(Minghui.org) La prima infezione da coronavirus è stata rilevata a dicembre 2019. L’epicentro, Wuhan, è stata blindata il 23 gennaio 2020: due giorni prima del Capodanno cinese. Questo non ha però evitato la diffusione del virus alle altre regioni.

Come capoluogo della provincia dello Hubei e centro nevralgico del traffico terrestre e aereo lungo il fiume Yangtze, l’anagrafe di Wuhan registra una popolazione urbana di 9 milioni, oltre a 5 milioni di residenti temporanei. Il 26 gennaio, secondo il sindaco Zhou Xianwang, circa 5 milioni di persone sono riuscite a fuggire da Wuhan dopo la messa in atto del blocco.

Al 6 marzo, il coronavirus risulta diffuso in circa 100 tra Paesi e territori, con oltre 100.000 contagiati e quasi 3.500 casi di morte in tutto il mondo.

Sin dallo scoppio dell’epidemia avvenuto tre mesi fa, i funzionari e i media controllati dal Partito Comunista Cinese (PCC) ne hanno sminuito la pericolosità. A ogni livello burocratico, sono state intraprese misure per dichiarare un numero inferiore di contagi. Al 6 marzo 2020, i numeri ufficiali in Cina confermano 80.813 casi di persone infettate, di cui 67.592 nella città di Wuhan, mentre il numero dei decessi dichiarati in Cina è 3.073.

Come descritto in questo report trimestrale, i numeri reali dei contagi e decessi sono probabilmente molto più alti, in quanto un grande numero di casi rimangono non dichiarati durante il continuo insabbiamento delle informazioni dal PCC.

Lo scoppio dell'epidemia (da dicembre 2019 al 20 gennaio 2020)

In un articolo del New England Journal of Medicine del 20 gennaio si legge: “Dalla metà di dicembre 2019 ci sono prove che la trasmissione tra umani si sia verificata tra persone che sono state a stretto contatto”.

L’articolo dal titolo “Early Transmission Dynamics in Wuhan, China, of Novel Coronavirus–Infected Pneumonia” (Prime dinamiche della trasmissione del nuovo Coronavirus-polmonite infettiva) è stato scritto da un gruppo di scienziati al Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie della Cina (CCDC).

Tuttavia, il CCDC non ha dichiarato che la malattia fosse trasmissibile tra umani fino al 20 gennaio: un mese dopo l'inizio dell’epidemia. Durante questo mese, i funzionari di Wuhan hanno continuamente detto in pubblico che il virus era “controllabile ed evitabile” e non hanno preso alcun provvedimento necessario contro la sua diffusione.

Il 31 dicembre la Commissione Municipale della Salute di Wuhan ha pubblicato un “Avviso urgente sul trattamento di una polmonite di causa sconosciuta” agli enti medici locali, avvertendo che alcuni clienti del mercato del pesce di Huanan avevano mostrato sintomi di polmonite. L'avviso sollecitava ogni ente a fare il conteggio dei loro pazienti con sintomi simili. I residenti di Wuhan pensavano di dover affrontare la ricomparsa della sindrome respiratoria acuta grave (SARS) verificatasi nel 2003.

Lo stesso giorno dell’avviso, gli esperti medici di Pechino sono arrivati a Wuhan e hanno pubblicato tre criteri attraverso i quali i pazienti dovevano ritenersi casi confermati: 1) contatto precedente con il mercato del pesce di Huanan, 2) febbre 3) verifica del sequenziamento dell’intero genoma. Secondo un articolo del Caixin Weekly (media di notizie finanziarie), questi criteri erano troppo ristretti per poter identificare casi asintomatici, e ciò avrebbe portato a una diffusione ancora maggiore della malattia.

Il primo gennaio otto medici abilitati sono stati puniti dalla polizia di Wuhan per aver parlato ad altri della crescente epidemia. La polizia ha dichiarato che l’epidemia era sotto controllo e che non si sarebbe trasmessa tra esseri umani. Questi otto medici sono stati accusati di “atti illeciti di inventare e spargere dicerie, e disturbare l’ordine pubblico”. Uno di loro, il dott. Li Wenliang dell’Ospedale Centrale di Wuhan, poi è stato contagiato ed è morto il 6 febbraio 2020 a causa del virus.

