(Minghui.org) Il padre novantenne di Li Qian, verso la metà di agosto, si è ammalato e costretto a letto due mesi dopo che gli era stato negato di fare visita alla figlia. La donna è stata tenuta in isolamento per oltre un anno e condannata in segreto a cinque anni di prigione per la sua fede nel Falun Gong.

Il Falun Gong, noto anche come Falun Dafa, è una pratica di meditazione che viene perseguitata dal regime comunista cinese dal 1999.

Li Qian, della città del Kunming, è andata alla stazione di polizia locale il 2 settembre dello scorso anno, dopo aver sospettato che la stessero monitorando perché praticante del Falun Gong. Ha esortato gli agenti a non partecipare alla persecuzione istigata dal Partito Comunista e mentre usciva ha fornito loro del materiale informativo.

Dopo aver visto i materiali, la polizia l'ha interrogata riguardo alla loro fonte e dopo averla riaccompagnata a casa, le hanno saccheggiato l’abitazione. Il suo computer portatile, i libri del Falun Gong e tutti i materiali inerenti alla pratica sono stati confiscati. In seguito è stata portata al centro di detenzione.

La polizia non ha informato del suo arresto l'anziano padre e qualche giorno più tardi, dopo averlo saputo da un conoscente, l'uomo si è recato alla stazione di polizia per chiedere il suo rilascio, ma gli è stato detto che la figlia era solo in stato di fermo. Da allora però non ha più ricevuto alcuna notizia, né gli è stato permesso di farle visita.

Li è stata segretamente condannata a cinque anni e multata di 10.000 yuan(circa 1.250 euro) dal tribunale distrettuale dello Xishan, il 24 aprile scorso.

Un simpatizzante che voleva sostenere il caso di Li, nel mese di giugno ha assunto un avvocato per aiutarla a fare appello contro il verdetto. Quando però l'avvocato è andato al centro di detenzione, ha appreso che la praticante era già stata portata nella prigione femminile n° 2 della provincia dello Yunnan il 20 giugno.

Dopo aver informato il padre di Li della sua situazione, l'anziano è andato in prigione a farle visita. Tuttavia le guardie, affermando di non essere in possesso di alcuna lettera che dimostrasse che lui fosse il padre della donna, hanno rifiutato il permesso di farle visita, né gli hanno lasciato depositare del denaro necessario per lei ad acquistare beni primari.

Questa non è la prima volta che la praticante viene perseguitata per la sua fede. Il 1° gennaio del 2000 ha dovuto scontare due anni ai lavori forzati e il 19 gennaio 2009 è stata condannata a tre anni.