(Minghui.org) A partire da giugno di quest'anno, Li Taotao (alias) ha iniziato a ricevere telefonate, dalla polizia di sicurezza nazionale del Partito Comunista Cinese (PCC), che lo ha chiamato alle 2:00 o 3:00 del mattino.

Li ha poco più di 20 anni ed è originario da una città del nord della Cina. Attualmente studia negli Stati Uniti e all'inizio di quest'anno ha pubblicato su Internet alcuni commenti in cui criticava il PCC a suo nome. Due settimane dopo la polizia locale della sicurezza nazionale nella sua città natale ha iniziato a convocare frequentemente i suoi genitori alla stazione di polizia, costringendoli a sollecitare il figlio, attraverso WeChat, a smettere di pubblicare tali commenti. Anche la polizia lo ha contattato su WeChat: una volta il capo della divisione di sicurezza interna locale lo ha chiamato e ha cercato di costringerlo a lavorare come informatore per il PCC.

Inoltre i passaporti dei genitori di Li sono stati recentemente confiscati dalla polizia.

Nonostante le minacce, però, Li ha voluto condividere la sua storia con Voice of America.

La sorveglianza, le molestie e le intimidazioni del PCC nei confronti dei dissidenti stranieri non sono una novità e, di tanto in tanto, si sente qualcuno che viene pedinato, riceve minacce di morte o che i suoi familiari vengono coinvolti. Quest'anno Voice of America ha intervistato almeno cinque studenti cinesi, tra cui Li, che studiano negli Stati Uniti e in Australia, i cui genitori in Cina sono stati minacciati dalle autorità.

Ji Jiabao, uno studente di legge all'Università del Wisconsin negli Stati Uniti, ha affermato che la polizia della divisione di sicurezza interna di Tianjin ha ripetutamente chiesto ai suoi genitori di “prendere un tè” con loro, minacciandoli di fargli perdere il lavoro se il figlio non avesse cancellato i commenti online e continuato a promuovere la democrazia in Cina.

Prima di Li e Ji, nel 2018, Gu Yi e Wu Lebao, che studiavano rispettivamente negli Stati Uniti e in Australia, hanno raccontato casi simili ai media stranieri.

I genitori di queste persone non sono le uniche persone ad essere state oggetto di “rapimento” da parte del Partito Comunista Cinese. Il PCC rapisce le persone nel tentativo di raggiungere il suo obiettivo e metterle a tacere. Il termine “rapimento” di solito si riferisce ad atti criminali di delinquenti che sequestrano ostaggi con violenza, coercizione e altri mezzi forzati, e poi cercano di estorcere denaro alle famiglie delle vittime o chiedono benefici politici alle istituzioni, come i governi. Se un regime “rapisce” senza scrupoli persone innocenti e limita la loro libertà personale attraverso l'apparato statale, senza riguardo per le procedure legali, allora tale condotta non sarebbe tollerata dalla società civile odierna, tuttavia questo è esattamente il modo in cui funziona il PCC.

Nel corso degli anni il PCC ha “rapito” un gran numero di dissidenti, inclusi avvocati per i diritti umani, persone appartenenti a minoranze etniche, con fedi religiose e praticanti del Falun Gong. Il PCC è arrivato al punto di “rapire” il medico Li Wenliang, che aveva giustamente messo in guardia i suoi colleghi al lavoro sulla sospetta “polmonite di Wuhan” e aveva comunicato un avviso per prevenire le infezioni del virus mortale. Il dottor Li è stato ufficialmente rimproverato per aver avvertito dell'epidemia di coronavirus e in seguito è morto a causa della malattia.

Da quando il PCC è salito al potere in Cina, 71 anni fa, ha continuamente promosso l'ateismo, usando tutti i tipi di falsità per fare il lavaggio del cervello al popolo cinese con frasi del tipo: “ci sono forze anti-cinesi all'estero”, “per amare la Cina, bisogna prima amare il partito (PCC)”, “amare il Partito significa essere patriottico” e così via. Questo metodo coercitivo di lavaggio del cervello induce inconsciamente il popolo cinese ad estraniarsi, predisponendolo alla manipolazione ed al controllo totale da parte del PCC.

Il popolo cinese è stato alimentato fin dalla nascita dalla “cultura del Partito” ed ha imparato a “regolare le vele al vento” per proteggere i propri interessi personali. I cinesi sono riluttanti a esprimere opinioni non coerenti con la linea ufficiale, perché il timore del PCC impedisce loro di fare scelte coraggiose, anche di fronte al bene e al male.

Il capitolo 18 del libro Come lo Spettro del Comunismo Controlla il Nostro Mondo sottolinea che: “Il PCC non è un partito politico o un potere politico nel senso normale: non rappresenta il popolo cinese, ma è il rappresentante degli spiriti malvagi comunisti sulla Terra. Collaborare con il PCC significa danzare col diavolo. Essere amici del PCC significa aiutare il male a spingere l’umanità in un vicolo cieco. D’altra parte, andare contro il PCC significa lottare tra la giustizia e il male: non si tratta di una disputa di interesse puramente nazionale, ma riguarda anche il futuro dell’umanità”.

Il PCC ha sempre trattato i cinesi come burattini e ora minaccia anche la sicurezza e il benessere di altri Paesi. Il mondo libero guidato dagli Stati Uniti sta respingendo il PCC. In questo momento della storia gli studenti cinesi all'estero e le varie organizzazioni cinesi, devono scegliere saggiamente tra il bene e il male per evitare di essere ritenuti responsabili quando verrà il momento di chiedere giustizia al PCC.

Proprio di recente il Dipartimento di Stato americano ha aggiunto l'Associazione nazionale per la riunificazione pacifica della Cina (NACPU) alla lista delle “missioni estere” cinesi, alla quale fanno già parte alcuni media cinesi e gli “Istituti Confucio”.

Resistere al potere totalitario sostenendo la giustizia è il modo migliore per difendersi da questi banditi e bulli. In particolare non dobbiamo aver paura della ferocia del PCC in superficie, perché solo avendo fiducia nella giustizia e non cedendo alle intimidazioni, possiamo liberarci dalla sua morsa, dai suoi artigli malvagi e dal suo bullismo, così da incamminarci verso un futuro luminoso.

Plaudiamo al coraggio di Li Taotao per non aver ceduto alle intimidazioni dell'autoritarismo del PCC.