(Minghui.org) Continua dalla Parte 2.

La persecuzione senza legge

All'inizio della persecuzione, Jiang Zemin, a capo del Partito Comunista Cinese, ha emanato direttive per distruggere la reputazione dei praticanti, eliminare la linfa vitale finanziaria, e sradicarli socialmente. Jiang è noto per aver fatto le seguenti dichiarazioni: “chiunque li uccida non sarà ritenuto responsabile ed saranno denunciati come suicidi, verranno cremati in modo che i loro corpi non vengano identificati”.

Le forze dell'ordine dell'intera nazione sono diventate una organizzazione che opera per reprimere la Falun Dafa e i praticanti vengono arrestati arbitrariamente, la Procura li incrimina con accuse infondate, il sistema giudiziario li punisce per aver esercitato i loro diritti costituzionali: La libertà di religione e di espressione.

Torturati durante l'arresto e la detenzione

Il padre di Minghui, il signor Yu Zonghai, è stato torturato dopo ogni suo arresto: alla stazione di polizia di Gonghe sotto la giurisdizione del dipartimento di polizia di Xi'an, di Hualing e alla divisione delle forze speciali di Yangming. Durante l’interrogatorio la polizia gli ha versato in bocca e nel naso due bottiglie di olio di senape piccante. Non riusciva a respirare e l'olio piccante gli provocava una sensazione di bruciore insopportabile. Alcuni agenti addestrati gli hanno dato ripetutamente dei pugni in testa, fino a quando il suo muscolo della guancia si è strappato e ha sanguinato.

I piedi del signor Yu erano incatenati e le sue mani erano ammanettate dietro la schiena. È stato legato ad una sedia di metallo per nove giorni di fila. Tre spesse sbarre di metallo erano fissate davanti al suo petto, senza lasciargli spazio per un minimo movimento.

Nel un centro di detenzione, le guardie hanno riempito una bottiglia da un litro di soda, avvolta in un asciugamano e l'hanno usata come una fionda per colpire la testa del signor Yu fino a farlo svenire.

Imprigionamento e fede

Il signor Yu è stato portato nella prigione di Mudanjiang nel 2002 e la signora Wang è stata portata nella prigione femminile di Heilongjiang nel 2004. Entrambi i luoghi erano noti per aver maltrattato e torturato i praticanti della Falun Dafa. Tra le due prigioni, più di una dozzina di praticanti uomini e diverse decine di praticanti donne sono stati torturati a morte, e molti sono diventati disabili.

L’Ufficio 610, un'agenzia governativa istituita nel 1999 al solo scopo di perseguitare la Falun Dafa, simile alla Gestapo nazista, ha dato ordine di convertire i praticanti, cioè farli rinunciare alla loro fede.

I praticanti sono stati costretti a rinunciare alla Falun Dafa, a pentirsi di averla mai praticata, a fare rapporto su altri praticanti e a promettere di non praticarla mai più, in una dichiarazione scritta. Per dimostrare alle autorità carcerarie che c’erano dei cambiamenti in loro, ai praticanti veniva fatto insultare il fondatore della pratica, calunniare il credo spirituale, e giurare di non credere nei principi della Falun Dafa di Verità, Compassione e Tolleranza.

La loro trasformazione guidava le promozioni del direttore, delle guardie e i bonus di fine anno. Ai detenuti che aiutano a monitorare e torturare i praticanti della Falun Dafa veniva promessa una riduzione della pena. Gli incentivi tiravano fuori il lato malvagio delle guardie e dei detenuti, dando luogo a diffusi abusi e torture dei praticanti della Falun Dafa in tutto il sistema correzionale cinese.

Per essere rimasto risoluto nella sua fede, il signor Yu è stato messo sotto "sorveglianza speciale" più volte durante i suoi 14 anni di reclusione, e sottoposto a torture disumane. È stato picchiato con manganelli elettrici, con bastoni e con tubi industriali di plastica dura chiamati "piccoli draghi bianchi".

Rievocazione della tortura: Pestaggi

La persecuzione si è intensificata

Li Dongsheng, l'ex vice direttore del Ministero della Pubblica Sicurezza, è diventato direttore. Sotto la sua guida, la persecuzione contro la Falun Dafa si è intensificata in tutta la Cina.

