Nel corso della storia l'Himalaya è sempre stata una regione con molti coltivatori. In quel luogo le persone conducono una vita semplice e modesta, e tutti cantano e ballano; inoltre rispettano profondamente la Fa di Budda. Quasi un millennio fa in questa regione c'era un coltivatore di nome Milarepa. Mentre la moltitudine di Budda e Bodhisattva aveva impiegato molte vite ed era passata attraverso molte calamità prima di raggiungere il Compimento, Milarepa raggiunse un’uguale possente virtù in una sola vita, e in seguito divenne noto come il fondatore della Setta Bianca del Buddismo Tibetano.
(Continua dalla Parte 7)
Rechungpa chiese: “Maestro, come hai coltivato nella pratica ascetica? Dove hai praticato?”.
Milarepa rispose: “Il mattino seguente il figlio dell'insegnante preparò un sacco di farina d'orzo tostato per me e un pacco di buon cibo come offerta, poi mi disse: 'Questo è per la tua pratica. Per favore prometti che non ti dimenticherai di noi'. Presi il cibo e andai a meditare in una grotta nella montagna dietro casa mia. Per mangiare mescolavo con parsimonia la farina con l'acqua. Dopo un po' di tempo il mio corpo divenne debole, ma la mia pratica migliorò significativamente. Coltivai in questo modo per diversi mesi e quando alla fine terminai tutto il cibo il mio corpo era troppo debole per continuare. Pensai: 'Devo chiedere del burro di yak a qualche fattoria e un po' di farina d'orzo tostato. Devo impedire che il mio corpo muoia di fame per poter continuare a coltivare'”.
“Discesi dalla montagna e arrivai a un pascolo, dove vidi una tenda fatta di pelli di yak. In piedi di fronte alla tenda chiesi: 'Benefattore, per favore potresti dare del burro a uno yogi?'. Si rivelò essere la tenda di mia zia, che riconobbe la mia voce e, presa dalla furia, aizzò un cane ringhioso contro di me. In fretta lanciai qualche pietra contro il cane per difendermi. Mia zia divelse allora un palo che sorreggeva la tenda e corse verso di me, urlandomi contro: 'Spendaccione! Nemico dei tuoi parenti! Demone del villaggio! Vergognati! Che cosa ci fai qui? Non avrei mai pensato che una famiglia potesse avere un figlio come te!'. Poiché continuava a insultarmi, agitando il palo nel tentativo di colpirmi, scappai di corsa, ma il mio corpo era debole a causa della malnutrizione. Inciampai in una pietra e caddi in un piccolo torrente, e mia zia, che continuava a urlare, iniziò a colpirmi con il palo. Mi divincolai e alla fine riuscii ad alzarmi, poi, con una mano sul mio bastone e in lacrime, iniziai a cantare per lei”.
“La ragazza che era uscita dalla tenda con la zia, sentendo la mia canzone non riuscì a trattenere lacrime di compassione. Anche mia zia provò sconcerto e tornò alla tenda; poi chiese alla ragazza di darmi una borsa di cuoio piena di burro e formaggio. Andai via zoppicando e continuando a chiedere l'elemosina, tenda dopo tenda. Non sapevo chi fossero quelle persone, ma tutti loro mi conoscevano. Vedendomi arrivare, tutti mi guardarono con attenzione e mi diedero buon cibo in abbondanza. Ripensando a come la zia mi aveva trattato temevo che lo zio avrebbe fatto altrettanto, così pensai che fosse meglio andare a chiedere il cibo da qualche altra parte. E quindi con questo pensiero, mi diressi al villaggio successivo”.
“Chi poteva sapere che molti anni prima lo zio si era trasferito in questo villaggio, dopo che la sua casa era crollata; e così ignaro, mi avvicinai alla porta di casa sua. Quando mi vide saltò in piedi: 'Tu bastardo! Scialacquatore! Sono vecchio e mi rimangono solo alcune ossa, ma tu sei l'unica persona che ho atteso per tutta la vita!'. Poi afferrò delle pietre e le scagliò contro di me, e perciò corsi via di volata. Lui si precipitò in casa e afferrò arco e frecce, poi uscì di nuovo gridando: 'Tu scialacquatore senza scrupoli! Non hai fatto abbastanza danni in questo villaggio?! Ehi, vicini e parenti venite subito fuori! Il nostro nemico è qui!'. Sentendo le sue grida molti giovani uscirono e lo aiutarono a lanciare pietre contro di me. Tutti loro in passato avevano subito delle perdite a causa mia. Vedendo questa brutta situazione temevo che mi avrebbero picchiato a morte, così finsi di essere in collera e urlai: 'Maestri e divinità! Questo coltivatore ha incontrato dei nemici che vogliono togliergli la vita! Custodi divini, per favore trasformate queste pietre in frecce! Anche se dovessi morire, i custodi divini non moriranno!'”.
