(Minghui.org) Sono trascorsi quasi quattro mesi da quando l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato la pandemia da coronavirus il giorno11di marzo. Durante questo periodo sono emerse innumerevoli prove che dimostrano l'intensa copertura del focolaio iniziale, da parte del Partito Comunista Cinese (PCC).
Quando una virologa di Hong Kong ha deciso di rivelare in che modo il PCC abbia ingannato il popolo cinese ed il mondo intero riguardo al virus, si è trovata di fronte a gravi ritorsioni: i suoi genitori l'hanno supplicata di tacere per evitare di essere perseguitati ed il suo datore di lavoro l'ha licenziata e rimosso le informazioni dal suo sito web,
Li-Meng Yan è una ricercatrice dell'Università di Hong Kong. Sebbene la sua pagina sia stata rimossa, le informazioni online come quella nel prestigioso Keystone Symposia in cui la donna ha tenuto una presentazione sul vaccino antinfluenzale nell’anno 1998, indica la sua formazione di dottorato in medicina e filosofia. nel ramo malattie infettive o infiammazioni trasmesse da diverse razze di animali.
Yan ha dichiarato che, il governo cinese era a conoscenza del coronavirus giá alla fine di dicembre dello scorso anno, ma ha scelto di nascondere le informazioni. Lo ha riferito al Fox News il 10 luglio in un articolo intitolato "La virologa cinese accusa Pechino di coprire il coronavirus, fugge da Hong Kong: «So come trattano gli informatori»".
La trasmissione da uomo a uomo già nota a dicembre
Il 28 aprileYan è stata costretta a fuggire negli Stati Uniti per non rischiare ad Hong Kong di essere incarcerata o addirittura di “scomparire” dopo le dichiarazioni fatte riguardo lacopertura da parte del PCC.sul virus.
Lavorando in un laboratorio di riferimento dell'OMS, Yan è stata una delle prime scienziate al mondo a studiare il nuovo coronavirus. Il suo supervisore, uno dei massimi esperti nel campo associato all'OMS, le ha chiesto di esaminare casi simili alla SARS che uscivano dalla Cina continentale alla fine di dicembre.
Nell'intervista Yan ha dichiarato: "Il governo cinese ha rifiutato di lasciare che gli esperti stranieri, compresi quelli di Hong Kong, facessero delle ricerche in Cina. Quindi mi sono rivolta ai miei amici per ottenere maggiori informazioni".
Attraverso la sua vasta rete di medici professionisti, il 31 dicembre Yan ha appreso della trasmissione del virus da uomo a uomo. Mentre lo riferiva al suo supervisore, le è stato detto di continuare a lavorare. Ma il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie cinese non ha annunciato la notizia fino al 21 gennaio di quest’anno, cioé tre giorni prima di bloccare la città di Wuhan, l'epicentro del virus.
La testimonianza di Yan è coerente con le informazioni ottenute da altre fonti. Ai Fen, direttore del dipartimento di emergenza dell'ospedale centrale di Wuhan, ha affermato che i test sui campioni dei pazienti hanno confermato che il coronavirus era presente nel suo ospedale già dal 30 dicembre. Oltre a riferirlo all'autorità sanitaria, lo ha anche condiviso attraverso i social media. Ciò ha portato a molteplici azioni disciplinari da parte dei funzionari. Anche una delle sue colleghe, Li Wenliang, è stata messa a tacere ed in seguito è morta di malattia il 7 febbraio.
Copertura da parte dei funzionari
L'esperienza di Li-Meng Yan è simile a quella che ha vissuto Ai Fen. La donna ha detto che in un annuncio dell'OMS del 9 gennaio veniva spiegato che sulla base di informazioni provenienti dalla Cina, il virus non poteva trasmettersi da uomo a uomo. Non solo, ma che ai medici professionistiera anche vietato discuterne. "Non possiamo parlarne, ma dobbiamo indossare delle maschere", questo è ciò che essenzialmente le hanno detto tutti i suoi contatti della Cina continentale.
Il 16 gennaio la donna hafatto un altro tentativo di dare l'allarme al suo supervisore, ma è stata ostacolatarispondendole: "Stai zitta e stai attenta. Non toccare la linea rossa. [Altrimenti] ci metteremo nei guai e ci faranno sparire".
Ha aggiunto che anche Malik Peiris, condirettore di un laboratorio affiliato all'OMS, era a conoscenza della situazione, ma non ha fatto nulla per avvisare le persone.