L'assistente direttore Fu Runde della prigione di Mudanjiang, appena promosso, è stato incaricato di trasformare i praticanti della Falun Dafa. Fu Runde ha ordinato a tutte le divisioni della prigione di intensificare la persecuzione, minacciando il licenziamento dell’intero staff di guardie e direttori di divisione. Bi Haibo, vice capo della Divisione N. 6, e diverse guardie sono stati mandati nel famigerato Campo di Lavoro Forzato di Masanjia per un mese di addestramento per convertire i praticanti della Falun Dafa

A novembre, dopo l'addestramento, Bi ha scelto il signor Yu come primo obiettivo. Al praticante non è stato permesso di dormire per molti giorni consecutivi, causandogli dolori alla testa. Bi ha poi portato dei prigionieri criminali addestrati da un'altra divisione, e ha promesso di ridurre le loro pene. Alcuni di loro erano alla fine delle loro condanne e avrebbero fatto qualsiasi cosa per assicurarsi di essere rilasciati senza indugio.

Pestaggi e affogamento controllato

Gli uomini di Bi iniziavano la sessione di tortura con una domanda: “Ti arrendi o no?”. In quell’occasione Yu ha risposto con un deciso “No!”. Zhao Jianghui, noto per essere il più feroce tra i detenuti e che non si fermava fino a quando non vedeva del sangue, gli ha piegato le all'indietro e ha detto: “Te le spezzerò”.

Gli altri sette o otto detenuti hanno picchiato Yu sulla testa con i loro pugni, che scendevano rapidamente come gocce di pioggia. Gli hanno aperto la bocca con una barra di metallo, facendogli saltare due denti, poi gli hanno infilato un calzino in bocca e l'hanno chiuso con del nastro da imballaggio. Le sue mani sono state annodate dietro la schiena e le sue gambe legate insieme prima che iniziasse un'altra serie di pestaggi.

Il praticante ha riportato molte ferite, comprese le costole rotte. Era irriconoscibile a causa del gonfiore sulla testa e sul viso. Ma Yu non ha vacillato. I detenuti lo hanno spogliato, trascinato in bagno e versato una bacinella dopo l'altra di acqua fredda sulla testa. Poi hanno alzato l'acqua al massimo e l’hanno fatta esplodere nell’ombelico e nelle sue orecchie del praticante. La tortura dell'acqua è durata dalle due del pomeriggio fino a mezzanotte.

L'inverno inizia presto nelle regioni settentrionali della Cina. La temperatura scende regolarmente una dozzina di gradi sotto lo zero fino a novembre. Dopo aver gettato acqua ad alta pressione sul Yu per dieci ore, i detenuti hanno passato il tubo a un detenuto malato di mente ed estremamente violento, soprannominato "stupida gru". Ha soffiato l'acqua direttamente nelle narici di Yu e lo ha quasi affogato.

Incapace di sopportare ulteriormente la tortura, il praticante è stato costretto a firmare una dichiarazione di rinuncia alla Falun Dafa. Ma presto si è pentito e ha annunciato che la dichiarazione non era valida. Così le guardie lo hanno picchiato e colpito di nuovo con i manganelli elettrici.

Trattamento crudele e lesioni permanenti

Dopo anni di abusi e torture, lo sterno del praticante sporgeva dal petto, camminava zoppicando e quasi tutti i suoi denti sono stati rotti. I suoi occhi sono stati danneggiati in un incidente in officina, e le cure ritardate hanno causato danni permanenti ai suoi condotti lacrimali.

Gli occhi sono stati privati della naturale lubrificazione perché le guardie carcerarie lo hanno costretto a tenere gli occhi aperti nell'officina polverosa dove lavorava. La polvere che gli entrava negli occhi era come una manciata di fieno secco che gli perforava i bulbi oculari, il dolore era lancinante. La secchezza e il dolore agli occhi lo tenevano sveglio molte notti insonni, inginocchiato nel letto con le mani si stringeva la testa.

Un'altra forma di punizione usata a volte sui praticanti del Falun Gong imprigionati è l’eliminazione dell’uso della parola e di conseguenza non possono dialogare con gli altri. Si arriva al punto di avere delle difficoltà linguistiche.

Yu è stato per molti anni in sorveglianza speciale e ha avuto delle difficoltà sul linguaggio. Tuttavia, alle due domande che gli venivano poste di più, “La Falun Dafa è buona o no?” e “Pratichi ancora?”, rispondeva forte e chiaro “Buona!” e “Sì!”. Indipendentemente dalla stagione, dall'ora del giorno, dalla persona che chiedeva, o dalle possibili conseguenze, la sua risposta era coerente.

(Continua)