“Sentendo queste parole, tutti si spaventarono e trattennero mio zio. Alcuni si mostrarono indulgenti nei miei confronti e cercarono di placare il disaccordo, mentre quelli che avevano lanciato pietre contro di me si avvicinarono per chiedere perdono. Tutti mi diedero molto cibo tranne mio zio, che si rifiutò di scendere a compromessi e di farmi l'elemosina. Presi allora il cibo e lentamente tornai nella grotta. Pensando che la mia presenza nelle vicinanze avrebbe causato rabbia e dolore a quelle persone, cominciai a pensare di andarmene al più presto”.
“Quella notte feci però un sogno che sembrava suggerirmi di rimanere in quel posto ancora alcuni giorni, e quindi mi trattenni”.
“Qualche giorno dopo venne da me Dzese con molto buon cibo e vino. Vedendomi, mi abbracciò semplicemente e iniziò a piangere a dirotto. Mentre singhiozzava mi descrisse in dettaglio la morte di mia madre e come mia sorella vagabondasse lontano da casa, e io, sentendo le loro tragiche esperienze, non riuscii a trattenere le lacrime dal dolore”.
“Dopo un po' smisi di piangere e chiesi a Dzese: 'Non ti sei ancora sposata?'”.
“'Le persone temono i tuoi custodi divini e nessuno osa sposarmi. In realtà, anche se qualcuno volesse sposarmi, sarei io a non volerlo! Tu stai praticando il retto dharma, e questa cosa è davvero meravigliosa'”.
“Dzese smise di parlare per un po' e poi mi chiese: 'Hai qualche progetto per la tua casa e la tua terra?'”.
“Sapevo che cosa aveva in mente. Pensai: 'Il mio lasciare questa vita secolare e rinunciare alla famiglia per seguire il retto dharma è stato un risultato della benevolenza del maestro Marpa. Dzese ha bisogno di avere una comprensione positiva del dharma di Budda, e questa sarebbe per lei la cosa migliore. Deve decidere da sé come gestire queste questioni mondane. Devo spiegarglielo chiaramente'”.
“Le dissi: 'Se incontrerai mia sorella Peta, per favore dai a lei la casa e tutta la terra. Prima di allora puoi goderti tu le proprietà della mia famiglia. Se dovesse risultare che Peta ha perso la vita, allora lascerò a te la casa e la terra'”.
“Lei mi disse: 'Tu non le vuoi?'”.
“Risposi: 'Coltivo in una pratica ascetica e vivo come i topi e gli uccelli, perciò la terra non mi serve a nulla. Anche se possedessi tutte le proprietà del mondo non sarei comunque in grado di portarle via con me alla mia morte. Se abbandono tutto in questo momento sarò felice in futuro, così come lo sono ora. Ciò che faccio è il contrario di ciò che fanno le persone di questo mondo. Quindi, d'ora in poi ti prego di non considerarmi più una persona comune'”.
“Mi disse: 'Dunque disapprovi tutte le altre persone che praticano il dharma?'”.
“'Se una persona impara il dharma con il proposito di diventare famosa, poi insegnerà le scritture e spiegherà il dharma. Sarà felice quando la sua setta vincerà e gioioso quando gli altri perderanno. Questo significa che sta soltanto perseguendo fama e interesse personale. Queste persone indossano semplicemente un abito giallo e affermano di studiare il dharma; io sono contrario agli individui come questi. D'altra parte, se il proposito di una persona è puro e sincero allora non importa a quale scuola appartenga, si sta dirigendo verso il Bodhi e io non sono assolutamente contro di lui. Perciò disapprovo coloro le cui intenzioni sono fondamentalmente impure'”.
“Dzese disse: 'Non ho mai incontrato o sentito di qualcuno così povero e vestito di stracci come te che studiasse il dharma. Quale disciplina del Mahayana stai praticando?'”.
“Replicai: 'Questo è il metodo più sacro di tutti, che permette di abbandonare le otto preoccupazioni mondane e ottenere lo stato di Budda in una sola vita'”.
