(Minghui.org) Mentre la pandemia del coronavirus sta portando devastazione fuori dalla Cina, il Partito Comunista Cinese (PCC) sta pompando la sua macchina propagandistica facendo circolare voci che, probabilmente, è stato l’esercito americano ad aver portato il virus a Wuhan. Sempre più persone e media stanno realizzando che la causa fondamentale di questa pandemia mondiale è il PCC, che continua con gli insabbiamenti e menzogne sulle informazioni riguardanti il coronavirus.

Il giornale tedesco Bild, uno dei più venduti in Europa scrive sulla Cina: “L’esplosione dell’epidemia Corona mostrataci nella maniera più penosa: la terra dei sorrisi ci mente, sorridendo. Ancora e ancora”.

Un articolo del Washington Post ha dato al coronavirus un nome più adatto: “Chiamamolo semplicemente “PCC virus”. È più corretto e offende solo chi se lo merita”.

Un articolo del Wall Street Journal crede che i rapporti ravvicinati dell’Iran con la Cina possano aver contribuito ai dilaganti casi di coronavirus nel paese: “Il percorso esatto del virus non è chiaro. Tuttavia, la collaborazione con Pechino ha creato una costellazione di potenziali contatti che hanno aiutato la diffusione nella malattia, chiamata Covid-19”.

Bild: menzogne del PCC

“Le conquiste più di successo della Cina includono: porcellana, carta e inganno”, scrive Bild, in un articolo del 12 marzo intitolato “Questo è come la Cina mente, sorridendo in faccia al mondo”.

L’articolo dice che il PCC ha insabbiato l’epidemia del coronavirus sin dall’inizio e ha condannato le persone che hanno rivelato la notizia. Il numero dei casi è stato sottoconteggiato come parte della censura, lasciando all’oscuro gli estranei riguardo al numero dei casi reali di infezioni e decessi.

Ora le menzogne del PCC stanno continuando e affermano che il virus venga dagli Stati Uniti.

L’articolo di Bild crede che la dipendenza dalla Cina ha fatto sì che la Germania sia disposta a credere alle menzogne del PCC riguardo al coronavirus e tante altre cose. Per esempio: “Siccome Volkswagen vende milioni di auto all’anno in Cina, il capo della multinazionale non vuole sapere dei campi di rieducazione cinesi per gli Uiguri e altri presunti dissidenti”.
“C’è solo una cosa in cui credere della Cina: nel diventare una superpotenza, le sue menzogne sul corona al mondo non saranno le ultime”, continua l’articolo, “Dipende da come noi reagiamo alle loro menzogne”.

Washington Post: il PCC Virus

Il 19 marzo, il Washington Post ha pubblicato un articolo di Josh Rogin dal titolo “Non incolpate la ‘Cina’ per il coronavirus, incolpate il Partito Comunista Cinese”.

Rogin ha espresso il suo supporto agli Stati Uniti, nel fare pressione contro i tentativi del PCC di riscrivere la storia del coronavirus: “Dobbiamo essere tutti specifici ad attribuire la responsabilità al Partito Comunista Cinese per le sue azioni. È stato il PCC a nascondere l’epidemia del virus per settimane, zittendo i dottori, incarcerando i giornalisti e neutralizzando gli scienziati”, scrive Rogin, “in particolar modo la chiusura del laboratorio a Shanghai che ha reso pubblico la prima sequenza del genoma coronavirus”.

L’autore cita Christopher Walker, Vicepresidente degli Studi e Analisi alla National Endowment for Democracy (Fondazione Nazionale per la Democrazia), che afferma: “È fondamentale ricordare che le persone in Cina non hanno voce in capitolo nei provvedimenti presi dal loro governo”, e che “non possiamo perdere di vista l’enorme fallimento dell’amministrazione dittatoriale nel punto di origine della pandemia mondiale, attraverso l’annebbiamento della gestione dell’informazione e della disinformazione attualmente provenienti da Pechino”.