Lo stesso giorno il mercato del pesce di Huanan è stato chiuso per effettuare la disinfestazione. Il giorno successivo la sede locale dell’Università di Ingegneria della Marina a Wuhan, appartenente all’Esercito di liberazione del Popolo (PLA) ha pubblicato un avviso in cui vietava l’ingresso a persone esterne nel suo campus. Questa comunicazione indica che la marina cinese era già a conoscenza dell'infezione nel 2019 e dunque ha pubblicato un’ordinanza (2019-298) per arginarla. Analogamente, anche l’Ospedale Generale Teatro Centrale del PLA era a conoscenza della situazione del virus.

Il 3 gennaio i funzionari di Wuhan hanno riportato 44 casi. Nonostante si sapesse poco sulla fonte, sulla via di contaminazione e sulla mutazione del virus, i media in Cina hanno dichiarato che la malattia era “evitabile e controllabile”. Il 10 gennaio l'agenzia Xinhua News ha intervistato Wang Hailong, un medico che era stato coinvolto nelle operazioni di prevenzione della SARS nel 2003. Wang ha dichiarato che non avevano riscontrato decessi, infezioni del personale medico o contagi tra esseri umani. Ha rassicurato il pubblico asserendo che non c’era da preoccuparsi.

Il 5 gennaio 2020 il Centro Clinico della Salute Pubblica di Shanghai (affiliato all’Università Fudan di Shanghai) ha rilasciato un resoconto interno alla Commissione Nazionale della Salute. Il Centro ha dichiarato che era stata rilevata la presenza del coronavirus nei liquidi di lavaggio delle vie respiratorie in un paziente con sintomi di polmonite, avente contatti con il mercato del pesce di Huanan. Il sequenziamento dell’intero genoma ha evidenziato che il materiale genetico del virus è al 89,11% omologo a quello della SARS e questo nuovo virus è stato denominato Wuhan-Hu-1.

L’8 gennaio il virus viene categorizzato come un nuovo Coronavirus e poi successivamente denominato 2019-nCoV.

L’11 gennaio Wang Guangfa, primario chirurgo del Primo Ospedale dell’Università di Pechino, reparto Pneumologia e Medicina d’urgenza, ha annunciato attraverso il People’s Daily che il virus si era indebolito, ovvero era meno propenso a far ammalare le persone. Ha anche affermato che complessivamente i pazienti e la situazione delle infezioni erano “sotto controllo”.

Il 14 gennaio 2020 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato che era stato osservato un limitato contagio tra umani del nuovo coronavirus e che avveniva principalmente all'interno di piccoli gruppi familiari. Maria Van Kerkhove, responsabile tecnico del programma per le emergenze dell’OMS, ha affermato che l’OMS aveva dato le linee guida agli ospedali di tutto il mondo riguardo al controllo del contagio in caso di diffusione, incluso una possibile eventualità di “super diffusione” in una struttura sanitaria.

Tuttavia poco tempo dopo, l’OMS, sulla base delle indicazioni dei funzionari cinesi, ha affermato che non c'erano prove che dimostravano che il virus potesse trasmettersi tra esseri umani. La mattina del 15 gennaio 2020 la Commissione Municipale della Salute di Wuhan ha dichiarato di non escludere la possibilità di trasmissione tra esseri umani, nonostante la mancanza di prove concrete.

Il 17 gennaio 2020 uno studio scientifico del Comitato medico per l’analisi delle malattie infettive mondiali (MRC Centre for Global Infectious Disease Analysis) del London Imperial College ha affermato che era molto probabile che ci fossero “considerevolmente più casi” (di quelli ufficialmente dichiarati). Lo studio ha stimato che al 12 gennaio a Wuhan ci fossero 1.723 casi.

Nonostante i funzionari sapessero già a dicembre 2019 che il virus si potesse diffondere tra esseri umani, il 18 gennaio 2020 è stato richiesto ai residenti della comunità di Baibuting a Wuhan di partecipare a un banchetto annuale. Ospitato dal comune di Wuhan, più di 40 mila famiglie hanno preparato un totale di 14 mila piatti da condividere. Qualche giorno dopo, molte persone della comunità hanno iniziato a mostrare sintomi di infezione da coronavirus. La città di Wuhan è stata blindata cinque giorni dopo, il 23 gennaio.

