(Minghui.org) Zhang Chenghua, una praticante del Falun Gong di settantotto anni originaria della città di Mishan, è stata ingannata dalla polizia e condannata ad un anno di carcere oltre a essere multata di 10.000 yuan (circa 1300 euro). La corte d'appello locale si è pronunciata meno di due mesi dopo, confermando il verdetto di colpevolezza nei suoi confronti.
La donna è stata arrestata l'11 maggio del 2017 per essersi rifiutata di rinunciare al Falun Gong, una disciplina spirituale perseguitata dal regime comunista cinese, e il 22 gennaio 2018 il tribunale della città di Mishan ha tenuto un'udienza e l'ha condannata.
La sua famiglia ha ingaggiato un avvocato locale per presentare ricorso, ma la Corte intermedia della città di Jixi ha convinto l'avvocato a non difenderla. I suoi familiari non sono stati in grado di ottenere aggiornamenti dal legale e quando il 19 aprile hanno chiamato la corte d'appello, è stato detto loro che il caso non era ancora stato registrato presso il tribunale superiore.
I famigliari sono andati a farle visita il giorno seguente e quando hanno appreso che la corte d'appello aveva già mandato delle persone per parlarle del caso di Zhang, sono tornati all'ufficio per chiedere di poterla far rappresentare da un loro legale, ma il giudice Yang Zongyuan gli ha comunicato che non aveva intenzione di tenere un'udienza.
Il 21 aprile si sono presentati al centro di detenzione accompagnati da un avvocato del tribunale. Solo quest’ultimo è stato autorizzato a vederla ed è uscito dicendo che lei aveva deciso di non farsi rappresentare. Loro sapevano che lei era contraria a dichiararsi colpevole, quindi l'hanno sollevato dall’incarico.
Il giudice Yang ha chiesto ai familiari di fornirgli un documento d’identità valido da allegare alla domanda per la difesa, ma alla stazione di polizia locale è stato detto loro che i documenti d’identità rilasciati dal Ministero della pubblica sicurezza erano i più idonei. Il giudice tuttavia si è rifiutato di accettarli.
Il 27 aprile, nel pomeriggio, la famiglia di Zhang ha reperito un nuovo avvocato, il quale è andato immediatamente a far visita alla praticante per farle firmare le pratiche legali necessarie, successivamente si è recato alla corte d'appello, ma il giudice non si è reso disponibile a ricevere la sua domanda per rappresentare Zhang, così l'avvocato ha dovuto lasciare la sua domanda alla cancelleria.
Il 2 maggio la corte d'appello ha chiamato i familiari della praticante, chiedendo loro di presentarsi subito, ma loro non hanno potuto fino al giorno seguente. Quando il giudice Yang ha fornito loro una copia della sentenza datata 28 aprile, sono rimasti scioccati nel leggere che aveva deciso di sostenere il verdetto di colpevolezza contro Zhang.
Successivamente il giudice ha comunicato loro che nel caso non fossero stati d’accordo, avrebbero potuto presentare una mozione per far riesaminare la sua sentenza.
Quando qualche ora dopo hanno chiamato il centro di detenzione, hanno appreso che le guardie erano state informate già da lungo tempo riguardo alla sentenza della corte d'appello.
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Categoria: Resoconti della persecuzione