A causa di ciò, è importante distinguere il popolo cinese dal PCC. L’articolo continua: “Per diversi anni in Australia, i politici stanno discutendo delle azioni d’influenza del PCC. Un report presentato dall’Australian Strategic Policy Institute suggerisce alcune linee guida di come evitare la trappola”, spiega l’articolo, “dobbiamo evitare di generalizzare, distinguere chiaramente il governo cinese dal popolo cinese e non alienare i cittadini di etnia cinese a casa. Inoltre, dobbiamo fare attenzione a non accusare di razzismo (a meno che non sia giustificato) coloro che criticano le autorità cinesi”.
Rogin ha anche citato John Fitzgerald, un emerito professore del Centro per l’Impatto Sociale al Swinburne University of Technology in Melbourne, il quale ribadisce: “Più di qualsiasi cosa, la prassi del PCC è sempre stata quella di seminare discordia per danneggiare il legittimo dibattito pubblico riguardo le politiche del governo cinese e la sua condotta in Australia”.

L’articolo ci esorta a continuare a mettere pressione a Pechino per ottenere più trasparenza e verità, che sono cruciali nel fermare la pandemia.
“Basta chiamarlo ‘Virus cinese’, non perché chi lo faccia sia razzista, ma perché faremmo inutilmente il gioco del Partito Comunista Cinese nel suo tentativo di dividerci e deviare l’attenzione sulle loro cattive azioni”, conclude Rogin, “Chiamamolo il ‘PCC virus’, che è molto più corretto e offende solo chi che se lo merita”.

Wall Street Journal: Iran e il PCC Virus

“L’interesse strategico della Cina verso l’Iran si sta intensificando. I produttori cinesi stanno cercando di istituire nuove organizzazioni in Iran e, Tehran viene considerato un porto e hub vitale per la logistica”, scrive un articolo su Oilprice.com intitolato “L’Iran diventerà un hub essenziale nel progetto Belt and Road della Cina”.

Un articolo di Benoit Faucon pubblicato l’11 marzo dal Wall Street Journal si è soffermato a riflettere se gli stretti legami che l’Iran ha con la Cina abbiano aggravato la diffusione del coronavirus nel paese. Il titolo dell’articolo è: “Strategic Partnership With China Lies at Root of Iran's Coronavirus Outbreak” (La collaborazione strategica con la Cina è alla base dello scoppio del Coronavirus in Iran).

“I funzionari iraniani localizzano l’origine dell’epidemia del coronavirus nella città santa di Qom, luogo dove si tengono numerosi seminari e sono presenti santuari religiosi, oltre a ospitare diversi progetti infrastrutturali costruiti da gruppi di operai e tecnici della Cina”, scrive Faucon, “Questo fondamentale collegamento alla Cina, centralizzato a Qom, è riuscito a tenere viva l’economia dell’Iran a dispetto delle sanzioni americane. Ora sta subendo una prova di carico dal coronavirus”.

I funzionari sanitari iraniani hanno dichiarato che il coronavirus è arrivato in Iran o tramite i lavoratori cinesi oppure dagli uomini d’affari iraniani che hanno viaggiato in Cina. Per ora, sono stati contagiati 20 mila persone, inclusi alti funzionari dello Stato.

“Il sig. Jahangiri è il più elevato funzionario iraniano ad essere contagiato per il momento. La lista dei funzionari contagiati comprende più di 20 legislatori, incluso Masoumeh Ebtekar, una portavoce degli studenti iraniani che occupò l’ambasciata statunitense nel 1979. Ora è una Vicepresidente ed è la donna che ricopre la carica più alta nel governo iraniano. Anche il Vice Ministro della salute Iraj Harirchi, il prominente riformista Mahmoud Sadeghi e il Presidente della Commissione delle Politiche Estere del Parlamento, Mojtaba Zonnouri,” secondo l’articolo, “sono stati contagiati”.

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