Un volontario che ha lavorato all’evento ha rivelato che lui e alcuni altri dello staff della comunità avevano ricevuto delle notizie interne che Wuhan stesse per essere blindata, ma avevano detto loro che la festa avrebbe dovuto tenersi. Un membro dello staff del comitato di quartiere ha detto che aveva sentito parlare del virus già agli inizi di gennaio. Dopo essere stato avvisato il 15 gennaio che la malattia si sarebbe diffusa da una persona all’altra, egli stesso ed altri avevano suggerito di annullare il banchetto, ma la loro richiesta era stata negata.

Il 19 gennaio il Chutian Metropolis Daily ha riportato che un evento su larga scala organizzato dall’Ente del turismo e della cultura di Wuhan si sarebbe tenuto il giorno successivo con una partecipazione stimata di 200 mila persone.

Secondo Chinese Human Rights Defenders, un’organizzazione senza scopo di lucro con sede a Washington D.C., i funzionari cinesi hanno arrestato almeno 325 residenti tra il 22 e il 28 gennaio. Molti di loro sono stati accusati di “diffondere pettegolezzi”, “creare panico” o “tentare di turbare l’ordine pubblico”. Sono stati puniti con carcerazione preventiva, multa o formazione disciplinare.

Cronologia degli eventi dopo che il PCC ha affermato che c'era la possibilità di trasmissione tra umani

In una conferenza tenuta la sera del 20 gennaio 2020, Zhong Nanshan, capo della task force Coronavirus per la Commissione Nazionale della Salute, ha detto che le prove avevano dimostrato che il nuovo coronavirus poteva sicuramente essere diffuso tra esseri umani.

La mattina del 21 gennaio 2020 la Commissione Municipale della Salute ha dichiarato che 15 membri dello staff sanitario nella città erano stati diagnosticati infetti da coronavirus, con diversi altri casi sospetti. Tra i 15 casi, uno era in condizioni critiche. La notizia ha provocato la rabbia dell’opinione pubblica verso i funzionari per aver insabbiato le informazioni sull’epidemia.

Nel pomeriggio del 21 gennaio i Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie americani (CDC) hanno annunciato che un cittadino statunitense a Seattle, che era stato precedentemente a Wuhan, era stato infettato. Questo è stato il primo caso di contagio da coronavirus negli Stati Uniti.

Il 23 gennaio Wuhan è stata messa in isolamento e sono stati bloccati tutti i mezzi di trasporto: autobus, treni, traghetti e voli. Più tardi, anche altre 15 città nella provincia dello Hubei sono state messe in isolamento. Anche Pechino, insieme ad altre 12 città a livello provinciale ha attivato il Sistema del controllo d’emergenza della salute pubblica. Tuttavia, l’epidemia si era già diffusa fino a oltre 26 province.

Il 24 gennaio, la vigilia del Capodanno cinese, il leader cinese Xi Jinping ha tenuto un discorso a livello nazionale, senza menzionare nulla riguardo all’epidemia virale o a Wuhan.

Il 25 gennaio Eric Feigl-Ding, un ricercatore da 15 anni della sanità pubblica presso la Harvard University ha commentato su Twitter: “È una pandemia catastrofica a livello di un'arma termonucleare… e non sto esagerando”. Ha affermato che il virus potrebbe essere molto peggio delle epidemie precedenti. COVID-19 è stata segnalata di avere un tasso d’infezione “R0” (R zero) di 3,8, il che significa che la persona contagiata può trasmettere il virus a una media di altre 3,8 persone. In confronto, la pandemia d’influenza del 2009 (conosciuta anche come influenza suina, che ha portato alla morte centinaia di migliaia di persone) aveva una R0 di 1,48 e l’influenza spagnola del 1918 (responsabile di 50-100 milioni di vittime) aveva un R0 di 1,80.

Il 27 gennaio il sindaco di Wuhan Zhou Xianwang ha ammesso il ritardo di comunicazione sullo stato del coronavirus e ha spiegato che non era stato autorizzato a rilasciare l’informazione prima. Ha affermato: “Il Governo Centrale è parzialmente responsabile per la mancanza di trasparenza che ha compromesso una risposta alla rapida espansione della crisi sanitaria”.

Il 28 gennaio Pechino ha fermato i trasporti ferroviari e Tianjin ha attivato il suo sistema d’emergenza previsto in tempi di guerra.

