi di stoffa, e perciò, tremando per l'apprensione, tesero i loro archi verso di me e chiesero con voce tremolante: 'Sei un essere umano, un fantasma, un animale o un'ombra? Sotto ogni punto di vista sembri un fantasma!'”.

“Io tossii e risposi: 'Sono un umano, non un fantasma'”.

“Sentendo la mia voce, una persona che mi conosceva mi chiese: 'Non sei Topaga?'”.

“Risposi: 'Sì, sono Topaga'”.

“'Ah! Potresti darci del cibo? Abbiamo cacciato tutto il giorno e non abbiamo catturato nulla. Se potessi prestarci qualcosa ora, ti restituiremo molto di più in seguito'”.

“Io dissi: 'Purtroppo non ho niente da darvi da mangiare'”.

“'Oh, va bene. Dacci semplicemente qualsiasi cosa mangi tu'”.

“'Ho solo ortica qui. Per favore, accendete un fuoco in modo da poterla bollire'”.

“Sentendo le mie parole accesero un fuoco per cucinare l'ortica, poi dissero: 'Abbiamo bisogno di aggiungere un po' di burro per bollire l’ortica'”.

“'Vorrei avere del burro, ma l'ho esaurito diversi anni fa... l'ortica contiene comunque dell'olio'”.

“'Allora potresti darci un po' di condimento?'”.

“'Non ho usato condimenti per molti anni, ma comunque l'ortica è saporita'”.

“I cacciatori allora dissero: 'Devi darci almeno un po' di sale'”.

“Io risposi: 'Vi darei il sale se ne avessi. Ho vissuto senza sale per molti anni, ma in ogni caso c'è del sale nell'ortica'”.

“I cacciatori mi dissero: 'Quello che indossi e quello che mangi non hanno senso. Non è una vita degna di un essere umano. Anche se tu fossi un servitore di qualcuno, avresti almeno abbastanza cibo per mangiare e vestiti caldi da indossare. Uh! Puah! Non c'è nessuno al mondo più miserabile e pietoso di te'”.

“Io dissi: 'Per favore non dite così, in realtà sono la persona più fortunata e più elevata tra tutti. Ho incontrato il grande traduttore maestro Marpa e imparato i versetti per raggiungere la Buddità in una sola vita. Vivendo in questa remota montagna e abbandonando i pensieri di desiderio per questa vita, pratico la meditazione per raggiungere il Samadhi. Reputazione, fama, rispetto, abbigliamento, cibo, denaro o beni: nulla può disturbare il mio cuore; e questo perché ho già sottomesso tutte le mie preoccupazioni mondane. Nessuno in questo mondo potrebbe essere descritto meglio di me come un vero grande uomo. Vivete tutti in una nazione in cui il dharma di Budda sta prosperando, ma non vi interessa ascoltarlo ne tanto più praticarlo. Trascorrete questa vita impegnati a commettere peccati e a fare del male, senza preoccuparvi di quanto sia profondo l'inferno e per quanto tempo vi rimarrete. In questo mondo sono le persone come voi quelle veramente miserabili e pietose! Nel mio cuore mi sento sempre al sicuro e felice. Ora lasciate che vi canti una canzone sulla gioia della coltivazione'”.

“Erano tutti curiosi e ascoltarono tranquillamente la mia canzone con grande interesse:

'Caro benevolente maestro Marpa,
    dedico la mia vita alla tua salvezza;
da Mila, uno yogi,
    che vive qui nella grotta di Drakar Taso'.

'Per cercare l'insuperabile Bodhi,
    rinuncio alla mia vita, ai vestiti e al cibo;
una piccola e sottile stuoia sotto di me dà gioia,
    il cappotto imbottito di cotone che indosso è gioia'.

'L'ambiente in cui mi trovo per meditare è gioia,
    senza fame e freddo il corpo illusorio ha gioia;
la cessazione dei pensieri illusori è gioia,
    essere liberi dal disagio significa gioia'.

'Qui e là è gioia,
    per me tutto è gioia;
gli insegnamenti di livello inferiore sono lontani dal dharma,
    sto facendo questo per beneficiare me stesso e gli altri'.

