(Minghui.org) Il sig. Li Guangqing, sessantasei anni, una volta condannato per rapina, attribuisce al Falun Gong il merito del cambiamento della sua vita, tuttavia, dopo essere stato arrestato nell'ottobre 2000 per aver fatto appello per il suo diritto di praticare il Falun Gong, è stato imprigionato per diciannove anni per la sua fede. Il 5 agosto scorso è stato arrestato e sta nuovamente affrontando un processo per la sua fede.

Li è originario della città di Yingcheng, nella provincia dell’Hubei; all'età di ventiquattro anni è stato condannato a diciotto anni per rapina. È fuggito tre volte dal carcere e ha visto la sua condanna prolungarsi di undici anni. Sebbene la sua quarta fuga, avvenuta nel 1989, abbia avuto successo, ha vissuto ogni giorno nella paura, non potendo neanche tornare a casa per ricongiungersi con la sua famiglia. Sebbene fosse riuscito ad avviare un'attività privata fiorente, sentiva ancora il suo futuro incerto e non sapeva quale scopo avesse la sua vita.

Il 15 giugno 1996, sette anni dopo, Li si imbatté in un gruppo di persone che praticavano gli esercizi del Falun Gong nel Parco di Hongshan, che si trova a Wuhan, nella provincia dell’Hubei. Attratto dalla bella musica e dagli esercizi calmi con lente movenze, si interessò al Falun Gong, un'antica disciplina spirituale e di meditazione, basata sui principi fondamentali di Verità, Compassione e Tolleranza.

Li prese in prestito una copia dello Zhuan Falun, il libro principale del Falun Gong, efinì di leggerlo la notte stessa. Mosso dal suo profondo insegnamento e ispirato dall'idea di tornare al proprio vero sé originale attraverso l'elevazione spirituale, decise di iniziare la pratica per diventare una brava persona e vivere secondo i principi di Verità, Compassione e Tolleranza.

Da allora, èdiventato una persona diversa e ha ricominciato tutto da capo.

La sua vita pacifica, tuttavia, fu nuovamente distrutta quando il Partito Comunista Cinese, nel luglio 1999, ordinò improvvisamente la persecuzione del Falun Gong a causa della sua popolarità e del risveglio dei valori tradizionali.

Nonostante il pericolo di essere arrestato di nuovo e riportato in prigione, Li dece di andare a Pechino per fare appello per il diritto di praticare il Falun Gong.

A Pechino venne arrestato e riportato in prigione nella regione autonoma dello Xinjiang, dove ha scontato la sua precedente pena per rapina. Mesi dopo il giudice gli annunciò che la sua nuova pena detentiva sarebbe stata di diciannove anni, causata dalla sua precedente fuga dal carcere e dalla pratica del Falun Gong.

Nel gennaio 2019, dopo il suo rilascio, Li tornò nella sua città natale di Yingcheng, nella provincia dell’Hubei. Il 5 agosto scorso venne nuovamente arrestato per aver aumentato la consapevolezza della gente sulla persecuzione del Falun Gong.

Diversi giorni prima del suo ultimo arresto, Li è stato brevemente detenuto. Verso le 21:00 del 30 luglio scorso è stato fermato per strada da tre agenti di polizia, mentre tornava a casa dopo aver distribuito materiale informativo sul Falun Gong. Gli agenti gli hanno strappato la borsa e l'hanno portato alla stazione di polizia di Shuilu.

La polizia ha rinvenuto più di trenta copie di materiali del Falun Gong cui ha scattato delle foto. Quando gli hanno chiesto dove avesse preso i materiali, Li si è rifiutato di rispondere.

Alle 22:00 la polizia ha perquisito la sua casa, confiscandogli i libri del Falun Gong, foto del fondatore del Falun Gong, un lettore DVD, una fotocopiatrice ed altro materiale.

Sebbene la polizia quella sera l’abbia rilasciato, diversi giorni dopo l’ha arrestato nuovamente, prelevandolo direttamente dalla sua casa. Li è ora detenuto nella prigione della città di Xiaogan e sta affrontando di nuovo un possibile processo.

Di seguito è riportato il resoconto personale di Li.

Ritrovare la speranza dopo essersi persi nella vita

Sono nato nel 1955 a Yingcheng, nella provincia dell’Hubei. Nel settembre 1979 sono stato condannato a diciotto anni di carcere per rapina; all’epoca avevo ventiquattro anni. Ho scontato la mia prima pena nella fabbrica di vetro di Dajunshan nella contea di Hanyang, che si trova nella provincia dell’Hubei, e poi sono stato trasferito nella prigione di Huanggou nella città di Kuytun, nella regione autonoma dello Xinjiang.

Poiché non ero d'accordo con la lunga pena detentiva che mi era stata affibbiata, sono scappato di prigione tre volte e per questo sono stato condannato ad un aumento di pena di undici anni.