Sempre il 28 gennaio, alcuni alti funzionari statunitensi hanno dichiarato che Pechino ha rifiutato la loro offerta d’aiuto per combattere l’epidemia. Alex Azar, segretario della Salute e dei Servizi Umani ha confermato che già dal 6 gennaio, Pechino stava rifiutando le richieste d’accesso da parte del CDC.

Il 29 gennaio 2020 in un articolo intitolato “Early Transmission Dynamics in Wuhan, China, of Novel Coronavirus-Infected Pneumonia” (Prime dinamiche della trasmissione del nuovo Coronavirus-polmonite infettiva”) pubblicato sul New England Journal of Medicine è statoaffermato: “Dalla metà di dicembre 2019 esistono prove che la trasmissione tra uomo a uomo è avvenuta tra persone che sono state a stretto contatto”. Gli autori erano del CCDC e del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie della provincia dello Hubei, i quali hanno esaminato 425 casi confermati a Wuhan tra dicembre 2019 e gennaio 2020.

Il 30 gennaio 2020 l’ex ministro della Sanità cinese Chen Bingzhong ha detto a The Epoch Times che l’epidemia era fuori controllo e che Wuhan era in una situazione pericolosa. Ha continuato dicendo che c’erano più pazienti di quelli che riuscivano a curare. Il vero numero di casi era molto più alto di quelli riportati ufficialmente.

Il 30 gennaio 2020 l’Italia ha confermato i primi due casi di contagio tramite una conferenza stampa del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte: erano due turisti cinesi che avevano viaggiato di recente in Italia.

Il 31 gennaio il segretario della Salute e dei Servizi Umani Alex Azar ha dichiarato il coronavirus emergenza sanitaria pubblica e ha implementato misure di sicurezza temporanee per proteggere i cittadini. Ha ordinato a tutti i cittadini statunitensi che erano rientrati in patria dalla provincia dello Hubei in Cina nei 14 giorni precedenti, una quarantena obbligatoria di 14 giorni. In aggiunta, tutti i cittadini statunitensi che erano ritornati da altre regioni della Cina nei 14 giorni precedenti dovevano fare screening medici in alcuni punti d’accesso nel Paese selezionati e un’autoquarantena monitorata di 14 giorni.

Oltre a ciò, il presidente Trump ha firmato un provvedimento che sospende temporaneamente l’entrata negli Stati Uniti di qualunque cittadino che costituisca un rischio di trasmettere il virus. Questo include cittadini stranieri diversi da familiari prossimi di cittadini statunitensi o residenti permanenti, i quali hanno viaggiato in Cina nei 14 giorni precedenti.

Inoltre, a partire dal 2 febbraio tutti i voli diretti verso gli Stati Uniti con passeggeri che sono stati recentemente in Cina, vengono dirottati ad atterrare in uno dei 7 aeroporti americani, con risorse della pubblica sanità in grado di implementare procedure avanzate di screening del coronavirus. Questi 7 aeroporti sono stati designati dal Dipartimento di Sicurezza Interna (DHS) e sono: l’Aeroporto internazionale John F. Kennedy di New York, l’Aeroporto internazionale di Chicago O’Hare, l’Aeroporto internazionale di San Francisco, l’Aeroporto internazionale di Seattle-Tacoma, l’Aeroporto internazionale Daniel K. Inouye di Honolulu, l’Aeroporto internazionale di Los Angeles e l’Aeroporto internazionale Hartsfield-Jackson di Atlanta.

Le maggiori compagnie aeree hanno annullato i voli da e verso la Cina e le compagnie americane hanno sospeso i voli per la Cina continentale dal 2 febbraio al 27 marzo. Delta ha sospeso tutti i voli dagli Stati Uniti alla Cina dal 6 febbraio al 30 aprile, mentre United ha prolungato la sospensione dei voli fino al 24 aprile tra Stati Unti e Pechino, Chengdu, Shanghai e Hong Kong.

Queste decisioni sono state prese dopo che il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, il 30 gennaio, ha aumentato al livello 4 l'allerta sui viaggi, cioè al massimo: “Non viaggiate in Cina a causa del nuovo coronavirus, identificato in primo luogo a Wuhan, Cina. Il 30 gennaio l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha determinato che la rapida diffusione dell’epidemia costituisce un’Emergenza Sanitaria Pubblica d’Interesse Internazionale (PHEIC)”.

