(Minghui.org) Il 12 febbraio del 2009 è deceduto Li Qiaoming, un praticante del Falun Gong. Circa due settimane dopo essere stato rinchiuso nel centro di detenzione di Jinning, nello Yunnan, è stato dichiarato il suo decesso ai media, che hanno riportato come l'uomo avesse sbattuto accidentalmente la testa contro un muro mentre giocava a nascondino. A seguito di un'indagine si è scoperto che Li era stato picchiato a morte da altri detenuti.

Questo "incidente del nascondino" era diventato un argomento molto seguito, ma poi non se n'è più parlato. Tuttavia gli assassini di Li non sono mai stati puniti.

Li non è stato l'unico ad essere malmenato nei centri di detenzione dello Yunnan, molti altri praticanti del Falun Gong vengono torturati per non aver rinunciato alla loro fede, ma i persecutori non vengono mai perseguiti legalmente.

Il Falun Gong, o Falun Dafa, è una pratica spirituale di meditazione basata sui principi di Verità, Compassione e Tolleranza, perseguitata dal regime comunista cinese dal luglio 1999.

Gli autori di questo rapporto, un gruppo di praticanti del Falun Gong che sono stati reclusi in numerosi centri di detenzione nello Yunnan, testimoniano come in queste strutture vengano violati i diritti umani, contro praticanti e non.

Gerarchia nei centri di detenzione

Per gestire i detenuti, di solito i funzionari nominavano un carcerato come capo cella, accompagnato da uno scagnozzo. Costui ha il potere assoluto e spesso collabora con lo scagnozzo per punire gli altri detenuti. Inoltre, i funzionari nominano alcuni informatori, col compito di sorvegliare gli altri e incoraggiare i prigionieri a riferire loro ciò che vedevano.

Prima del 2004 ogni cella aveva una gerarchia, soprattutto in quelle maschili, dove c'era un capo, e sotto a lui un tirapiedi. Ad un detenuto minore veniva assegnato il compito di assistere il capo-cella, occupandosi dei suoi pasti, della preparazione dell'acqua, della pulizia degli indumenti e dei massaggi. Al livello successivo c'erano gli informatori, ai quali era richiesto di tenere d'occhio tutti i prigionieri. Il gradino più basso era costituito dai restanti detenuti, responsabili di svolgere le varie faccende.

Abuso sui nuovi arrivati

Appena i detenuti arrivano nei centri, vengono perquisiti, confiscando loro, orologi, collane, scarpe, cinture di cuoio, bottoni metallici e cerniere dai loro vestiti.

Alla quarantanovenne Wu Zhiying, una praticante del Falun Gong di Kunming, è stato ordinato di spogliarsi di fronte a tre ufficiali maschi e due donne, ma quando lei ha protestato gli agenti maschi l'hanno minacciata di strapparle via i vestiti.

Dopo essere entrati nelle rispettive celle, avviene un altro round d'ispezione, dove gli eventuali oggetti rimanenti e la maggior parte del denaro vengono derubati dai capi-cella o dagli scagnozzi. Prima del 2004 la maggior parte dei nuovi prigionieri veniva anche "accolta" con varie forme di abuso da parte dei detenuti, ad esempio venivano picchiati, denudati, fatta lentamente gocciolare addosso dell'acqua fredda, “far volare l'aeroplano” (costringerli a chinarsi con le braccia dietro la schiena, tese verso l'alto), o "metterli in una ghiacciaia" (costringerli a restare a lungo accovacciati nudi durante il gelido inverno). Per le femmine, la tortura poteva includere lo spazzolare la loro vagina con uno spazzolino da denti o appendere oggetti ai loro capezzoli con degli spaghi.

Zhou Jichang, un pensionato del Kunming Metallurgy Research Institute, di circa settant'anni, era stato portato al centro di detenzione di Wuhua nel 2001. Veniva picchiato brutalmente ogni giorno, dopo avergli versato addosso dell'acqua fredda; Tutto il corpo era ricoperto di lividi e aveva difficoltà a muovere braccia e gambe.

Detenuti incaricati di assistere nelle Confessioni forzate

Gli investigatori della polizia giudiziaria presenti nei centri di detenzione hanno spesso ordinato ai capi cella di torturare fisicamente i nuovi detenuti, praticanti e non, al fine di estorcere confessioni.

