(Minghui.org) Dall’anno scorso è in atto la cosiddetta campagna “Zero-out”. Con essa, il governo centrale cinese e tutti i suoi apparati statali stanno tentando di costringere ogni praticante del Falun Gong presente sulla lista nera del governo a rinunciare al proprio credo. Poiché molti sono rimasti fermi nella loro fede nonostante la persecuzione, la campagna si è trasformata in molestie nei confronti dei praticanti e delle loro famiglie e spesso in imbrogli da parte dei funzionari per adempiere ai loro compiti.

Nel pomeriggio dello scorso 10 marzo, due persone che sostenevano di essere funzionari governativi, hanno trovato mio figlio Qiang sul suo posto di lavoro e gli hanno detto: «I tuoi genitori praticano il Falun Gong e sono sulla lista nera. Abbiamo cercato di convincerli a firmare le tre dichiarazioni per rinunciare alla pratica del Falun Gong, ma hanno rifiutato. Se tu li aiuti a firmare, i loro nomi saranno cancellati dalla lista nera e non avranno problemi in futuro durante i loro viaggi».

Mio figlio ha risposto: «Saranno a posto se firmano le dichiarazioni. Ma saranno nei guai se non lo fanno?

Hanno replicato: «Anche se si metteranno nei guai, non sarà così grave. Non possiamo fargli molto».

Qiang alzando la voce ha rimarcato: «Non molto? Mio padre è stato arrestato e costretto a stare nell’acqua gelata in inverno e mia madre è stata ammanettata e incatenata. Che altro volete fare?»,

«Non siamo stati noi!», andandosene di fretta e furia perché Qiang si è rifiutato di collaborare.

Anche il capo di mio figlio era arrabbiato: «Perché non possono fare qualcosa di utile?».

Due giorni dopo uno dei due agenti, ha ritrovato mio figlio presentandosi come Chen Demin e di volergli parlare. Qiang ha accettato e Chengli ha chiesto di salire sull’auto della polizia per parlare.

Salito a bordo, ha notato i due poliziotti seduti in prima fila che hanno sentenziato: «La legge stabilisce che è illegale praticare il Falun Gong».

Qiang li ha interrotti: «In realtà sto studiando giurisprudenza. Avete detto che è illegale. Potete dirmi quale legge hanno violato i miei genitori?»

Dopo aver esitato per un minuto hanno risposto: «Se vuoi sapere di quale legge si tratta, seguici al dipartimento di polizia e te la mostreremo».

«Se la legge è esistente, deve essere disponibile al pubblico. Perché non la controlla sul suo telefono e me la mostra proprio qui?», ha insistito Qiang.

Sono rimasti ammutoliti e poi hanno detto a mio figlio di tornare al lavoro.

In un altro esempio di molestie, anche un’altra praticante locale del Falun Gong si è rifiutata di collaborare con i funzionari ed in seguito gli agenti sono andati sul posto di lavoro di suo marito e gli hanno ordinato di firmare la dichiarazione di rinuncia a nome della moglie. Quando hanno cercato di fargli firmare la dichiarazione forzatamente, afferrandogli la mano, il suo collega non volendo che la situazione degenerasse ha detto: «Va bene, firmerò!», prendendo il foglio.

Per i funzionari aveva poca importanza se era falso o no, finché ottenevano le firme con i nomi di praticanti designati e finivano il loro compito, questo era un risultato abbastanza buono. In effetti è insito nella natura del Partito Comunista Cinese che tutto sia incentrato sulla “falsità, il male e la violenza”.