Il 3 febbraio, durante una conferenza stampa, la portavoce del Ministero degli Esteri cinese Hua Chunying ha detto: “Dal 3 gennaio, abbiamo avvisato gli Stati Uniti dell’epidemia e i nostri provvedimenti, per un totale di 30 volte”. Come discusso precedentemente, alcune istituzioni cinesi, come quelle militari e della Commissione Nazionale della Sanità, sapevano già dell’epidemia alla fine del 2019. Tuttavia, sin dall’inizio, è stata diffusa disinformazione al pubblico sulla proporzione e la gravità dell’epidemia.

Il 5 febbraio Neil Ferguson, direttore del Comitato medico per l’analisi delle malattie infettive mondiali del London Imperial College, ha affermato che il numero dei casi stava “incrementando sempre più”. Poi, ha stimato che fino a quel giorno era stato rilevato solo il 10% di tutti i contagi in Cina.

Il 6 febbraio diversi media hanno riportato che numerosi Paesi, tra i quali Stati Uniti, Regno Unito, Giappone, Australia e Indonesia avevano evacuato i loro cittadini dalla Cina su voli charter.

Lo stesso giorno Li Wenliang, uno dei otto medici puniti per aver diffuso informazioni sui contagi da coronavirus, è morto a causa del virus. Questa notizia è diventata un titolo in prima pagina su Weibo, uno dei siti di blog più utilizzati in Cina, con 540 milioni di utenti. Il post però è stato rimosso velocemente dal sito.

L’8 febbraio l’Ambasciata statunitense in Cina ha dichiarato che era deceduto per coronavirus il primo cittadino statunitense. Il paziente aveva 60 anni ed è morto in un ospedale a Wuhan.

Il 9 febbraio l’OMS ha confermato un totale di 40.213 casi e 811 decessi, sorpassando così il numero dei morti da SARS nel 2003. In più, sono stati trovati casi in altri Paesi e regioni, inclusi: Hong Kong (10 nuovi casi, con un totale di 36), Singapore (3 nuovi casi, con un totale di 43) e Corea del Sud (3 nuovi casi, con un totale di 27). Inoltre, sono stati confermati sei casi nuovi sulla nave da crociera Diamond Princess, portando il numero di casi totali sulla nave a 70, con il Giappone che ne presenta 96.

L’11 febbraio il Consiglio di Stato della Cina ha sollecitato i residenti cinesi a tornare al lavoro prima del 18 febbraio, tranne quelli della provincia dello Hubei. Nello stesso giorno l’OMS ha rinominato il virus “COVID-19”.

Il 24 febbraio Pechino ha annunciato che le due più importanti conferenze politiche, solitamente tenute il 5 marzo: il Congresso Nazionale del Popolo (NPC) e la Conferenza Politica Consultiva del Popolo Cinese (CPPCC), erano state posticipate. L’ordine di ritornare al lavoro mentre allo stesso tempo vengono ritardate le conferenze politiche, ha scatenato l’ira dei cittadini. In un commento scritto online si legge: “Come mai la mia vita non vale nulla?”.

Numero di casi sottostimati

Un gran numero di prove indica che i casi di coronavirus sono stati sottostimati o nascosti dai funzionari del PCC.

Un esempio è quello di una casa di riposo nel distretto di Jianhua nella città di Qiqihar, provincia dello Heilongjiang. Verso la fine del 2019, 23 dei 48 residenti del centro sono stati infettati da visitatori portatori di coronavirus. Questi casi sono stati confermati a metà febbraio, ma non sono stati inclusi nel numero dei casi registrati.

Secondo un articolo pubblicato nel Chinese Journal of Epidemiology del CCDC, prima del 31 dicembre 2019 erano stati identificati circa 104 casi di coronavirus a Wuhan e in altre aree della provincia dello Hubei. Tuttavia, un resoconto della Commissione Municipale della Sanità di Wuhan del 31 dicembre riportava solo 27 casi.

Questa discrepanza continua: l’articolo sopraccitato ha riportato un aumento di 653 casi in Cina tra il 1° e il 10 gennaio, di cui l’88,5% verificatesi nella provincia dello Hubei. Un resoconto della Commissione Municipale della Sanità di Wuhan dell’11 gennaio, tuttavia, ha indicato solo 41 casi durante questi giorni.