'La coltivazione è la somma gioia,
    la vostra compassione per me è divertente;
il sole è già tramontato a ovest,
    per i signori è arrivato il momento di tornare a casa'.

'Non so quando finirà la mia vita,
    non c'è tempo per le chiacchierate senza senso;
sono qui per raggiungere il Compimento della Buddità,
   restare nella grotta da solo è la mia fortuna'.

“Sentendo le mie parole i cacciatori dissero: 'Hai davvero una bella voce! Queste gioie che hai menzionato potrebbero essere reali, ma non è qualcosa che potremmo realizzare. Arrivederci!'. E così discesero tutti dalla montagna”.

“Ogni anno nella mia città natale di Kyangatsa si teneva una grande festa per celebrare il completamento delle statue di Budda in argilla. Durante il raduno di quell'anno quei cacciatori cantarono tutti la mia canzone sulle gioie della coltivazione. Tutti elogiavano la canzone dicendo che era davvero bella. Anche mia sorella Peta era andata lì a chiedere l'elemosina, e ascoltando il testo disse: 'Questa canzone deve essere stata scritta da un Budda!'”.

“Un cacciatore rise e disse: 'Ah! Ah! Non so se proviene da un Budda o da un essere senziente, ma tuo fratello scheletrito Topaga l’ha cantata quando era quasi morto di fame!'”.

“Peta rispose: 'Mio padre e mia madre sono morti molto presto e tutti i nostri parenti e amici sono diventati nostri nemici, mio fratello non si trova da nessuna parte e come se non bastasse a me rimane il destino amaro di essere una mendicante... e nonostante tutto ciò ti prendi gioco di me! Come puoi essere così crudele?'; poi iniziò a singhiozzare. Anche Dzese era alla festa e vedendo Peta che piangeva le disse: 'Per favore, non piangere! Per favore, non piangere! Questa canzone potrebbe averla cantata davvero tuo fratello... l'ho visto qualche anno fa. Che ne dici di andare alla grotta di Drakar Taso a dare un'occhiata? Scopriremo se era lui. Posso venire con te'”.

“Peta accettò. Prese una bottiglia di vino e della farina d'orzo tostata dalle elemosine che aveva ricevuto dai lama e arrivò alla grotta di Drakar Taso”.

“Quando arrivò all'ingresso della caverna e guardò dentro mi vide seduto lì con gli occhi infossati come due buchi e le ossa del mio corpo che sporgevano una dopo l'altra come montagne. Non avevo muscoli e la pelle mi si staccava quasi dalle ossa. I miei capelli lunghi e disordinati cadevano sulla schiena e i pori di tutto il corpo erano verdi. Le mani e i piedi erano secchi e avvizziti, come se si stessero per spaccare. Pensando che fossi un fantasma ebbe paura e si apprestò a fuggire; poi ricordò le parole: 'Tuo fratello ossuto Topaga... quasi morto di fame'. Quindi chiese scettica: 'Sei un umano o un fantasma?'”.

“Risposi: 'Sono Mila Topaga!'”.

“Avendo riconosciuto la mia voce si precipitò dentro e mi abbracciò, gridando: 'Fratello! Fratello!'; poi svenne di colpo”.

“Vedendo che era mia sorella Peta avvertii un sentimento misto fra dolore e gioia. Mi ci volle molto tempo per farla riprendere. Poi si coprì la faccia con le mani e gridò: 'Sei mancato alla mamma talmente tanto che è morta. Nessuno nel villaggio era disposto ad aiutarmi. La sofferenza era troppa e ho dovuto girovagare chiedendo l’elemosina. Ho sempre pensato: ‘Mio fratello è vivo o morto? Se è vivo, deve avere una vita felice. Chi avrebbe pensato che saresti diventato così? C'è qualcuno in questo mondo più miserevole di noi due?’'. Pianse copiosamente chiamando i nomi di nostro padre e nostra madre, e mentre gemeva si dava dei colpi sul petto e batteva i piedi per terra”.

“Feci del mio meglio per consolarla, ma non funzionò. Con tristezza cantai allora una canzone per confortarla”.

