(Minghui.org) Il patriottismo nell’antica Cina implicava una profonda connotazione morale. Dagli Imperatori ai cittadini ordinari, tutti enfatizzavano il miglioramento personale e contribuivano all’andamento del popolo e del Paese, entrambi aspetti che hanno tracciato il profilo del patriottismo come valore tradizionale cinese.

Gli antichi dicevano: “Il sovrano dovrebbe esistere per l’esistenza del popolo”. Il famoso pensatore, Mencio osservò: “Il popolo è il più prezioso, poi c’è il Paese e infine, per ultimo, il sovrano”.

Il Patriottismo come valore nella cultura tradizionale cinese

Per centinaia di anni, Yue Fei (24 marzo 1103 - 28 gennaio 1142), un generale militare, calligrafo e poeta della dinastia Song meridionale, è stato elogiato per aver incarnato la parola ‘lealtà’.

La leggenda narra che la madre di Yue Fei tatuasse le parole “Servire il Paese con la massima lealtà” sulla sua schiena, quando era giovane, per ricordargli di rimanere sempre fedele al suo Paese. Dopo essere diventato Generale del Paese, guidò le sue truppe a combattere coraggiosamente per difendere lo stesso, ma nel frattempo non dimenticò mai di essere filiale nei confronti di sua madre, di prendersi cura dei suoi soldati e di provare empatia verso i civili. Rimase saldo a ciò che era giusto e non mise mai il guadagno personale di fronte ai suoi principi, anche se questo significava andare contro la volontà dell’Imperatore.

Tra tutti i suoi meriti, praticare la benevolenza e la giustizia sono esemplificati da Yue Fei come le due virtù distintive impresse nell’essenza del patriottismo della cultura tradizionale cinese.

Essere benevolenti verso chiunque

Alle domande sulle sue strategie militari, Yue Fei rispondeva: “Benevolenza, fede, saggezza, coraggio e rigore sono tutte virtù indispensabili”.

A Yue Fei fu ordinato di respingere i ribelli e ristabilire l’ordine a Qianzhou e Jizhou. Mandò una squadra della morte ad occupare rapidamente la cima della montagna dove catturò tutti i ribelli, i quali implorarono pietà, così Yue Fei ordinò di non ucciderli e pose fine alla battaglia in modo pacifico.

L’imperatore, Gao Zong, ordinò a Yue Fei di massacrare tutti gli abitanti di Qianzhou dopo averla conquistata. Tuttavia, Yue Fei supplicò l’Imperatore di uccidere solo i colpevoli e graziare i complici e i civili. Non si arrese fino a quando Gao Zong non accolse la sua richiesta. Grati per avergli salvato la vita, i civili hanno appesero il ritratto di Yue Fei nelle loro case e lo adorarono come loro Budda.

Provare empatia verso le persone comuni

Quando Luzhou fu occupata dagli invasori della dinastia Jin, Yue Fei fu inviato per conquistare gli invasori. Seguendo le sue bandiere con su scritto le parole ‘Yue’ e ‘Lealtà’, le sue truppe si batterono coraggiosamente e sconfissero gli invasori Jin.

Mentre fronteggiava gli eserciti Jin a Luzhou, Yue Fei scoprì che la maggior parte dei civili era senza cibo da mangiare e bestiame da allevare. Propose a Gao Zong di concedere dei prestiti ai civili e di condonare i loro debiti per invogliare quelli in esilio a tornare e riprendere i loro soliti lavori. Propose anche di contare il numero di persone che sarebbero ritornate, come nuovo parametro per valutare l’operato dei funzionari locali.

Yue Fei, mentre combatteva contro i nemici, si assicurava che il sostentamento dei civili non venisse danneggiato e ogni volta che vinceva una battaglia distribuiva i premi che riceveva in modo uniforme tra i suoi comandanti e soldati.

Per garantire cibo sufficiente alle sue truppe, Yue Fei inviò soldati per recuperare le terre desolate e reclutò degli agricoltori locali per coltivare la terra. In tal modo furono in grado di salvare la metà delle riserve annuali di grano del paese.

Un Generale studioso

Yue Fei fece amicizia con molti studiosi, aveva infatti una passione per le canzoni e le poesie raffinate. Pur essendo un Generale dell’esercito, era un uomo con un comportamento cortese ed educato simile a quello di uno studioso. Una volta commentò: “Se i dipendenti pubblici non amassero i soldi e i generali non avessero paura della morte, il mondo sarebbe in pace”.

Il ‘Patriottismo’ ai giorni nostri sotto il Partito Comunista

Contrariamente ai valori tradizionali, il Partito Comunista Cinese (PCC) promuove “la lotta contro il cielo, la terra e il popolo” e vuole “demolire vecchie idee, antiche culture, tradizioni e vecchie abitudini” per istigare nella società cinese la “filosofia della lotta”.

Il PCC manipola le tradizioni cinesi per promuovere il suo programma, mantenere il suo potere politico e stabilizzare il suo controllo. Sotto il suo dominio, il ‘patriottismo’ è diventato un oppio spirituale che infonde l’odio nel popolo cinese. Invece di incoraggiare i cinesi a coltivare il proprio carattere e contribuire al benessere della società, il PCC definisce deliberatamente il ‘patriottismo’ come ‘nazionalismo’ e quindi dà al primo il significato di essere leali al PCC stesso. Pertanto le scuole elementari iniziano a insegnare agli studenti a odiare altri Paesi, e chiunque critica il PCC. Vuole che i cinesi credano che il PCC sia la Cina e quindi essere contro il PCC equivalga all’essere contro la Cina.

Lo schema del PCC è di rendere tutti i cinesi suoi complici per stare al suo fianco e proteggere il regime comunista. Il PCC mente al mondo, avvelena i cuori delle persone e mina i valori tradizionali. La sua natura viziosa così come le sue azioni sono antagoniste ai principi fondamentali dell’universo.