“Lei aggiunse: 'Le tue parole e la tua condotta sono diverse da quelle di tutti gli altri maestri. Sembra che uno dei due sia sbagliato. Presupponendo che entrambi siano il dharma, continuo a preferire il loro'”.
“Risposi: 'Non mi piacciono quei maestri che piacciono a voi gente comune. Il contenuto del loro dharma è uguale al mio, ma il fatto che una persona indossi un abito giallo e sia ancora guidata dalle otto preoccupazioni mondane è essenzialmente senza significato. Anche se questa persona non è mossa dagli otto venti mondani, il tempo che le è richiesto per ottenere lo stato di Budda è completamente diverso; forse non puoi comprendere questo punto. In breve, se puoi essere determinata, la cosa migliore per te è fare ogni sforzo per praticare il dharma. Se invece non puoi esserlo, allora è meglio che vai semplicemente a prenderti cura della casa e della terra'”.
“Dzese disse: 'Non voglio la tua casa e la tua terra, puoi semplicemente darle a tua sorella. Io praticherò il dharma, ma non posso praticare secondo il tuo metodo di coltivazione'. E detto questo se ne andò”.
“Qualche giorno dopo mia zia seppe che non volevo più la casa e la terra, perciò stupefatta pensò: 'Anche se dice di voler seguire le parole del suo maestro e di non volere veramente le sue proprietà, devo ancora verificare se è vero'. Così venne a trovarmi, portando cibo e vino, e quando mi vide disse: 'Nipote, ho sbagliato alcuni giorni fa. Sei un praticante del dharma, così ti prego di avere pazienza e perdonarmi. Vorrei coltivare il tuo campo per te e pagarti un affitto ogni mese. Sarebbe un peccato se la tua terra restasse incolta. Cosa ne pensi?'”.
“Dissi: 'Grandioso! Ho solo bisogno di un khal (circa 11/13 chili) di farina al mese. Puoi tenere il resto'. La zia se ne andò quindi felice e soddisfatta”.
“Due mesi dopo tornò da me e disse: 'Tutti dicono che se qualcuno coltiva il tuo campo i tuoi custodi divini si arrabbieranno e faranno un incantesimo. Per favore non lanciarlo!'”.
“Risposi: 'Perché dovrei farlo? Tu hai virtù, quindi per favore non preoccuparti. Coltiva semplicemente il campo e portami il cibo'”.
“Lei disse: 'Se è così, mi sento rassicurata. Puoi fare una promessa?'”.
“Pensai: 'Perché vuole che la faccia? Anche se ha cattive intenzioni, questa condizione avversa potrebbe rivelarsi positiva'. Così feci la promessa e lei se ne andò felice”.
“Continuai a praticare nella grotta. Anche se facevo del mio meglio, ancora non potevo raggiungere la virtù del calore interno. Mentre stavo pensando a cosa fare, quella notte feci un sogno nel quale vidi che stavo coltivando un campo estremamente duro: per quanto duramente ci provassi, era difficile da zappare. Proprio quando stavo per rinunciare, il maestro Marpa apparve in cielo e disse: 'Figlio! Lavora duro e ara il campo! Fintantoché procederai coraggiosamente, per quanto sarà duro, ce la farai'. Dette quelle parole il maestro Marpa cominciò ad arare davanti e io arai la parte dietro, e alla fine il campo era abbondantemente coperto di piantine”.
“Mi svegliai ed ero molto felice, tuttavia ripensandoci ulteriormente compresi che un sogno è soltanto una manifestazione delle mie abitudini; persino una persona comune potrebbe non prenderlo seriamente. Se sono contento per un sogno, non sono in realtà uno sciocco? In ogni caso sapevo che si trattava di una specie di presagio e che se avessi continuato e fatto ogni sforzo per persistere, avrei guadagnato la virtù'”.
“A quel tempo avevo già intenzione di praticare nella grotta di Drakar Taso (la grotta Dente di Cavallo Roccia Bianca). Proprio in quel momento mia zia venne a farmi visita con tre dou di farina d'orzo tostato (ogni dou equivale circa a dieci litri), una giacca consunta, un pezzo di stoffa e una palla di burro e grasso. Mi disse risentita: 'Queste cose sono tutto ciò che avrai per la vendita della terra, per favore prendile e vattene in un posto lontano da qui, dove non possa sentirti o vederti. Tutti al villaggio stanno dicendo: 'Topaga ha provocato così tanto dolore al nostro villaggio, e ora tu gli hai chiesto di tornare! Probabilmente ci ucciderà tutti. Se non lo manderai via, uccideremo sia te che lui!', e così sono venuta qui apposta per dirtelo. Per favore, è meglio se vai in un posto lontano da qui. Se rimarrai, forse potrebbero non uccidere me, ma uccideranno di sicuro te'”.
