(Minghui.org) Dopo essere stato recluso per diversi anni nella prigione di Wangling, nell'Hunan, lo ricordo come un luogo malvagio dove i praticanti locali venivano brutalmente torturati per aver sostenuto la propria fede nel Falun Gong, chiamata anche Falun Dafa, una disciplina pacifica per il benessere della mente e del corpo che dal 1999 è perseguitata dal regime comunista cinese.
Al fine di convertire con la forza i praticanti che seguono i principi di Verità-Compassione-Tolleranza in seguaci del Partito Comunista Cinese, la prigione ha messo in atto varie tattiche per torturarci e privarci dei nostri diritti fondamentali. Non ci davano cibo a sufficienza, non ci permettevano di comprare cibo con i nostri soldi ed ai nostri familiari, quando venivano a trovarci, non era permesso di vederci.
Se qualcuno di noi insisteva a chiarire la verità alla gente sul Falun Gong o a fare gli esercizi, le guardie della prigione ci punivano facendoci sedere per molte ore sulla panca della tigre senza poter mangiare, né andare in bagno. A volte eravamo costretti a stare in piedi ininterrottamente per diversi giorni, di conseguenza le nostre gambe si gonfiavano, eravamo intontiti e disorientati ed inoltre, per costringerci a rinunciare al Falun Gong, le guardie ci picchiavano, ci prendevano a calci o ci schiaffeggiavano duramente.
La guardia Liu Xiaoliang una volta, mentre era in servizio, ha ordinato ad ciascun praticante di maledire il Falun Gong prima di ogni pasto; a coloro che si rifiutavano di farlo, non veniva somministrato alcun cibo.
Nel 2019 Yang Haibo, vice direttore del centro di detenzione, che è stato trasferito dalla prigione di Yueyang a quella di Wangling, ha torturato i detenuti con i metodi usati all'epoca della rivoluzione culturale.
Per tre giorni consecutivi i detenuti mandati in cella d’isolamento, sono stati costretti a mettersi in fila all'ingresso del laboratorio, mentre altri detenuti avevano dei cartelliappesi al collo con su scritte parole che dichiaravano le ragioni della loro reclusione. Quando gli altri detenuti sono arrivavati in laboratorio per lavorare, sono stati costretti a leggere ad alta voce le ragioni della loro reclusione aggiungendo alla fine della frase: "Sono carne morta" e, dopo ogni lettura, un detenuto accanto a loro batteva un gong.
Nel laboratorio sono state applicate le cosiddette "regole dei tre no", cioè: "Non guardare in alto, non camminare e non parlare". Il 20 settembre dell'anno scorso, quando un nuovo detenuto ha guardato Yang Haibo durante la sua ispezione, lui si è avvicinato e l’ha schiaffeggiato sonoramente.
Il signor Kuang Sen, sessantaquattro anni, residente nella contea di Qidong nell'Hunan, per non aver seguito le regole di Yang è stato messo per quindici giorni in isolamento e costretto a fare la spaccata con le gambe, causandogli uno strappo muscolare.
Durante i miei anni in prigione, a causa delle torture, ho visto giovani praticantiimpazzire ed anziani diventare disabili. La prigione ha affermato chehanno manifestato questi sintomi poiché hanno rifiutato le cure mediche. Due di essi, il signor Tan Huidong e la signora Lu Songming, sono deceduti rispettivamente nel 2019 e quest'anno, poco dopo il loro rilascio.
I praticanti e gli altri detenuti erano costretti ogni giorno a lavorare nel laboratorio, soprannominato "Skill Practice Building", dove la maggior parte dei prodotti venivano realizzati in violazione con la legge internazionale sulla schiavitù, nominati con il marchio della Mingde Company ed esportati nei mercati esteri. Poco prima del mio rilascio, Li Shaolin, un detenuto che controllava il laboratorio, ha rotto il naso ad un altro detenuto che lavorava alla sua stessa catena di produzione.
I prodotti della prigione, realizzati con manodopera gratuita, avevano prezzi competitivi sul mercato e diventavano una buona fonte di profitto, inoltre il personale della prigione estorceva denaro ai detenuti per riempirsi le tasche.
Nel decimo reparto, un'unità di alta sicurezza, i detenuti venivano incitati ad abusare verbalmente e a torturare i praticanti del Falun Gong impunemente. La parola d'ordine della prigione è "educare" i prigionieri a diventare persone migliori, ma non potrebbe essere più lontana dalla verità. La prigione è veramente un inferno in terra, molto diversa dalle parole esposte al suo ingresso: "Godere dei frutti della civiltà ed immergersi nel nuovo vento della civiltà".
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