(Minghui.org) Ren Guohua, residente a Dongying nello Shandong, il 19 ottobre di quest’anno mentre preparava il pranzo per la sua famiglia, improvvisamente ha iniziato a vomitare sangue, ha avuto un collasso ed ha perso i sensi. Poco dopo essere stata trasportata d’urgenza in ospedale, ne è stato dichiarato il decesso.

La tragica morte della sessantottenne ha concluso un calvario durato due decenni causato dall'essersi rifiutata di rinunciare alla sua fede nel Falun Gong, una disciplina per il corpo e la mente perseguitata dal regime comunista cinese dal 1999.

L’ultimo arresto della praticante è avvenuto lo scorso anno per aver chiarito la verità alle persone sul Falun Gong. Successivamente è stata rilasciata su cauzione, tuttavia gli agenti hanno continuato a molestarla a casa.

Poche settimane prima della sua morte un funzionario del tribunale l’ha minacciata dicendole che presto l’avrebbe portata in prigione. Precedentemente alla minaccia, la polizia aveva presentato il suo caso al Procuratore, il quale lo aveva trasmesso al tribunale di Dongying.

Ren viveva nella costante paura che trovava difficile riuscire ad affrontare: lo stress mentale ha minato enormemente la sua salute fino a farla morire.

Nell'aprile 2011 la donna era stata arrestata perché mentre si recava a Xinjjang da una parente per farle visita aveva distribuito del materiale informativo sul Falun Gong. Dopo il suo arresto era stata condannata a tre anni da scontare nella prigione femminile di Urumqi ed era stata rilasciata il primo novembre 2014.

Il 14 ottobre 2016, circa due anni dopo, mentre parlava con alcune persone del Falun Gong in un mercato agricolo, era stata nuovamente arrestata. La polizia aveva saccheggiato la sua casa e le aveva estorto 5.000 yuan (circa 650 euro).

Durante l'interrogatorio gli agenti avevano cercato di costringerla a rinunciare alla sua fede bloccandola su una sedia. Dopo gli inutili tentativi l'avevano trascinata, presa a calci e poialimentata forzatamente con acqua rischiando di farla soffocare. Un altro ufficiale l’aveva schiaffeggiata violentemente a tal punto che un mese dopo aveva ancora il viso gonfio e continuava a soffrire di dolori alla testa.

Durante un complicato intervento chirurgico a cui è stata sottoposta sua figlia, la polizia non le aveva permesso di recarsi in ospedale per avere notizie. In seguito, al suo rilascio, le avevano ordinato di presentarsi al comando ogni settimana.