“Lei disse: 'Se è così, quello che stai facendo è grandioso, ma non sono sicura di crederci. Se quello che hai detto è vero, perché gli altri praticanti del dharma non sono come te? Anche se non sono completamente uguali a te, dovrebbero esserci almeno delle somiglianze. Non ho mai nemmeno sentito parlare di questo tipo di pratica in cui stai coltivando'. Mentre parlava mi diede del vino e del cibo, e dopo aver mangiato sentii subito saggezza e chiarezza. Quella notte la mia pratica migliorò notevolmente”.

“La mattina dopo, quando Peta partì, il mio corpo e la mia mente sperimentarono una felicità senza precedenti e allo stesso tempo un dolore acuto. Nella mia mente sorsero tutti i tipi di alterazioni e presagi buoni e cattivi. Sebbene avessi praticato duramente per ottenere una visione chiara, questo non mi aiutò. Diversi giorni dopo Dzese portò una gran quantità di burro stagionato, carne essiccata e una brocca di buon vino. Arrivò con Peta proprio mentre ero uscito per andare a prendere l'acqua, e quando ritornai, poiché non avevo quasi vestiti addosso – solo un corpo nudo verdastro – nel vedermi si sentirono in imbarazzo. Girarono la testa e si misero in disparte, poi iniziarono a piangere”.

"Dopo che entrai e mi sedetti, mi diedero la farina d'orzo, il burro, il vino e la carne”.

“Peta mi disse: 'Fratello, da tutti i punti di vista, tu non sembri un essere umano. Che ne dici di uscire a cercare del cibo umano da mangiare? E io vedrò di procurarti degli abiti da indossare'”.

“Dzese aggiunse: 'Hai bisogno a tutti i costi di procurarti qualcosa da mangiare. Anch'io penserò a trovarti dei vestiti'”.

“Risposi: 'Non so quando morirò. Uscire per chiedere l'elemosina fa perdere tempo e non ha senso. Anche se morissi di freddo o di fame, avrei perso la vita per il dharma e non avrei rimpianti. Se si corre ovunque per cercare vestiti e cibo e lavorare duro per accumulare una fortuna si rischia di rinunciare alla propria pratica. Si può mangiare e vestirsi bene, godersi feste e bevute con parenti e amici e si può passare la vita cantando e chiacchierando di argomenti casuali, ridendo e scherzando mentre si vive la propria misera esistenza, ma quel tipo di stile di vita finirà per distruggere una preziosa vita umana e io ne sono assolutamente contrario. Quindi non hai bisogno di trovare vestiti per me e io non andrò a fare l'elemosina. Lasciamo che ognuno di noi si prenda cura di se stesso!'”.

“Peta rispose: 'Praticamente è come se tu stessi cercando di soffrire. Non so proprio come puoi essere soddisfatto! Sembra che tu non abbia altro scopo che tormentarti e causarti sofferenze!'”.

“Le dissi: 'Questo non è un grosso problema. I tre regni inferiori sono la vera sofferenza, ma gli esseri senzienti commettono facilmente peccati. Quelli che portano su di sé quel tipo di sofferenza sono davvero troppo numerosi per essere citati, in compenso io sono già abbastanza soddisfatto della mia situazione attuale'. Quindi cantai per loro due una canzone sulla soddisfazione”.

“Sentendo la mia canzone, Dzese rimase molto colpita e disse: 'Quello che hai detto prima è esattamente quello che stai facendo ora. È davvero ammirevole!'”.

“Peta rispose: 'Non importa cosa dice mio fratello, il mio cuore non può davvero sopportare che non abbia vestiti o cibo. Farò tutto il possibile per procurarti degli abiti. Tu dici che non andrai a cercare cibo o vestiti a causa della tua pratica e non avrai rimpianti anche se dovessi morire, ma prima che tu muoia sentirò ancora la necessità di pensare a un modo per procurarti cibo e vestiti'”.

“"Poi andarono via insieme”.

