(Minghui.org) Da novembre del 2012 Wang Fei è rimasta lontana da casa per evitare di essere perseguitata per la sua fede nel Falun Gong. Il 31 gennaio 2018 la polizia della città di Chifeng, nella Mongolia Interna, ha scoperto dove si trovava, ha seguito la sua auto e dopo averla arrestata, le ha sequestrato la macchina, il portatile e altri oggetti personali che aveva con se.
Sei giorni dopo il suo arresto le autorità hanno presentato il caso alla Procura distrettuale di Hongshan. Il suo fermo è stato recentemente approvato.
Perseguitata implacabilmente
Da quando il Partito Comunista Cinese (PCC) ha iniziato a perseguitare il Falun Gong nel 1999, Wang è stata arrestata tre volte e la sua casa saccheggiata quattro volte con conseguente perdita dei suoi averi per un totale di oltre 100.000 yuan (circa 13.000 euro). La donna è sempre stata condannata per aver rifiutato di rinunciare al Falun Gong, una pratica spirituale basata sui principi di verità, compassione e tolleranza.
2001: Estorsione e ventisei giorni di detenzione
A ottobre del 2001 gli agenti dell'Ufficio di polizia della centrale elettrica Yuanbaoshan e il datore di lavoro del marito le hanno ordinato di presentarsi nel loro ufficio.
Lei e altri quattro praticanti sono stati interrogati sulla pratica del Falun Gong ed essendo tutti rimasti risoluti nella loro fede, la polizia li ha ammanettati ai tubi del riscaldamento e non ha fornito loro acqua e cibo. In quelle condizioni non avevano il permesso di muoversi, tranne che per andare in bagno.
Nove impiegati della centrale elettrica, incluso il direttore, sono stati coinvolti nella sua persecuzione e non le hanno somministrato alcun alimento per giorni. Fortunatamente la praticante ha potuto mangiare grazie a una sua amica che si è preoccupata di portarle del cibo.
Suo marito, che non la vedeva da una settimana, appena l'ha incontrata l'ha presa a schiaffi (i famigliari dei praticanti che non capiscono il Falun Gong spesso provano risentimento nei confronti dei loro cari per aver rifiutato di rinunciare alla loro fede e perciò favoriscano la persecuzione). La donna è stata infine rilasciata ventisei giorni dopo, quando le autorità hanno estorto al marito 2.000 yuan (circa 260 euro).
2012-2018: Molestie, sorveglianza e auto-esilio
Nel 2012 gli agenti del Dipartimento di polizia di Yongju sono andati nel suo posto di lavoro per arrestarla. Le hanno chiesto di vedere la sua casa, sostenendo che poiché il 18° Congresso nazionale del PCC si sarebbe tenuto presto, stavano monitorando tutti i praticanti.
Wang ha rifiutato di assecondarli e ha raccontato loro i fatti sul Falun Gong, ciò nonostante gli agenti le hanno detto che non potevano rilasciarla perché così facendo avrebbero perso il lavoro. Un’ora dopo sono arrivate due volanti con una dozzina di poliziotti a bordo, i quali volevano che si impegnasse a non andare a Pechino ad appellarsi al governo centrale in favore del Falun Gong. Nonostante tutte le minacce Wang ha rifiutato.
Quella stessa sera, dopo le dieci, gli agenti sono nuovamente tornati, ma lei non era in casa. Così hanno saccheggiato l'appartamento e sequestrato numerosi suoi oggetti personali per un valore di circa 22.000 yuan (circa 2.900 euro).
A novembre del 2012 Liang Zhanting, il nuovo capo del Dipartimento di polizia del distretto di Hongshan, ha messo il nome della praticante sui manifesti esposti nelle bacheche del quartiere, per allertare le forze di polizia. A quel punto la donna è stata costretta a lasciare casa per evitare ulteriori arresti e persecuzioni.
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Categoria: Resoconti della persecuzione