Un giorno, nel settembre 1989, sono evaso con successo dal carcere per la quarta volta. Dopo essere tornato in società, mi nascondevo tutto il tempo e non potevo tornare a casa. Ho vissuto ogni giorno nella paura. Sebbene avessi avviato un'attività fiorente nella mia provincia natale dell’Hubei, mi sentivo ancora perso e non conoscevo lo scopo della vita.

Il 15 giugno 1996 ho incontrato alcuni praticanti del Falun Gong al Parco Hongshan della città di Wuhan, nella provincia dell’Hubei. Sono stato attratto dagli esercizi lenti del Falun Gong e dai principi fondamentali di questa pratica: Verità, Compassione, Tolleranza. Ho preso in prestito da un praticante il libro Zhuan Falun e ho finito di leggerlo in una notte.

Sono stato profondamente commosso dal profondo insegnamento del Falun Gong. Avrei solo voluto esserci arrivato prima. Da allora ho iniziato a praticarlo ed a vivere secondo i principi di Verità, Compassione e Tolleranza. Sentivo che un enorme peso si era sollevato dalle mie spalle e questo mi riempiva di speranza. Da quel momento in poi, la mia vita è cambiata per sempre.

Riportato in prigione per aver parlato del Falun Gong

Il 20 luglio 1999, dopo l'inizio della persecuzione, molti praticanti sono stati arrestati. Le loro case sono state saccheggiate ed i loro libri del Falun Gong bruciati.

Riponendo ancora speranza nel governo, molti praticanti sono andati a Pechino per parlare a favore del Falun Gong e appellarsi per il diritto di praticare la loro fede.

Stavo affrontando una scelta di vita: avevo paura che, se fossi andato a Pechino, mi avrebbero arrestato e riportato nella prigione dello Xinjiang ma, se non mi fossi fatto avanti, non sarei stato in grado di affrontare la mia coscienza. Dopo una notte insonne ho deciso che dovevo andare a Pechino. Non potevo accettare di essere trattenuto dalla mia paura.

Nell'ottobre del 2000, lasciando i miei affari alle spalle, sono andato a Pechino. L'atmosfera era tesa e la polizia era di pattuglia ovunque.

Ho fatto il check-in in un hotel. Non sapevo che anche più di cento praticanti stavano lì, e la maggior parte di loro proveniva da Chongqing. Intorno a mezzanotte, la polizia ha circondato l'hotel e ha arrestato tutti i praticanti, me compreso.

La polizia mi ha portato in un centro di detenzione, dove sono stato perquisito. I 650 yuan (circa 85 euro) nella mia tasca, le mie scarpe di pelle, la cintura e l'orologio sono stati requisiti. Ho chiesto una ricevuta per gli oggetti confiscati, ma sono stato frustato sulla schiena con la mia cintura di pelle.

Una settimana dopo sono stato portato alla stazione ferroviaria di Pechino da due agenti di polizia della provincia dell’Hubei. Lì c'erano anche altri dieci praticanti. La polizia ci ha ordinato di acquistare autonomamente i biglietti del treno. Dopo che ho detto che tutto il denaro che avevo era stato confiscato dalla polizia, un praticante di Wuhan ha speso più di 200 yuan (circa 25 euro) per comprarmi il biglietto.

Non appena sono sceso dal treno a Wuhan, gli agenti del dipartimento di polizia della città di Yingcheng mi hanno ammanettato e mi hanno portato nella mia città natale, a Yingcheng.

Qui ho confessato alla polizia che ero evaso di prigione. Una settimana dopo, due guardie carcerarie sono venute dallo Xinjiang e mi hanno riportato alla prigione di Huanggou.

Una rinnovata pena detentiva di diciannove anni

Nel novembre 2000, quando sono stato riportato nello Xinjiang, c'erano 4°C. Le guardie mi hanno tenuto incatenato in cella d’isolamento. Dormivo su un'asse di legno e mi è stata data solo una coperta sottile. La notte tremavo per il freddo, inoltre il mio corpo era diventato nero e pruriginoso, ma non importava quanto mi sentissi male, finché ho iniziato a praticare la meditazione del Falun Gong sono stato in grado di calmarmi e le sensazioni di dolore che provavo sparivano. A differenza della volta precedente, quando ero stato imprigionato, questa volta mi sono sentito calmo e pervaso da una pace interiore.

Pochi giorni dopo diverse persone del tribunale della città di Kuytun sono venute ad interrogarmi chiedendomi perché praticavo il Falun Gong. Ho detto loro: “Il Falun Gong insegna alle persone a praticare Verità, Compassione e Tolleranza, aiuta a migliorare il carattere dei praticanti e li trasforma in brave persone. In passato nella mia vita, ho preso molte brutte strade che non mi portavano a niente, ma il Maestro Li Hongzhi [il fondatore del Falun Gong] mi ha mostrato un percorso luminoso”.

Un agente ha detto: “Il Falun Gong è stato dichiarato fuori legge. Sarai perseguito se continuerai a praticarlo”.

Ho risposto: “Non ho fatto niente di male praticando il Falun Gong ed essendo una brava persona, perché perseguitate le brave persone?".

Gli agenti vedendo che non erano in grado di persuadermi, se ne sono andati.