“Dopo aver mangiato il buon cibo, il tormento della sofferenza e della gioia, così come il fastidio procurato dai pensieri, divennero sempre più intensi, e in seguito non riuscii sostanzialmente a continuare a praticare. Aprii allora la lettera del maestro e la lessi. In essa c'erano tutti i tipi di versetti su come rimuovere gli ostacoli e aumentare i benefici, nonché su come trasformare la colpa in merito e virtù. Il maestro in particolare mi ricordava che ora avrei dovuto mangiare del buon cibo. Il mio incessante lavoro di pratica aveva causato l'aggregazione dei fattori essenziali del corpo fisico (terra, acqua, fuoco e aria, noti anche come i Quattro grandi elementi) nei miei canali energetici. E poiché la mia alimentazione era troppo scarsa non avevo energia per dissolverli”.

“Così bevvi un po' del vino di Peta e mangiai il cibo che aveva portato Dzese. Seguendo le istruzioni della lettera lavorai sodo praticando mente, energia e visualizzazione. Si aprirono dei piccoli canali energetici e poi anche un canale di energia centrale vicino all'ombelico. Sorse in me una sensazione senza precedenti di beatitudine, chiarezza e mancanza di concettualità. Il regno era indescrivibile. La distinta comprensione e realizzazione del merito e della virtù erano ferme e profonde, e potevano trasformare la colpa in merito e virtù. Arrivai a capire chiaramente che tutto il dharma, inclusa la reincarnazione e il nirvana, avevano delle relazioni karmiche. I peccati portano alla reincarnazione, mentre la benevolenza e la liberazione portano al nirvana. Diversi meriti e virtù partono dalla dura pratica e dalle buone azioni, e sono assistiti da cibo e versetti avanzati. Si uniscono quando le opportunità sono mature per raggiungere il completamento. Così acquisii una grande fiducia nella convenienza del Mantrayana. Sapevo anche profondamente che il merito e la virtù di Peta e Dzese nel fornirmi il cibo erano inimmaginabili. Per ripagare la loro gratitudine feci un voto specifico di dedizione al Bodhi”.

“Continuai a praticare duramente la coltivazione e gradualmente mi ritrovai in grado di cambiare il mio corpo a piacimento durante il giorno. Potevo anche librarmi nell'aria e manifestare tutti i tipi di poteri soprannaturali. Nei sogni di notte ero in grado di viaggiare fino in cima al mondo e di frantumare le montagne. Dopo essermi trasformato in centinaia di corpi diversi potevo andare nelle terre pure dei Budda per ascoltare il dharma o tenere lezioni per innumerevoli esseri senzienti. Il mio corpo era in grado di entrare e uscire dall'acqua e dal fuoco, oltre a eseguire ogni sorta di altre inimmaginabili trasformazioni soprannaturali che, sentendomi molto felice nel mio cuore, provai mentre continuavo a praticare. Poco dopo fui in grado di volare liberamente. Volai sulla cima di una montagna per meditare, per sviluppare una più chiara visione, e lì produssi un calore di Tummo senza precedenti”.

“Mentre stavo tornando in volo a Drakar Taso sorvolai un piccolo villaggio e vidi un padre e un figlio arare un campo. Il padre, della stessa banda di canaglie di mio zio, stava zappando, mentre il figlio stava arando con uno yak. Il figlio alzò lo sguardo e nel vedendomi volare nel cielo disse immediatamente: 'Padre, guarda! Qualcuno sta volando! Smise di arare e continuò a guardarmi. Suo padre rispose: 'Uh! Non vale la pena guardare. Nyangtsa Kargyen di Kyangatsa aveva un figlio indemoniato. Stava morendo di fame, ma alla fine riuscì a sopravvivere. La gente lo chiama Demone Mila e penso proprio che sia lui. Non lasciare che la sua ombra ti copra e continua ad arare'. Per evitare la mia ombra, il vecchio si spostava dappertutto. Il figlio disse: 'È così divertente vedere volare una persona vivente! Se potessi volare, anche se rischiassi di cadere e rompermi le gambe, desidererei comunque farlo'. Quindi smise di arare il campo e rimase semplicemente a fissarmi nel cielo”.