Secondo alcuni resoconti pubblicati e altri interni, il 19 gennaio sono stati identificati almeno 49 casi nella provincia dello Shandong. Solo due casi però sono apparsi sul resoconto ufficiale di quel giorno.

Il 23 febbraio Wuhan è entrata nel secondo mese di isolamento. La Corea del Sud ha confermato 169 nuovi casi, arrivando a un totale di 602. Questo aumento ha spinto il Paese ad alzare l'allerta fino ai massimi livelli. Lo stesso giorno 57 nuovi casi sono stati identificati sulla nave Diamond Princess, portando il totale a 691.

Alle 11:00 del 24 febbraio i funzionari di Wuhan annunciano la fine l’isolamento della città. Meno di tre ore dopo, però, la decisione viene ritirata.

Secondo le informazioni del Dipartimento di Polizia dello Hubei, fino al 25 febbraio risultano contagiati da coronavirus 293 funzionari di polizia, quattro dei quali sono deceduti. Quasi la metà dei casi (47,4%) era costituita da agenti che lavoravano nelle questure.

Al 26 febbraio il virus risulta localizzato in tutti i continenti tranne in Antartico. Il numero dei casi in Corea del Sud, Iran e Italia sono aumentati vertiginosamente.

Il 27 febbraio il CDC degli Stati Uniti ha aggiornato i suoi criteri guida nella valutazione di persone sotto indagine per COVID-19. Il giorno successivo il CDC ha rilasciato un Health Alert Network o “HAN” (o Rete di allerta della salute): “Aggiornamenti e guida provvisoria sull’epidemia COVID-19”.

Il numero di contagi è schizzato in Italia. Beatrice Lorenzin, ex ministro della Salute, ha detto che ciò è stato causato probabilmente dai contagiati che hanno viaggiato dall’Italia alla Cina con voli non diretti senza dichiarare il luogo di partenza oppure mettersi in quarantena volontaria durante il periodo d’incubazione del virus.

Il 29 febbraio, in Italia sono stati riportati 239 nuovi casi e 8 nuovi decessi, aumentando il numero di infettati a 1.128 e di morti a 29. Gli Stati Uniti hanno alzato al livello 3 (riconsiderare di viaggiare) l'allerta sui viaggi per l’Italia, con i viaggi verso alcune zone d’Italia al livello 4 (non viaggiare).

Lo stesso giorno una fonte ha riportato che il reparto TAC del Primo Ospedale di Qiqihar nella provincia dello Heilongjiang aveva oltre 100 contagiati da coronavirus, inclusi professionisti sanitari. Tuttavia questi numeri non sono stati registrati per evitare conflitti con i numeri pubblicati ufficialmente.

In un libro stilato dal Dipartimento della Pubblicità del PCC e dall’Ufficio delle informazioni del Consiglio di Stato, Da Guo Zhan Yi (“Come una Grande Nazione combatte l’epidemia”), viene pubblicato nel mese di febbraio e dipinge i funzionari del PCC come eroi che hanno sconfitto il coronavirus. Il 1° marzo però, il libro viene rimosso sbrigativamente dalle librerie di tutta la Cina.

Ordinari cittadini diventano vittime della propaganda

Come successo in altri avvenimenti degli scorsi decenni, i funzionari del PCC sono soliti sottovalutare i disastri e tentano di controllare l’opinione pubblica per guadagnarsi credito. Ogni volta che succede, però, i comuni cittadini diventano le vittime e le persone estranee sono malinformate.

Nonostante che i funzionari di Wuhan e dello Hubei fossero già consapevoli dell’epidemia nei primi giorni di gennaio, non hanno agito fino al 20 gennaio e si sono affrettati a lanciare una task force per l’epidemia il 26 gennaio. Tuttavia, la maggior parte dei membri della task force è rappresentata da enti governative responsabili del controllo delle notizie dei media e/o del “mantenimento della stabilità”. Questo implica che la funzione primaria della task force è quella di controllare le informazioni, invece di controllare la diffusione dell’epidemia.