“Sapevo che gli abitanti del villaggio non avrebbero mai detto nulla di simile. Se non fossi stato un vero praticante del dharma non avrei mai permesso che si appropriasse della terra grazie a quella promessa. Anche se avevo promesso di non lanciare un incantesimo, questo non significava necessariamente che potesse prendere la terra con l'inganno. Pensai in questo modo e dissi a mia zia: 'Sono un coltivatore e in quanto tale è cruciale per me sopportare le umiliazioni. Se uno non riesce a tollerare le difficoltà, come si può dire che è in grado di sopportare l'umiliazione? Se dovessi morire stanotte, non solo questa terra, ma ogni cosa in questo mondo sarebbe completamente inutile per me. Sopportare l'umiliazione è cruciale per un praticante del dharma e tu zia sei l'antagonista che mi permette di rafforzare la mia tolleranza alle umiliazioni. La ragione per cui ho potuto imbattermi nel retto dharma sono state anche le cortesie tue e dello zio. Per ricambiare i vostri favori faccio voto e spero che entrambi possiate ottenere la Buddità in futuro. Non solo non voglio la terra, ma posso darvi anche la casa'. Poi cantai una canzone:
'Facendo affidamento sulla grazia del maestro,
vivo nella montagna libero e senza vincoli;
Le benedizioni e le calamità del discepolo
sono tutte note al maestro';
'Le persone del mondo sono spinte dal karma,
incapaci di sfuggire a vita e morte;
Se fossi avido delle preoccupazioni mondane,
non ci sarebbe speranza perché la mia anima sarebbe persa'.
'Le persone del mondo sono occupate ad accumulare karma,
e così son condotte a soffrire ai livelli bassi;
Avidità e infatuazione,
conducono alle fiamme roventi'.
'Cercando beni e ricchezze,
sorgono spesso conflitti e si creano nemici;
Il buon vino è come veleno,
per chi lo beve sarà difficile ottenere la liberazione'.
'Mia zia ama molto il denaro,
avida nell'accumulare beni instancabilmente;
Attaccata agli averi mondani,
alla fine potrebbe ritrovarsi a essere un fantasma affamato'.
'Quello che la zia ha detto,
sono perlopiù pettegolezzi;
Pronunciando altre parole come queste,
recherà un vero danno a se stessa...'.
'La mia casa e la mia terra,
le ho date a mia zia;
se imparerò il dharma con una mente pura,
lo stato di Budda otterrò'.
'Offrire la salvezza a coloro che soffrono,
perché le difficoltà vengono dall'interferenza del karma;
mi elevo come praticante,
e la mia natura intrinseca rimane impassibile'.
'Benedetto dalla compassione,
prego per il sostegno dei maestri;
libero e senza vincoli
qui vivo nella montagna'”.
“La zia ascoltò la mia canzone e disse soltanto: 'Nipote, le persone come te sono i veri coltivatori!'; poi, soddisfatta e felice, discese dalla montagna”.
“Dopo aver subito questo genere di seccature il mio disgusto e il mio desiderio di lasciare il mondo terreno divennero più forti che mai; perciò il fatto di dar via la casa e la terra non significava praticamente niente per me. Pensai allora di andare immediatamente a Drakar Taso per meditare. Quella è la grotta dove iniziai a praticare e vi rimasi fino al raggiungimento del compimento, e così in seguito tutti la chiamarono 'la Grotta sul dirupo dell'inizio del viaggio'”.
“Il giorno seguente presi ciò che avevo ottenuto dalla vendita della terra, insieme ad alcuni oggetti personali malandati che portavo normalmente con me, e all'alba, prima che tutti si svegliassero, camminai fino a Drakar Taso – una grotta in cui avrei potuto dimorare. Dopo essere arrivato sistemai a terra un rigido pezzo di feltro e ci misi sopra una piccola stuoia da usare come sedile per la meditazione, e una volta sistemato tutto il necessario cantai una canzone per fare una promessa solenne:
'Prima di ottenere lo stato di Budda,
faccio voto di stare qui;
Senza badare a freddo e fame,
non uscirò in cerca di cibo o vestiti'.