“A quel tempo pensavo di avere già la capacità di fare cose a beneficio degli esseri senzienti e che quindi avrei dovuto diffondere il dharma alla gente, ma mi apparse una divinità e mi disse: 'Seguire le istruzioni del maestro per coltivare per tutta la vita è la cosa giusta da fare. Non c'è nient'altro in questo mondo che diffonderebbe meglio il dharma e beneficerebbe gli esseri senzienti più del tuo praticare il dharma’. Mi resi conto che trascorrendo la mia intera vita a praticare avrei potuto servire da esempio per i futuri praticanti e sarei stato di grande beneficio per gli esseri senzienti e per i metodi di insegnamento del futuro. Così decisi di continuare a meditare sulle montagne”.

“Poi pensai: 'Ho vissuto qui per molti anni e sempre più persone sono gradualmente venute a sapere di me. Oggi quel bambino mi ha visto volare e temo che altre persone cominceranno a venire in questo posto. Se continuassi a stare qui probabilmente mi riperderei nelle otto preoccupazioni mondane, e tentato da demoni, fama e reputazione, probabilmente alla fine non avrei successo. Sarebbe meglio che andassi a praticare a Chubar, un luogo sacro che il maestro profetizzò'. Portando con me la pentola di terracotta per cucinare l'ortica, lasciai quindi Drakar Taso”.

“Dato che praticavo in condizioni ascetiche da molto tempo, ero fisicamente debole. I vestiti laceri che indossavo si trascinavano per terra e incidentalmente inciampai sul ciglio della strada.

La corda si ruppe, facendo andare in pezzi la pentola, e l'ortica fresca e verde che conteneva si sparpagliò sul terreno. Vedendo ciò pensai al principio dell'impermanenza e avvertii una maggiore determinazione a lasciare questo mondo terreno. Sul retro di una collina mi capitò di imbattermi in un cacciatore che stava mangiando qualcosa. Si avvicinò a me e, vedendomi con i pezzi della pentola in mano, mi chiese: 'Il tuo recipiente di terracotta è ormai rotto, perché lo porti ancora con te? Il tuo corpo è così magro e sembra verdastro. Cosa ti è successo?'”.

“Gli raccontai brevemente del mio percorso di coltivazione e lui affermò: 'È magnifico! Che ne dici di risalire la collina e cenare con noi?'. Lo seguii su per la collina, dove erano seduti diversi cacciatori. Uno di loro disse: 'Ehi, amico mio. Ho visto che hai degli occhi molto belli. Se usassi i tuoi metodi di pratica ascetica per ottenere qualcosa nella società, cavalcheresti sicuramente un bel cavallo simile a un leone e avresti il miglior bestiame ed i migliori domestici. Mentre ti godresti una grande ricchezza nessuno oserebbe approfittare di te e vivresti molto comodamente... o per lo meno potresti fare affari per mantenerti e avere una vita comoda. Anche se la tua sfortuna dovesse continuare e dovessi essere il servitore di qualcuno, avresti abbastanza cibo e vestiti per tenerti al caldo. Sarebbe molto meglio di quello che hai ora. Forse non sapevi cosa fare prima, ma se seguirai il mio consiglio d'ora in poi le cose andranno sicuramente bene per te'”.

“Un altro vecchio continuò: 'Andiamo! Smettila! Non dire sciocchezze. Sembra un vero coltivatore e non ascolterà le persone ordinarie come noi. Smetti di blaterare. Ehi, signore, la tua voce è bellissima. Per favore, potresti cantarci una canzone?'”.

“Io dissi: 'Guardandomi pensi che io sia il più infelice, ma in questo mondo probabilmente non puoi trovare qualcuno che sia più fortunato e abbia una vita più felice di me'”.

“Lasciai i cacciatori e andai a Chubar. Dopo essere arrivato a Dingri mi fermai sul ciglio della strada e mi sdraiai a riposare un momento. Passarono molte ragazze, tutte vestite meravigliosamente per un raduno del dharma. Vedendo il mio corpo emaciato una di loro disse: 'Venite a vedere! Che persona pietosa! Dovremmo fare voto di non avere un corpo del genere nelle nostre prossime incarnazioni'”.

