(Minghui.org) Vivo in campagna in Cina e diversi membri della mia famiglia praticano il Falun Gong, tra cui mio marito e i miei suoceri. Dopo che nel luglio del 1999 il Partito Comunista Cinese (PCC) ha lanciato una persecuzione su scala nazionale del Falun Gong, i funzionari del villaggio e la polizia locale ci hanno spesso importunato.

Nei primi anni della persecuzione ero davvero spaventata – l’abbaiare di un cane, una bussata alla porta o lo squillo di un telefono mi rendevano molto nervosa, impedendomi di dormire la notte. Temevo che qualcuno della mia famiglia potesse essere arrestato e torturato dalla polizia come tanti altri praticanti del Falun Gong.

Dopo aver sopportato innumerevoli giorni e notti terribili, mi sono resa conto che i miei famigliari non avevano nessuna colpa e che erano i funzionari del PCC coloro che stavano commettendo azioni illecite contro cittadini innocenti. Dopotutto, non c'è nulla di sbagliato nel seguire i principi di Verità, Compassione e Tolleranza del Falun Gong. Ho deciso di non lasciare mai più che i funzionari o la polizia maltrattassero la mia famiglia.

Anche se io non sono una praticante del Falun Gong, ho deciso di schierarmi contro i persecutori. Ogni volta che tornavano a casa nostra, per prima cosa portavo i libri del Falun Gong nella mia stanza e poi facevo la guardia alla porta. Non hanno mai osato entrare nella mia stanza.

Recuperare gli oggetti confiscati

Una volta la polizia municipale è venuta a portare via mio suocero e a confiscare il nostro triciclo. Ferma in piedi nel cortile di fronte a casa nostra, ho detto agli agenti: “Il triciclo rimane qui. Non pratica il Falun Gong né fa male a nessuno. Nemmeno mio suocero può venire con voi perché facciamo affidamento su di lui affinché aiuti la famiglia. Inoltre, chi sarà ritenuto responsabile se gli succederà qualcosa? Signori, se dovete arrestare qualcuno potete portare via me!”. Se ne sono andati senza dire una parola.

Nel marzo del 2017 gli agenti della Divisione di sicurezza nazionale della contea hanno fermato mio marito durante un viaggio per incontrare un cliente. In seguito hanno saccheggiato la nostra casa e sequestrato molti dei nostri oggetti di valore. Hanno poi condannato mio marito a tre anni di carcere.

Mentre mio marito era in prigione facevo lavori saltuari per guadagnarmi da vivere e sostenere i nostri figli e i miei suoceri. Nel tempo libero andavo spesso alla stazione di polizia per chiedere la restituzione degli oggetti confiscati: oggetti che erano nostri beni legittimi e che stavano trattenendo illegalmente. Sapevo di essere nel giusto e ho anche chiesto aiuto al Maestro Li (il fondatore del Falun Gong). Molte cose miracolose sono successe nel processo di convincere la polizia a restituire ciò che avevano confiscato.

Tutto è iniziato con un avvocato che ho assunto per mio marito. La polizia ha detto che non gli era permesso di vedere il suo cliente, tuttavia lui lo ha visto comunque nel centro di detenzione perché l'ufficiale in servizio aveva dimenticato l'ordine della Divisione di sicurezza nazionale. Queste due agenzie in seguito hanno persino litigato per l’accaduto.

Un'altra volta, quando si è presentato l'avvocato, la Divisione gli ha detto di nuovo che non poteva incontrarsi con mio marito. Ho chiesto aiuto al Maestro Li nella mia mente, sperando di poter vedere il direttore della Divisione. Abbiamo aspettato fuori dall’edificio per mezz'ora, fino al suo ritorno. Quando gli ho chiesto di riceverci per breve tempo ha risposto: “Assolutamente no” e ha insultato il Falun Gong.

Ho detto: “I praticanti del Falun Gong vivono seguendo i principi di Verità, Compassione e Tolleranza e non c'è nulla di sbagliato in questo. Inoltre, non esiste una legge che affermi che la pratica del Falun Gong è illegale”. Non ha potuto dimostrarmi che mi sbagliavo e più tardi ha accettato gli incartamenti dall'avvocato.

Nell’aprile del 2017 sono andata di nuovo alla Divisione di sicurezza nazionale per chiedere la restituzione del nostro veicolo familiare. Quando ho visto il direttore a un ingresso laterale, gli ho spiegato perché ero lì. La sua risposta è stata: “Assolutamente no” e ha negato la mia richiesta. Gli ho chiesto spiegazioni dal momento che nessuna legge cinese consente alla polizia di confiscare veicoli familiari ai praticanti del Falun Gong.

