(Minghui.org) Il 4 luglio 2016 la signora Feng Sulan, 66 anni, è stata arrestata perché pratica il Falun Gong, una pratica tradizionale di coltivazione della mente e del corpo perseguitata in Cina dal 1999. Sulla base di accuse inventate è stata condannata a un anno e quattro mesi di reclusione e rinchiusa nel centro di detenzione di Qinhuangdao.


Anche se al momento la donna non si trova più in prigione, il suo calvario non è finito: dopo il rilascio avvenuto il 22 novembre 2017, le autorità hanno continuato a molestarla. Il 13 marzo 2018 un gruppo di agenti della polizia locale ha fatto irruzione nella sua abitazione e mentre lei era assente, l'hanno saccheggiata. Per evitare futuri arresti e persecuzioni, in questo momento Feng deve vivere lontana da casa.

Quanto segue è il resoconto personale del suo arresto e delle torture che ha sofferto.

Quando il 4 luglio 2016 la polizia della città di Qinhuangdao ha arrestato la signora Chang Xiuli, sua figlia ha chiesto a molti di noi di andare con lei a trovarla nel centro di detenzione distrettuale di Funing, dove il direttore, prima di consentire la visita, ha preteso che esibissimo un permesso scritto della polizia locale.

Siamo quindi andati alla stazione di polizia per ottenere il documento, ma hanno rifiutato di rilasciarcelo. La sorella di Chang ha cominciato allora a discutere animatamente con gli agenti che in risposta l'hanno trascinata dentro la centrale; abbiamo sentito urlare forte e subito la figlia della praticante arrestata ha cercato di filmare dalla finestra la cattiva condotta degli agenti di polizia, che accorgendosi di essere filmati, hanno afferrato lei e gli altri due parenti e hanno trascinato dentro anche loro.

Dopo che hanno appreso che anch'io ero una praticante del Falun Gong, mi hanno arrestata. Un’ora dopo siamo stati trasferiti, tutti ammanettati, al Dipartimento di polizia di Funingin per l'interrogatorio, dove ci hanno separati e Chen Yingli dalla Divisione di sicurezza interna mi ha interrogata per un pomeriggio intero.

Quando è calata la sera la polizia ci ha scattato delle foto, ha preso le nostre impronte digitali, ci ha misurato e infine portati in un ospedale per sottoporci a degli esami fisici. Sono stata rinchiusa per nove giorni nel centro di detenzione di Funing, durante i quali Chen e la polizia locale hanno saccheggiato la mia casa senza alcun mandato di perquisizione e confiscato molti dei miei effetti personali. Successivamente volevano che firmassi una deposizione fabbricata, ma l'ho strappata.

La polizia mi ha trasferita al centro di detenzione di Qinhuangdao e quando ho rifiutato di farmi fotografare, mi hanno alzato la testa con la forza tirandomi per i capelli, poi hanno cercato di costringermi a memorizzare le regole della struttura, ma ho rifiutato di obbedire.

Le guardie mi hanno schiaffeggiata e spruzzato in faccia una soluzione al peperoncino e hanno ordinato a due detenuti, che spesso mi urlavano contro, di sorvegliarmi ventiquattr'ore su ventiquattro.


Nel centro di detenzione ci hanno somministrato una quantità misera di cibo, che oltretutto aveva un sapore terribile ed era antigienico. Consisteva per lo più in panini al vapore con sottaceti o qualche verdura bollita e la carne era praticamente assente. Le autorità hanno allora ordinato il cibo all'esterno con una spesa superiore al prezzo normale e noi non abbiamo avuto altra scelta che pagare perché eravamo costantemente affamati.

Tutti i detenuti erano costretti a fare scatole di cartone per il confezionamento delle torte. A volte ognuno di noi ne doveva confezionare migliaia al giorno, tanto che poi non riuscivamo nemmeno a raddrizzare la schiena. Nonostante ciò venivamo spesso maltrattati verbalmente e picchiati.

Il 5 agosto 2016 sono stata ufficialmente arrestata dal Dipartimento di polizia di Funing. Durante il processo, Chen dalla Divisione di sicurezza interna e la polizia locale, hanno testimoniato il falso, hanno fatto credere alla corte che avevo la fedina penale sporca e avevo trascorso tre anni in un campo di lavoro forzato. Il giudice, sotto la pressione delle autorità superiori, non ha chiamato alcun testimone né ha presentato alcuna prova, e infine mi ha condannata a un anno e quattro mesi di reclusione per dei crimini che non ho commesso.

Durante i sedici mesi nel centro di detenzione n.1 di Qinhuangdao non mi è stato permesso di fare gli esercizi del Falun Gong e di conseguenza, a causa di tutti i maltrattamenti che ho subito, la mia salute è peggiorata.

Quando un giorno ho provato a fare gli esercizi, le guardie mi hanno ammanettata e messa in ceppi. Mi hanno poi incatenata al letto e non mi hanno liberata per nessun motivo, tanto che per fare i miei bisogni ho dovuto supplicare gli altri detenuti di portarmi un secchio. Una volta, nonostante la mia richiesta, le guardie hanno lasciato intendere che non avrebbero dovuto aiutarmi e non ho avuto altra scelta che bagnarmi i pantaloni.

Per protestare contro i maltrattamenti ho iniziato uno sciopero della fame, diverse guardie mi hanno messa a terra e una di loro è salita in piedi sopra il mio corpo, mentre un medico mi ha inserito un tubo attraverso la narice e mi ha alimentata forzatamente con cibo e farmaci. In dodici giorni sono stata sottoposta all'alimentazione forzata per cinque volte, dopo di che mi hanno tolto le manette e le catene.

Agli altri detenuti è stato ordinato di non parlarmi, altrimenti sarebbero stati puniti. Sono stata controllata giorno e notte e non ho potuto parlare con nessuno.

Dopo sedici mesi di torture e abusi nel centro di detenzione di Qinhuangdao sono passata dall'essere perfettamente in salute, a soffrire d’ipertensione e problemi cardiaci.

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