'Se arriverà la malattia,
non scenderò a valle per curarmi;
Sopportando la sofferenza rischierò la vita,
piuttosto che discendere dalla montagna per cercare medicine'.
'Neanche per un breve momento,
cercherò alcun beneficio mondano per il corpo fisico;
Solo attraverso corpo, bocca e mente,
si può raggiungere l'ambita illuminazione'.
'Sinceramente prego il maestro,
e tutti i Budda nelle dieci direzioni;
Vi prego di elargirmi il vostro sostegno,
così che questo voto non sia violato'.
'Prego sinceramente tutte le dakini,
insieme ai divini custodi;
Assistetemi in questa affinità predestinata,
fate di questo voto il mio destino ultimo'.
“Poi giurai: 'Prima del compimento e della grande realizzazione non discenderò dalla montagna per cercare cibo, anche se dovessi morire di fame; non discenderò dalla montagna per cercare abiti, anche se dovessi morire di freddo; non discenderò dalla montagna per cercare medicine, anche se rischiassi di perdere la vita a causa della malattia. Risolutamente abbandono qualunque cosa relativa a questa vita e a questo mondo terreno. Il mio corpo, la mia bocca e la mia mente rimarranno determinati nel solo perseguimento della Buddità, e spero che i maestri, le dakini e i custodi divini mi aiutino a raggiungerla. Se dovessi violare questo voto, preferirei morire piuttosto che conservare un corpo umano che non coltiva il retto dharma. Perciò se non dovessi onorare la mia promessa solenne spero che i Budda e i custodi divini mettano immediatamente fine alla mia vita; e in tal caso, dopo la morte desidero anche che il maestro possa aiutarmi a rinascere come un umano che possa praticare il retto dharma'”.
“Dopo aver fatto questo voto, ogni giorno mangiavo solo una piccola quantità di farina d'orzo tostato. E giorno dopo giorno continuai la mia pratica ascetica”.
“Anche con il sostegno della meditazione Mahamudra la mia forza fisica era inadeguata a causa della carenza di cibo, e la mia energia e il mio respiro non erano armonizzati; di conseguenza non potevo generare il calore interiore e sentivo molto freddo. Così pregai il maestro di aiutarmi. Una notte ebbi una sensazione molto vivida e mi sembrò di vedere il maestro Marpa impegnato in un rituale di devozione circondato da molte dame celesti. Una di loro chiese: 'Che cosa dovrebbe fare Milarepa se non riesce a generare il calore interiore?'. Il maestro Marpa rispose: 'Dovrebbe praticare in questo e quest'altro modo'; poi dimostrò una speciale posizione per la meditazione. Dopo essermi svegliato seguii la sua indicazione per eseguire il sigillo delle sei fornaci (un modo speciale di sedersi), e dopo aver aggiustato l'energia, controllato il respiro e allontanato i pensieri casuali, la mia mente si rilassò e iniziai a produrre il calore interiore”.
“Dopo un anno pensai di uscire per fare una passeggiata e andare in visita al villaggio, ma quando stavo per avviarmi ricordai il voto che avevo fatto precedentemente”.
“Così mi feci coraggio e continuai coraggiosamente a praticare diligentemente, senza riposo, giorno e notte. Gradualmente feci progressi sempre maggiori e in questo modo trascorsero altri tre anni”.
“Anche se consumavo solo uno khal di farina d'orzo tostato all'anno, negli anni la scorta gradualmente diminuì. Alla fine non mi rimase più nulla da mangiare e mi resi conto che se avessi continuato così sarei morto di fame. Pensai: 'Le persone comuni perseguono infaticabilmente il denaro con questo prezioso corpo umano; sono felici per un piccolo guadagno e frustrati per una piccola perdita... sono così pietosi. Anche tutto l'oro dei tremila mondi non sarebbe nulla a confronto dello stato di Budda. Se non dovessi avere successo e perdessi questo corpo umano invano, sarebbe veramente un gran peccato! Dovrei quindi uscire per trovare un po' di cibo per continuare a vivere?'. Poi ricordai il voto che avevo fatto all'inizio e considerai di nuovo: 'Dovrei discendere dalla montagna o no?'. Dopo averci pensato e ripensato compresi che il motivo per cui sarei uscito non era la ricerca della comodità, ma la necessità di cercare del cibo per la mia coltivazione. Perciò non contava come rompere il voto, ma era al contrario qualcosa che dovevo fare. E alla fine, per procurarmi del cibo per poter praticare il dharma, uscii da Drakar Taso”.