Per ridurre il numero dei casi riportati, i funzionari hanno ora abbandonato Baibuting, luogo in cui si era organizzato il banchetto con 40 mila famiglie. Un residente di Baibuting ha scritto su un sito di blog: “Molte persone sono state contagiate dal virus, però i capi di Wuhan ci hanno solo dato un kit per il test al giorno per ciascuna zona, nella quale ci sono circa 4.000 famiglie”. Il post è stato cancellato poco dopo.

Mentre il sindaco di Wuhan, Zhou Xianwang dice che gli sforzi per controllare l’epidemia sono stati ritardati perché lui non era autorizzato ad agire, il massimo leader del PCC Xi Jinping ha affermato che aveva dato istruzioni sul controllo e la prevenzione dell’epidemia già il 7 gennaio.

Anche la Commissione Nazionale della Sanità e il CCDC di Wuhan hanno scaricato le responsabilità, pubblicando diversi documenti sia cinesi che internazionali in cui hanno affermato che si era scoperta l’epidemia già molto tempo prima, ma che non erano autorizzati a diffondere su ampia scale le informazioni per mancato intervento da parte del governo.

Mentre enti medici, governi locali e alti funzionari del Governo Centrale si accusano l’un l’altro, il problema reale viene dalla sistematica censura delle informazioni e dell’opinione pubblica da parte del PCC.

Barron’s, una rivista americana di finanza e statistica, ha recentemente pubblicato un articolo intitolato “China’s Coronavirus Figures Don’t Add Up” (I conti del coronavirus in Cina non tornano). Lisa Beilfuss afferma: “Il numero dei decessi cumulativi riportato sembra avere una correlazione estremamente accurata con una semplice formula matematica... usando un metodo statistico chiamato R2, l'equazione mostra che la varianza è vicina al 99,99%”. Gli analisti di dati dicono che è poco probabile che un modello di previsione quasi perfetto accada naturalmente. E questo fa sorgere qualche dubbio sull’affidabilità dei numeri comunicati dalla Cina all’OMS.

L’articolo di Barron’s ha citato Melody Goodman, professoressa associata di Biostatistica alla Facoltà di Sanità Globale Pubblica della New York University, che afferma: “In tutti questi anni, non ho mai visto un R2di 0,99. Come docente di statistica, questi dati mi fanno sorgere dubbi”. Secondo la Goodman i dati umani reali non saranno mai perfettamente esatti nella previsione quando si tratta di un’epidemia. In quanto ci sono innumerevoli modi in cui una persona possa entrare in contatto con il virus. Per esempio un R2“molto buono”, in termini di dati della pubblica sanità potrebbe essere un 0,7. Ha continuato: “Qualcosa come lo 0,99 mi fa pensare che i dati siano stati alterati. Vorrebbe dire che si sa già cosa accadrà”.

Tra le dichiarazioni ai giornalisti che ha rilasciato il 25 febbraio, il segretario di Stato statunitense Mike Pompeo ha detto: “Se la Cina avesse permesso ai giornalisti locali e stranieri e allo staff medico di parlare e indagare liberamente, i funzionari cinesi e le altre nazioni avrebbero potuto prepararsi molto meglio ad affrontare la sfida”. Il 6 marzo ha espresso ulteriormente la sua delusione in un’intervista a CNBC, in cui ha dichiarato che il rifiuto della Cina di condividere i dati, ha messo gli Stati Uniti “un passo indietro” nella lotta contro l’epidemia.

Il 30 gennaio il capo degli epidemiologi dell CCDC, Zeng Guang ha rivelato attraverso un’intervista al Global Times la metodologia del processo decisionale del PCC, spiegando che i funzionari del PCC devono considerare i fattori politici, la stabilità sociale e i problemi economici; e che le opinioni degli scienziati sono solo “parte del loro processo decisionale”. In altre parole, la politica è di massima priorità, seguita dalla stabilità e dall’economia. La vita umana, in confronto ha poca importanza.

Stephen Bannon, ex capo stratega della Casa Bianca, ha dichiarato in un’intervista a “Zoom in with Simone Gao”, un programma di giornalismo investigativo settimanale, che al PCC non interessa quante persone muoiano a causa del virus e che sono solo preoccupati di come mantenere il loro potere. Poi, Bannon ha lanciato un appello per rimuovere il firewall di internet in Cina, cosicché i cittadini cinesi possano comunicare liberamente con il resto del mondo.