Durante una campagna nel 2005, al secondo centro di detenzione di Panlong, è stata assegnata una quota di tossicodipendenti da arrestare. A un detenuto drogato è stato ordinato di assistere la polizia nel catturarli. Poiché non ci erano riusciti, per punizione gli ufficiali l'hanno legato con delle catene da 9 kg e il giorno dopo hanno utilizzato un altro tossico, che hanno premiato per via del suo successo.

Un sospettato di vent'anni è stato inviato al secondo centro di detenzione di Panlong, e poiché le prove per incriminarlo non erano sufficienti, la polizia ha ordinato al capo cella di torturarlo per ottenere delle confessioni che lo incriminavano. A questo giovane è stata più volte messa la testa dentro il water, fino quasi a soffocarlo.

Tortura

Nelle strutture, le varie torture vengono applicate dagli ufficiali di polizia o dai detenuti. Alcuni agenti hanno un addestramento nelle arti marziali e spesso feriscono gravemente le loro vittime.

Sebbene bastano delle normali catene legate ai piedi per bloccare i detenuti, compresi quelli nel braccio della morte, per infliggere maggior dolore, spesso vengono usate quelle molto pesanti. Una volta, dopo che un prigioniero aveva imprecato contro le guardie, non solo era stato picchiato, ma anche incatenato a terra per un mese, senza accesso al bagno.

Guardie e capi cella a volte disegnano un cerchio sul pavimento o su un letto e ordinavano alla vittima di rimanervi all'interno per una settimana o anche un mese. Inoltre non possono guardare la televisione o comprare beni di prima necessità, e ai praticanti è persino proibito parlare con gli altri o fare gli esercizi.

A quelli messi in isolamento, vengono ammanettate le mani ai piedi, essendo così costretti a stare accovacciati e fermi sul posto. Inoltre, le guardie spostano la telecamera di sorveglianza per evitare di essere riprese mentre torturano i praticanti. Zhang Ruqiong, praticante quarantaseienne, che era stata imprigionata nel centro di detenzione di Guandu nell'agosto del 2001, ha raccontato: "All'inizio sono stata denudata, ma poiché avevo il ciclo mi hanno restituito la biancheria intima. Le detenute continuavano a insultarmi e m'infilavano delle calze sporche in bocca ogni volta che gridavo: "La Falun Dafa è buona".

Dopo aver fatto gli esercizi del Falun Gong, le carcerate l'avevano legata così strettamente da farla svenire. Poi le guardie l'avevano messa in isolamento, ancorata al pavimento con catene da 9 kg. Aveva dovuto sopportare i morsi degli insetti e il cattivo odore degli escrementi e dell'urina.

Inoltre, nonostante avesse il ciclo, le guardie non le davano assorbenti, quindi il sangue si diffondeva ovunque: "Non mi hanno dato acqua per diversi giorni, e quando l'ho chiesta mi hanno alimentato forzatamente con acqua infusa di farmaci sconosciuti, che mi hanno provocato vertigini e ipertensione.

Li Junping, un'operaia in pensione della Yunnan Conveying Machinery Factory, è stata reclusa nel centro di detenzione di Xishan nel 2005, a seguito dell'arresto per la sua fede nel Falun Gong. Con braccia e gambe legate a un letto, è stata alimentata forzatamente e le sono stati iniettati dei farmaci sconosciuti, che la sua famiglia è stata poi obbligata a pagare, per un totale di 2.000 yuan (circa € 260).

Dai Jinlan è una pensionata di un impianto metallurgico di Gejiu, che dopo essere stata arrestata nell'agosto del 2007, era stata reclusa nel centro di detenzione locale. Quando si è rifiutata di rinunciare alla sua fede nel Falun Gong, le guardie le hanno infilato dei bastoncini di bambù nel pollice, nell'indice e nel medio, e preso con la forza le sue impronte digitali.

Illustrazione della tortura: infilare bastoncini di bambù nelle dita

La trentaseienne He Chunlian è stata incarcerata nel centro di detenzione di Mengzi nel 2009. Una volta ha gridato "La Falun Dafa è buona" e "Verità, Compassione e Tolleranza sono buoni", allora le guardie le hanno schiaffeggiato il viso, e dopo averla afferrata per i capelli, le hanno sbattuto la testa contro il muro. È stata legata per un mese con catene da 9 kg, e quando ha iniziato uno sciopero della fame in segno di protesta, le detenute l'hanno legata a un letto e sottoposta ad alimentazione forzata, provocandole gravi lesioni, fisiche e mentali.