“Un'altra ragazza disse: 'Che povera persona! Chiunque la veda si sentirà triste'”.

“Non sapevano che stavo pensando tra me e me: 'Questi esseri senzienti ignoranti sono così pietosi!'. Non potei trattenere un forte sentimento di pietà per loro, perciò mi alzai e dissi: 'Ehi, per favore non parlate così... e non avete bisogno di sentirvi dispiaciute per me. Onestamente parlando, anche se voi faceste voto di avere un corpo umano come il mio, potrebbe essere difficile ottenerlo. Mi credete pietoso? Provate pietà per me? Lasciate che ve lo dica, sono le opinioni sbagliate a essere veramente pietose e l'ignoranza è veramente miserabile'”.

“Una delle ragazze disse a quella in piedi accanto a lei: 'Lui è Milarepa! Abbiamo solo guardato gli altri e non noi stesse. Abbiamo detto cose inappropriate, quindi chiediamogli di perdonarci e facciamo un voto'”.

“Due di loro vennero da me inchinandosi e chiedendo perdono, poi mi diedero sette conchiglie come offerta. Anche le altre ragazze si inchinarono davanti a me e mi chiesero di insegnargli il dharma”.

“Dopo essere arrivato a Drin, chiesi informazioni dettagliate sulla situazione di Chubar e Kyipuk e decisi di andare a meditare a Kyipuk Nyima Dzong (Cittadella del Sole Piacevole). Rimasi lì per alcuni mesi e la mia illuminazione migliorò rapidamente. I residenti di Drin mi diedero spesso cibo come offerta e occasionalmente alcune persone vennero a trovarmi. A poco a poco cominciai a sentire che questo poteva ostacolare la mia coltivazione, così pensai di andare a meditare in una montagna remota come il maestro mi aveva consigliato in precedenza”.

“Nel frattempo Peta, dopo aver trovato della lana e tessuto un panno, si diresse a Drakar Taso per portarmelo, ma io ero già partito. Allora chiese di me in giro e qualcuno le disse: 'C'era uno yogi che assomigliava ad un insetto delle ortiche e si è diretto a sud'. Sapendo che ero io si diresse allora a sud a cercarmi. Sulla strada le capitò di vedere lama Bari Lotsawa tenere un raduno del dharma. Il posto del lama era costituito da diversi strati di stuoie e un grande ombrello con nastri colorati in seta sospesi sopra la sua testa, che ondeggiavano al vento. I giovani discepoli del lama stavano suonando trombe di gusci di tritoni o erano impegnati a bere vino o tè. Il raduno era vivace e affollato. Vedendo ciò, Peta pensò: 'Quando altre persone imparano il dharma possono godere di tali feste, ma quello che impara mio fratello è davvero insolito. Oltre a cercare sofferenza per se stesso, non ne beneficia affatto. È addirittura soggetto alla derisione degli altri e persino i suoi familiari perdono la faccia. Questa volta, quando vedrò mio fratello, dovrò davvero fare una bella chiacchierata con lui nella speranza che possa diventare un discepolo di questo lama'”.

“Al raduno Peta si informò riguardo al luogo dove mi trovassi e qualcuno le disse che ero a Kyipuk. Attraversò il villaggio di Drin e alla fine giunse da me. Nel momento in cui mi vide disse: 'Fratello, il dharma che stai studiando non procura cibo da mangiare né vestiti da indossare. È molto vergognoso e io mi sento disonorata. Tra l'altro non hai niente per coprire la parte inferiore del tuo corpo, ed è molto brutto da vedere. Ora per favore prendi questa lana e fatti un grembiule!'”.

“'Guarda gli altri che imparano il dharma. Guarda lama Bari, che siede sopra diversi strati di stuoie ed è coperto da un grande ombrello. Indossa seta e raso e beve tè e vino. Il raduno ha attirato una folla rumorosa ed i suoi discepoli stavano suonando gusci di tritoni circondati da innumerevoli offerte. Ciò beneficerà veramente gli esseri senzienti, i parenti e gli amici, e tutti saranno soddisfatti. Quindi penso che sia il miglior praticante del dharma tra tutti i praticanti. Puoi provare a diventare il suo apprendista? Anche se tu fossi il lama più giovane, vivresti comodamente. Altrimenti fratello mio, pensa al tuo dharma e alla mia vita... temo che noi due fratelli non vivremo a lungo!'. Con quelle parole, cominciò a singhiozzare rumorosamente”.