“Quel luogo era un campo aperto dal quale potevo vedere a grande distanza. La luce del sole era calda, c'era un corso d'acqua chiaro e tutto era coperto di erba fiorita e ortiche verdi. A questa vista pensai felice: 'Ora posso sopravvivere mangiando ortiche e non ho più bisogno di discendere dalla montagna per cercare cibo'. Da allora vissi dunque la mia povera esistenza mangiando ortiche e continuai così la mia coltivazione”.
“Dopo molto tempo gli abiti che avevo erano consunti al punto che non ne rimaneva niente. Poiché mangiavo solo ortiche ero emaciato e i miei capelli e tutti i miei pori erano diventati verdi”.
“Pensando alla lettera del maestro me la misi sulla testa, sentendomi felice. Anche se non avevo nulla da mangiare mi sentivo felice e sicuro di me, come se avessi appena mangiato del cibo delizioso. Mi sentivo molto soddisfatto e pieno di me. Pensai di aprirla e leggerla, ma un presagio mi indicava che non era ancora il tempo e così non lo feci. In questo modo trascorse un altro anno”.
“Un giorno un gruppo di cacciatori si avvicinò con i loro cani. Non avevano trovato alcuna preda e per qualche ragione entrarono nella grotta. Vedendomi si spaventarono e gridarono: 'Sei un uomo o un fantasma?'”.
“Risposi: 'Sono un uomo. Sono un uomo che pratica la coltivazione'”.
“Uno di loro chiese: 'Come mai hai quell'aspetto? Perché il tuo corpo è tutto verde?'”.
“Risposi: 'Ho mangiato solo ortiche per molto tempo, per questo sono diventato così'”.
“Loro replicarono: 'Dove è il tuo cibo per praticare la coltivazione? Se ci darai il tuo cibo ti pagheremo in denaro, ma se non ce lo darai, ti uccideremo!', poi si misero a cercare dappertutto nella grotta, minacciandomi con cattiveria”.
“Allora dissi: 'Non ho altro che ortiche. Se anche avessi del cibo non lo nasconderei, perché credo che l'unica intenzione delle persone sia quella di dare del cibo ai coltivatori come offerta e non certamente di rubarglielo'”.
“Uno dei cacciatori chiese: 'Che cosa c'è di vantaggioso nel fare offerte ai coltivatori?'”.
“Risposi: 'Fare offerte ai coltivatori porta benedizioni'”.
“Lui rise e disse: 'Bene! Grandioso! Allora verrò da te e ti darò un'offerta!', dopo di che mi prese e scaraventò in terra. Poi mi alzò di nuovo e mi lasciò cadere con gran forza. Venendo sollevato e scaraventato a terra in quel modo il mio corpo magro e debole non poteva naturalmente sopportarlo, e oltretutto era incredibilmente doloroso. Anche se mi stavano umiliando in quel modo sorse nel mio cuore una grande compassione per loro. Sentii che erano incredibilmente miserabili, tanto che non riuscii a trattenere le lacrime”.
“Un altro cacciatore che se n'era stato seduto in disparte e non mi aveva insultato né sballottato, disse: 'Ehi! Non farlo. È davvero un praticante ascetico. E anche se non lo fosse, maltrattare una persona così emaciata non ti renderebbe certamente un eroe. Inoltre non siamo affamati a causa sua. Smetti di comportarti in modo così irragionevole!'. Poi mi disse: 'Yogi, ti ammiro davvero e non ti voglio disturbare. Ti prego di proteggermi e benedirmi'. Il cacciatore che mi aveva maltrattato disse: 'Ti ho già dato la mia offerta sballottandoti su e giù, quindi dovresti benedire anche me!'; poi rise e se ne andò”.
“Non ho lanciato incantesimi contro di loro. Forse era una punizione da parte dei Tre Gioielli [Budda, il dharma e l'ordine monastico del buddismo] o si trattava di una retribuzione per le sue cattive azioni, ma seppi in seguito che non molto tempo dopo un giudice aveva condannato a morte quel cacciatore. Ad esclusione del cacciatore che aveva detto agli altri di non maltrattarmi, tutti gli altri avevano ricevuto punizioni severe”.
(Continua)
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Categoria: Cultura tradizionale