Sebbene si sentisse obbligata a condividere le informazioni con la gente, poiché grazie a ciò molte vite avrebbero potuto essere salvate, Yan conosceva anche le potenziali conseguenze. Ha detto: "So come loro [i funzionari del PCC] trattano gli informatori".
La sua paura è stata confermata mentre discuteva di questo problema con suo marito. La donna ha ricordato:"Mi ha incolpata, ha cercato di scoraggiarmi... Ha detto che ci uccideranno tutti". Questo l’ha resa determinata a venire negli Stati Uniti e parlarne.
Così è iniziata la rappresaglia. L'Università di Hong Kong ha ritirato la sua pagina e revocato l'accesso ai suoi portali ed e-mail online. Un portavoce ha detto che Yan non era più un impiegata di quella Università.
I funzionari del PCC sono andati anche nella sua città natale a Qingdao, della provincia dello Shandong dove hanno saccheggiato il suo appartamento e minacciato i suoi genitori. Terrorizzati,l’hanno implorata di tornare indietro e rinunciare alla lotta restando in silenzio.
Yan peró non ha smesso di parlare, nonostante le continue minacce del PCC.
Una linea rossa invisibile ma solida
Li-Meng Yan non è l’unica persona che ha esposto la disinformazione del PCC. Ma come Ai Fen e Li Wenliang menzionati prima, quasi tutti coloro che hanno osato farlo,hanno avuto serie conseguenze per il loro coraggio ed onestà.
Secondo i difensori dei diritti umani cinesi, un'organizzazione senza scopo di lucro con sede a Washington, DC, i funzionari hanno arrestato almeno 325 residenti tra il 22 e il 28 gennaio, con l'accusa di "diffondere voci", "creare panico" o "tentare di interrompere l'ordine sociale". Sono stati puniti con detenzione, multe o con l'"educazione disciplinare".
Inoltre, le autorità cinesi di tutti i livelli hanno seguito da vicino le direttive del PCC. Il 30 dicembre, giorno in cui Ai ha confermato l'infezione da coronavirus nel suo ospedale, la Commissione per la salute di Wuhan ha emesso un avviso urgente riguardante numerosi casi di polmonite sconosciuta legata al mercato ittico dello Huanan di Wuhan. Anche alle strutture mediche ed alle persone fisiche è stato vietato divulgare tali informazioni senza autorizzazione.
Inoltre, le informazioni ottenute da Minghui indicano che la Commissione nazionale per la salute cinese ha emesso una linea guida il 3 gennaio (documento 2020 n. 3), con le seguenti istruzioni:
1) Tutti i governi regionali e le commissioni sanitarie devono gestire i campioni di coronavirus che hanno causato la polmonite di Wuhan secondo le norme sui "Microrganismi altamente patogeni (Tipo 2)";
(2) Senza autorizzazione, nessuna organizzazione è autorizzata a fornire i risultati dei test ad altre organizzazioni o individui;
(3) Tutte le strutture mediche devono interrompere immediatamente qualsiasi test virale in corso;
(4) Tutte le strutture mediche devono distruggere tutti i campioni dai pazienti;
(5) I medici in prima linea di Wuhan non sono autorizzati a rivelare alcuna informazione sulla polmonite.
Sotto il regime del PCC, i funzionari cinesi seguono da vicino le indicazioni del Partito, sradicando qualsiasi tentativo di sfidarli o di attraversare la "linea rossa", come menzionato prima da Yan. Molti altri esempi simili sono stati visti anche durante la persecuzione del Falun Gong, una pratica di meditazione basata sui principi di Verità-Compassione-Tolleranza.
Dopo che Chen Zixiu, una praticante della provincia dello Shandong, è morta per gravi torture da parte della polizia, la sua storia è stata riportata nel Wall Street Journal da Ian Johnson, che nel 2001 ha ricevuto il Premio Pulitzer . La figlia di Chen, tuttavia, è stata arrestata tre giorni dopo la pubblicazione dell'articolo ed in seguito accusata di "divulgare segreti di stato" ed incarcerata per quattro anni.
Un altro esempio è quello di Wei Xingyan, una studente laureata all'Università dello Chongqing,arrestata per aver difeso la sua fede nel Falun Gong. Nel maggio 2003 è stata violentata da un ufficiale di polizia di fronte a due detenute, nel centro di detenzione di Baihelin. Dopo che il suo caso è stato segnalato da Minghui.org, l'Ufficio 610 di Chongqing, per reprimere la storia, ha arrestato più di quaranta persone per aver esposto l'incidente. Almeno dieci persone sono state condannate al carcere, tra i cinque e i quattordici anni con l’accusa di "divulgare segreti di stato".
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Categoria: Wuhan Virus