“Poi dissi a Peta: 'Per favore non dire più queste cose. Tu e altri potreste pensare che sia vergognoso per me essere nudo, ma penso che questo sia il corpo che tutti hanno e mostrarlo non è vergognoso. Ero così quando i miei genitori mi hanno portato in questo mondo, quindi perché è vergognoso? Alcune persone sanno che ci sono crimini che dovremmo evitare, ma continuano spudoratamente a commettere peccati e fanno preoccupare i loro genitori. Rubano beni dai Tre Gioielli. Per soddisfare i loro desideri egoistici ingannano gli esseri senzienti impiegando tutti i tipi di metodi, danneggiando così se stessi e gli altri. Le divinità disprezzano le persone come loro e questo tipo di comportamento è veramente vergognoso. Non solo sono peccatori in questa vita, ma lo saranno anche nel futuro. Inoltre, pensi che il corpo datoci dai nostri genitori sia vergognoso, ma quando i nostri genitori ti hanno portato in questo mondo il tuo petto non aveva questi due grandi seni. Perché allora adesso non ti vergogni anche dei tuoi seni?'”.

“'Pensi che abbia praticato in ascetismo senza cibo o vestiti perché non riuscivo a procurarmeli, ma questo è sbagliato. Il motivo per cui pratico in questo modo è perché, prima di tutto, ho paura di soffrire nei tre regni inferiori; secondo, considero la reincarnazione tanto spaventosa come gettare una persona vivente in una fossa di fuoco. Il caos in questo mondo terreno, con le persone che combattono tra loro per la fama e il guadagno, e tutte queste otto preoccupazioni mondane, mi disgusta. Per me queste cose sono tanto detestabili e nauseanti quanto il fetore del cibo che vomita un malato. Quando vedo queste cose è come vedere la carne dei propri genitori assassinati e il mio cuore è pieno di un dolore indescrivibile; la terza ragione è che il maestro Marpa mi ha ordinato di abbandonare le otto preoccupazioni e il caos mondani, indipendentemente dal cibo, dall'abbigliamento e dai commenti degli altri. Mi ha chiesto di vivere in una montagna disabitata e remota e di abbandonare tutte le speranze e i pensieri per questa vita, dedicandomi alla coltivazione. Quindi la mia pratica ascetica sta seguendo gli insegnamenti del maestro'”.

“'Mentre obbedisco alle istruzioni del maestro per praticare, beneficio non solo me stesso ma anche tutti gli esseri senzienti a lungo termine. Viviamo in questo mondo e potremmo morire in qualsiasi momento. Piuttosto che essere disorientato dalle otto preoccupazioni mondane, preferisco cercare la liberazione definitiva. Per quanto riguarda il diventare un apprendista di lama Bari, come hai detto, è davvero ridicolo. Se volessi ottenere qualcosa in questa società sarei come minimo al suo livello, ma poiché voglio raggiungere la Buddità in questa vita ho scelto la pratica ascetica. Sorella Peta, dovresti anche tu dimenticare le otto preoccupazioni mondane e studiare bene il dharma. Vieni con tuo fratello a coltivare sulle montagne innevate. In futuro il beneficio per noi e per gli altri esseri senzienti illuminerà ogni cosa come il sole'”.

“Sentendo le mie parole Peta rispose: 'Le otto preoccupazioni mondane che hai menzionato sono la felicità in questo mondo umano! Noi due non abbiamo bisogno di abbandonarle! Sai chiaramente che non puoi ottenere ciò che lama Bari ha, ma hai deliberatamente fatto molte osservazioni grandiose per nasconderlo. Vuoi che mi congeli sulle cime innevate, senza cibo da mangiare e senza vestiti? Non lo farò! Non so dove andrò in futuro, ma fratello, per favore, non correre in giro dappertutto come un cervo in preda al panico inseguito da un cane da caccia. Che ne dici di restare qui? Tu puoi coltivare e io sarò in grado di trovarti facilmente. Le persone qui sembrano credere in te, quindi la miglior cosa che tu possa fare è vivere qui per molto tempo. O per favore almeno rimani qui per qualche giorno e realizza un grembiule con la lana per coprire la parte inferiore del tuo corpo. Ora me ne andrò e tornerò tra qualche giorno'”.