Il sessantacinquenne Zhang Liang è stato arrestato dalla polizia di Kunming nel 2005 e recluso nel centro di detenzione di Xishan, dove è stato quotidianamente costretto a raccogliere piselli. Il lavoro era intenso e ogni detenuto doveva raccoglierne una quantità giornaliera tra i 220 e i 270 kg. Quando praticava la meditazione, le guardie gli versavano addosso dell'acqua fredda e molti prigionieri lo picchiavano.

Nei centri di detenzione i praticanti sono stati spesso costretti a sedersi o stare di fronte a un muro per lunghi periodi. Nel 2001, quando aveva all'incirca settant'anni, Chen Ronghua è stata arrestata e portata nel centro di detenzione di Wuhua, dove le detenute sono state incaricate di picchiarla e imprecarle contro tutti i giorni. Le hanno inoltre messo degli assorbenti sporchi sulla lingua e quando è stata portata in un campo di lavoro aveva lividi ovunque.

Kong Qinghuang, ex vice sindaco di Linan a Jianshui, nel 2000 era stato recluso ben due volte nel centro di detenzione locale, prima il 7 aprile e poi il 28 giugno, per non aver rinunciato alla sua fede nel Falun Gong. Per protestare aveva iniziato uno sciopero della fame e di conseguenza le guardie lo alimentavano forzatamente ogni quattro/cinque giorni, provocandogli una lacerazione alla gola, la rottura dei vasi sanguigni, oltre a molto sanguinamento. Vedendo che la sua vita era in pericolo, il 25 agosto l'avevano portato all'ospedale di Jianshui, che tuttavia non ha potuto fare nulla per evitarne la morte. Aveva poco più di trent'anni.

Huang Jumei, un'impiegata di circa trent'anni della Kunming Municipal Corporation, nel 2002 era reclusa nel primo centro di detenzione di Panlong, dove veniva severamente torturata per essere rimasta salda nella sua fede nel Falun Gong. Nonostante la sua pressione sanguigna avesse raggiunto i 280 mmHg, non era stata portata in ospedale fino a quando le sue condizioni erano peggiorate di molto, causandole la morte poco dopo.

Lavoro da schiavi

È comune svolgere lavori forzati nei centri di detenzione. Questo comprende la raccolta di peperoncini o piselli, la fabbricazione di sacchetti di carta, buste e montaggio di luci decorative. I detenuti non prendono una giusta retribuzione, ma solo pochi spiccioli, come ad esempio nel centro di detenzione di Wuhua, dove i prigionieri ricevono solo poche centinaia di yuan al mese (Al momento della scrittura 100 Yuan corrispondondo a 13 Euro). Le condizioni di lavoro sono pericolose, non vengono forniti indumenti protettivi, la stanza è piena di polvere, e i peperoncini piccanti fanno lacrimare gli occhi. Con il tempo le unghie di alcuni detenuti erano consumate, e l'odore pungente derivante dal diluente della lacca e dal detergente, provocava asma bronchiale e allergie cutanee.

I centri di detenzione hanno anche lucrato sul cibo dei detenuti, forzandoli ad acquistare alimenti a prezzi elevati, dato che le razioni di cibo che vengono date loro sono esigue e preparate con ingredienti di bassa qualità, come patate non sbucciate e carne di maiale con peli.

I bisogni alimentari dei vari gruppi etnici vengono ampiamente ignorati. Ad esempio gli Hui non mangiano carne di maiale, ma i loro pasti erano spesso scarsi e contaminati con cibo normale. Alcuni sinceri credenti all’interno del gruppo si rifiutavano di mangiare quel cibo, alimentandosi solo di verdure salate conservate o riso salato.

I prigionieri benestanti pagano affinché gli altri detenuti eseguano i lavoro manuali che sono stati assegnati a loro. Le guardie e i capi cella organizzano queste “attività” realizzando grossi profitti. Ad esempio, un capo cella ha affermato che in questo modo aveva guadagnato circa 40.000 yuan (circa € 5.000) in un anno. Inoltre gli agenti costringono i prigionieri ad acquistare degli oggetti, oppure a lavorare per il loro tornaconto personale.