Ho detto: “Se riesci a trovare una tale legge, me ne torno a casa. Altrimenti, per favore, restituiscimi il veicolo”.

È rimasto irremovibile e ha iniziato a insultare il Falun Gong.

Neanche io mi sono arresa. Gli ho detto che il governo deteneva un elenco di sette vietate e che il Falun Gong non era una di loro.

Il suo tono si è addolcito e dal momento che insistevo, quel pomeriggio mi ha restituito il veicolo.

Nel luglio 2017 ho riavuto indietro il rilevatore di denaro contraffatto che usavamo nella nostra azienda di famiglia. Nel viaggio successivo ho chiesto il documento d'identità, il libretto di registrazione del nucleo famigliare e la patente di guida di mio marito. Inizialmente il direttore ha detto che non li avrebbe restituiti fino al rilascio di mio marito. Ma ho insistito e alla fine mi ha dato tutto quello che avevo chiesto.

Ogni cosa restituita

Una volta, quando sono andata a fargli visita, mio marito mi ha detto che la polizia aveva preso del denaro dalla sua tasca per pagare l'esame medico consecutivo all'arresto. Sono quindi andata a chiedere i soldi indietro, ma la polizia mi ha ignorata.

Nell'aprile 2018 sono andata alla Divisione di sicurezza nazionale per chiedere la restituzione dei due computer e delle due stampanti di nostra proprietà che avevano confiscato. Inizialmente mi hanno ridato il cellulare di mio marito. Quando ho chiesto di riavere i miei computer, il vicedirettore ha detto che vi risultava installato un software protetto da password che poteva essere correlato al Falun Gong.

Gli ho urlato: “Li usiamo per la nostra attività! Usiamo la stampante in bianco e nero per stampare gli ordini e la stampante a colori per i progetti. Quale legge dice che fare affari è illegale? Per favore, restituitemeli”. A quel punto me li hanno restituiti.

Nel giugno 2018 sono andata alla Divisione di sicurezza nazionale per i 300 yuan che avevano preso da mio marito per pagare il suo esame medico e per i 1.000 yuan che avevano trovato nella nostra casa. Mentre aspettavo di essere ricevuta, un agente mi ha urlato: “Sei qui in cerca di guai? Fuori!”.

Ho risposto: “Modera il linguaggio, giovanotto. Sai che noi cinesi crediamo che il bene sia ricompensato e il male punito”.

Ho fatto notare che agenti come lui stavano arrestando e maltrattando innocenti praticanti del Falun Gong che volevano solo seguire i principi di Verità, Compassione e Tolleranza per essere persone migliori.

Alla fine il vicedirettore mi ha restituito tutti i soldi.

Sforzi continui

Dopo l’arresto di mio marito, la Divisione di sicurezza nazionale ha fornito alla Procura false dichiarazioni per accusarlo. Poiché non vi erano prove sufficienti, la polizia ha aumentato il numero di oggetti confiscati da meno di 1.000 a 26.000. Il numero gonfiato usato per condannare mio marito era elencato nel verdetto finale. Dopo che il giudice supremo ha notato la discrepanza tra il numero effettivo di oggetti confiscati e la cifra fabbricata dalla polizia, ha semplicemente corretto il numero sul verdetto.

Quando abbiamo impugnato il verdetto, la corte intermedia non ha indagato e ha confermato la prima sentenza.

Il giorno prima che mio marito fosse trasferito nella prigione, il tribunale intermedio mi ha detto di andare a firmare un documento in cui si diceva che il numero identificativo di mio marito era stato erroneamente documentato e doveva essere corretto. Sono andata là ma ho rifiutato di firmare qualunque cosa temendo che avrebbero potuto usare la mia firma per perseguitare ulteriormente mio marito, come hanno fatto con altri praticanti. Ho parlato con gli impiegati del tribunale uno per uno e ho detto che avevano commesso crimini accusando e condannando ingiustamente i praticanti del Falun Gong.

A casa, ho continuato a chiamare ripetutamente la polizia e i funzionari del tribunale, chiedendo loro di rilasciare mio marito. Sono orgogliosa di essere la moglie di un praticante del Falun Gong. I praticanti sono persone meravigliose e soffrono tremendamente per la loro fede. Dobbiamo supportarli con tutto il cuore.