“In questo modo promisi a Peta che sarei rimasto lì per qualche altro giorno, e lei andò a elemosinare il cibo a Drin”.

“Dopo che Peta se ne andò divisi il panno di lana in alcuni pezzi. Da un grande pezzo feci un grande cappello che poteva coprire la mia intera testa e con un altro realizzai un paio di scarpe. Poi trasformai il terzo pezzo in venti guaine, dieci per le dita delle mani e dieci per quelle dei piedi, e infine feci anche una copertura per le mie parti intime”.

“Diversi giorni dopo Peta tornò e mi chiese se avessi cucito i vestiti. Le dissi che lo avevo fatto e le mostrai quanto realizzato”.

“Lei lo vide e urlò: 'Fratello! Praticamente non sei neanche umano! Sei senza vergogna! Ho lavorato così duramente per mendicare il cibo e poi scambiarlo con il panno di lana e tu l'hai trasformato in brandelli. L'hai rovinato tutto! A volte sembri così impegnato a praticare che non hai tempo libero, ma dove hai trovato allora il tempo per prepararmi uno scherzo del genere? Uh! Non sembri proprio un essere umano'”.

“Io risposi: 'Sono una persona retta e che fa qualcosa di significativo. So molto chiaramente cosa è vergognoso, quindi ho obbedito bene a tutti i precetti e ai voti. Tu, sorella, pensi che le mie parti intime esposte non siano belle da vedere e ti vergogni, ma non posso tagliarle. Quindi, sebbene ciò abbia preso un po' del tempo che dedico alla coltivazione, ho fatto pazientemente queste coperture per soddisfarti. Ho anche pensato che se esporre le parti sporgenti della parte inferiore del mio corpo è vergognoso, allora è vergognoso anche esporre tutte le altri parti sporgenti quali le mie dita, i piedi, le dita dei piedi e la testa; e così ho fatto delle coperture per tutte loro... non ho sprecato la lana, l'ho usata solo per fare delle guaine che possano coprire le parti vergognose. In effetti tu sembri conoscere meglio di me ciò che è vergognoso. Se le mie parti intime sono vergognose, allora che mi dici delle tue? Che mi dici di quelle persone che accumulano una vergognosa fortuna?'. Sentendo le mie parole non disse nulla, era così arrabbiata che la sua faccia diventò blu e un po' grigiastra”.

“Continuai: 'Le persone in questo mondo trattano i non-vergognosi come vergognosi e i vergognosi come normali. Loro danneggiano e ingannano la gente, creando karma e commettendo peccati, e non pensano che sia vergognoso'”.

“La faccia di Peta era ancora blu e grigiastra. Consegnandomi il cibo e il burro ottenuto elemosinando, disse: 'Non accetti mai di fare ciò che ti dico di fare, ma non posso ancora lasciare mio fratello qui in questo modo. Per favore mangia queste cose e io discenderò dalla montagna per cercare altro cibo'. Stava per andarsene e pensai: 'È proprio vero che il cuore di Peta non può essere salvato dal dharma?'. Così le dissi: 'Non c'è fretta. Puoi restare qui finché questo cibo non sarà finito. Durante il tempo in cui rimani qui, anche se non praticherai il dharma, potrai evitare di generare karma giù dalla montagna. Per favore, resta qui per qualche giorno'”.

“Quindi Peta rimase. In quei giorni feci del mio meglio per spiegarle il principio delle buone azioni e delle ricompense, oltre a quello del karma e della retribuzione. A poco a poco iniziò ad avere una certa comprensione del dharma buddista, e anche il suo stato d'animo cambiò un po'”.

(Continua)