(Minghui.org) Mentre il coronavirus imperversa in oltre 200 Paesi sempre più persone hanno capito che il Partito Comunista Cinese (PCC) è il responsabile di questa crisi globale.

Il 5 aprile, in un articolo dell' USA Today intitolato: “Blame the Chinese Communist Party for the coronavirus crisis” (Accusare il Partito Comunista Cinese per la crisi del coronavirus), Marion Smith, direttore esecutivo della Victims of Communism Memorial Foundation, ha scritto: “La crisi del coronavirus dimostra che il comunismo è ancora una grave minaccia per il mondo intero. Se Pechino fosse stata onesta la pandemia sarebbe stata prevenibile”.

Michael Sobolik, socio della Indo-Pacific Studies presso l'American Foreign Policy Council, nel suo articolo del 27 marzo per il National Review intitolato “Don’t Let the Chinese Communist Party Use the Coronavirus to Its Advantage” (Non lasciare che il Partito Comunista Cinese usi il Coronavirus a suo vantaggio), ha scritto: “Quando si tratta della pandemia di coronavirus il Partito Comunista Cinese (PCC) agisce sia come incendiario che come pompiere”.

USA Today: La pandemia sarebbe stata prevenibile se il PCC fosse stato onesto

“Da quando il coronavirus è emerso nella Cina centrale, Pechino ha agito in modo da rendere possibile e quindi inevitabile una pandemia; ha coperto ciò che stava accadendo a Wuhan”, ha scritto Marion Smith, aggiungendo che Pechino ha messo a tacere gli informatori che avevano lanciato l'allarme, rubando forniture mediche da altri Paesi con la scusa che la malattia non fosse un grosso problema.

Smith ha scritto che il sistema cinese, noto come “socialismo con caratteristiche cinesi”, ha portato alla copertura da parte di Pechino delle informazioni sul coronavirus.

La censura in Cina è ovunque: i medici sono stati costretti a sottoscrivere delle “autocritiche” per aver condiviso informazioni sull'epidemia; i giornalisti non hanno potuto pubblicare i loro articoli e i post sui social media dei navigatori di Internet sono stati rimossi o vietati. “Pechino ha fatto tutto il possibile per impedire al mondo esterno di capire cosa stesse realmente succedendo”, ha scritto Smith.

La copertura di Pechino ha dato ad altri Paesi “un falso senso di sicurezza”, che ha provocato mancanza di preparazione nella lotta contro la pandemia. “In tal modo Pechino ha violato gli obblighi del Trattato Internazionale di cui la Cina è firmataria, compreso il Regolamento sanitario internazionale (2005)”, continua l'articolo.

Ora il mondo si è fermato, con Paesi e confini chiusi e un'economia in frantumi. “Ma tutto ciò sarebbe stato prevenibile se il Partito Comunista Cinese fosse stato onesto”, ha aggiunto Smith.

Tutte le perdite economiche e le vite perse a causa della pandemia sono causate dal PCC. “Se la crisi del coronavirus dimostra qualcosa, è che il comunismo, la sua logica, la sua brutalità, la sua incompetenza, sono ancora una grave minaccia per il mondo intero”, conclude l'articolo. “Prima il comunismo verrà gettato nella pattumiera della storia, prima staremo più sicuri tutti”.

National Review: il PCC tenta di trarre vantaggio dalla pandemia

Dopo lo scoppio del coronavirus: “la prima risposta del governo autoritario cinese è stata l'intimidazione”, ha scritto Sobolik in un articolo del National Review. La tattica del PCC andava dal silenziare i medici informatori al divieto della libera circolazione delle informazioni. Dopo che l'epidemia è stata resa nota al mondo il PCC ha minimizzato la sua gravità e non è riuscito ad arginarla.

Il 20 gennaio Wang Yi, Ministro degli Esteri del PCC, anche dopo aver riconosciuto l'epidemia, ha fatto pressioni sui Paesi vicini affinché continuassero a viaggiare in Cina. “Ora, tuttavia, la Cina sta cercando di insabbiare i suoi fallimenti e incolpare le altre nazioni, come gli Stati Uniti, per la diffusione del virus”, spiega l'articolo.

Citando uno studio dell'Università di Southampton nel Regno Unito, Sobolik ha affermato che i casi d'infezione in Cina avrebbero potuto essere ridotti del 95% se le azioni fossero state intraprese in tempo. Ora decine di migliaia di persone hanno perso la vita e la perdita economica potrebbe addirittura superare quella della Grande Recessione del 2008. A causa delle omissioni del PCC il numero effettivo di casi d'infezione e decessi in Cina potrebbe essere molto superiore a quello riportato.

In molti Paesi la pandemia ha creato un'enorme pressione per l'assistenza sanitaria e altri sistemi mentre il PCC ora sta negando la propria responsabilità incolpando gli Stati Uniti ed elevandosi ad eroe che spedisce in altri Paesi maschere e tamponi per i test.

Numerose fonti indicano che tutto questo fa parte del piano strategico del PCC per accrescere la propria influenza. “Secondo l'Amministrazione statale cinese per la scienza, la tecnologia e l'industria per la difesa nazionale, la Cina deve avviare la sua economia per 'spianare la strada all'espansione sul mercato internazionale dopo la fine dell'epidemia'”, scrive l'articolo.

Sobolik ha invitato il governo degli Stati Uniti a riconoscere questo stato di cose e ad agire di conseguenza. Inoltre è importante differenziare il PCC dal popolo cinese: “I cittadini cinesi non sono gli istigatori di questa crisi, ma piuttosto le prime vittime della risposta egoistica del Partito”.