Nell'aprile 2001 quattro persone sono venute in prigione e mi hanno processato. Mi hanno accusato di praticare illegalmente il Falun Gong e condannato a diciannove anni di detenzione.

Torturato in prigione

La prigione aveva quattro squadroni ed ogni squadrone era composto da dieci squadre. Sono stato assegnato alla squadra n. 2 dello squadrone n. 1. Una volta arrivato alla struttura tutti sapevano che ero evaso dalla prigione quattro volte e che ero stato arrestato per aver fatto appello a Pechino per il Falun Gong.

Per costringermi a rinunciare al Falun Gong le guardie hanno mobilitato tutti i membri degli squadroni per torturarmi.

Ogni giorno dalle 7:00 alle 21:00, i detenuti in gruppi di due, si sono alternati ogni due ore per controllarmi e torturarmi.

Mi hanno costretto a correre, accovacciarmi, stare in piedi in stile militare, fare flessioni e spingere la testa contro il muro con le gambe lontane dal muro. Se non seguivo perfettamente i loro ordini, mi picchiavano e mi inseguivano con una scopa. Una volta, siccome correvo adagio, un detenuto robusto mi ha schiaffeggiato in viso e mi ha fatto cadere un dente. Mi ha minacciato: "Se non ci ascolti, ti spacco tutti i denti!".

A volte ero costretto a stare sotto il sole cocente. Di notte venivo insultato verbalmente e schiaffeggiato in viso dai detenuti.

Oltre alla tortura fisica, le guardie hanno anche sottoposto tutti i praticanti del Falun Gong a condizioni di vita molto povere. Per mangiare mi davano solo un panino al vapore ed una ciotola di zuppa di verdure al giorno, così in poco tempo sono deperito.

Un mese dopo la guardia Li Qiang ha detto che avrebbero smesso di torturarmi se avessi accettato di firmare le dichiarazioni di rinuncia al Falun Gong. Ho rifiutato e la persecuzione è continuata.

Un anno dopo il giudice del tribunale della città di Kuytun mi ha offerto una riduzione della pena se avessi promesso di smettere di praticare il Falun Gong. Mi sono rifiutato di obbedire.

A partire dall'aprile 2007, la persecuzione contro il Falun Gong nello Xinjiang si è intensificata, così sono stato improvvisamente trasferito nella prigione di Beiye nella città di Shihezi, nella stessa provincia. Questa prigione era un campo di concentramento dove venivano fatte le torture più severa ai praticanti. La maggior di essi ha subito continue percosse, calci e scosse elettriche.

In questa prigione c'erano due edifici, designati per imprigionare i praticanti del Falun Gong. All'interno degli edifici c'erano gabbie costruite con barre metalliche saldate. I praticanti sono stati rinchiusi nelle gabbie con manie gambe in catene. Le gabbie erano così piccole che non riuscivano nemmeno a sollevare la testa. Venivano nutriti con due pasti al giorno, con metà panino al vapore ed una piccola tazza d'acqua per ogni pasto.

Alla fine di giugno 2008 le guardie hanno condotto una perquisizione in tutto il carcere. Gli insegnamenti del Falun Gong che avevo trascritto a mano mi sono stati strappati. La guardia mi ha chiesto da dove avessi copiato le poesie e io gli ho risposto che le avevo trascritte a memoria.

Il capo delle guardie mi ha detto: "Sei un prigioniero. Devi obbedire alle leggi ed alle regole della prigione. La pratica del Falun Gong non è consentita dalla legge. Non dovresti scrivere quelle poesie in prigione». Io ho negato di aver fatto qualcosa di sbagliato nel praticare il Falun Gong.

Quella sera la guardia ha insistito perché ammettessi il “mio errore” davanti a tutte le squadre. Dopo che mi sono rifiutato, due detenuti si sono avvicinati e mi hanno trascinato nella squadra n. 1. In segno di protesta ho gridato: "La Falun Dafa è buona". Un detenuto mi ha soffocato e non sono riuscito a emettere alcun suono. Poi gli altri detenuti mi hanno circondato e a turno mi hanno picchiato.

Dopo che i detenuti di tutte e dieci le squadre hanno finito di picchiarmi, la mia testa era coperta di sangue ed era gonfia. Ho perso anche due denti.

Quella notte sono stato incatenato, ammanettato e rinchiuso in una cella d’isolamento. Due detenuti sono stati assegnati per sorvegliarmi. Non mi hanno permesso di sedermi o dormire. Nonostante la bassa temperatura, ogni giorno versavano un secchio di acqua fredda nella mia cella, inoltre per tormentarmi hanno messo un altoparlante davanti alla porta. Avevo le vertigini e mi fischiavano le orecchie. Mi hanno ordinato di nuovo di firmare le tre dichiarazioni, ma io ho rifiutato. Dopo quindici giorni di detenzione lì, sono stato rilasciato.

Il 4 gennaio 2019, dopo aver sopportato quasi due decenni di prigionia e tortura, sono stato rilasciato.

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