(Minghui.org) Lo scorso 6 novembre una donna di 72 anni, residente a Linghai nella provincia del Liaoning, è stata processata per la sua fede nel Falun Gong, una disciplina spirituale e di meditazione che viene perseguitata dal regime comunista cinese dal 1999. Secondo i familiari che hanno assistito all’udienza, la donna, un tempo sana, è apparsa molto debole ed emaciata dopo soli tre mesi di detenzione. Un ufficiale giudiziario ha detto che soffriva anche di ipertensione, ma si era rifiutata di assumere farmaci.

Li Jinqiu

Il 31 luglio scorso Li Jinqiu è stata arrestata mentre distribuiva materiale del Falun Gong a una fiera comunitaria. Nel pomeriggio gli agenti della stazione di polizia di Linghe hanno fatto irruzione nella sua abitazione e le hanno confiscato i libri del Falun Gong, il computer, la stampante e 18.000 yuan (circa 2.318 euro) in contanti.

Li è stata trattenuta nel Centro di detenzione femminile della città di Jinzhou. L’11 agosto il procuratore della città di Linghai ha approvato il suo arresto e ha trasferito il caso al tribunale locale. La città di Linghai è sotto la giurisdizione di Jinzhou. Sia il procuratore che il tribunale locale sono stati designati per gestire i casi relativi al Falun Gong nella regione.

Il 6 novembre, durante l’udienza presso il tribunale della città di Linghai, il giudice presiedente Huang Yanchun ha concesso di parteciparvi solo a cinque membri della famiglia di Li. I suoi familiari sono rimasti sconvolti nel vedere la donna che è stata portata in aula sorretta da due ufficiali giudiziari. I suoi capelli neri e folti erano diventati grigi e la sua carnagione rosea era pallida. Le mani e la testa le tremavano. Nonostante le sue condizioni fisiche, il giudice l’ha tenuta ammanettata.

L’avvocato di Li ha sottolineato che la polizia ha messo a soqquadro la sua abitazione senza esibire un regolare mandato di perquisizione. Inoltre, non le ha fornito un elenco degli oggetti confiscati da verificare o firmare. Secondo le informazioni elencate nei documenti del suo caso, la quantità di oggetti legati al Falun Gong inclusi come prova dell’accusa contro di lei era superiore a quella degli oggetti effettivamente in suo possesso. Anche le foto che la polizia ha scattato a Li con gli oggetti non mostravano come avesse potuto violare la legge.

Inoltre, il pubblico ministero ha accusato Li di essere una “recidiva”, in quanto aveva già scontato periodi in campi di lavoro per aver praticato il Falun Gong. Il suo avvocato, tuttavia, ha sostenuto che non avrebbe mai dovuto essere perseguitata per la sua fede.

L’avvocato ha anche sottolineato che la persecuzione non ha alcuna base legale e che il pubblico ministero non ha specificato quale legge la sua cliente abbia presumibilmente violato, né è stato specificato quale danno sia stato causato a quale vittima. Pertanto, l’avvocato ha chiesto la sua assoluzione.

Li ha testimoniato in propria difesa, raccontando di essere stata maltrattata dalla polizia durante l’arresto, cosa che le ha causato il capogiro. Il giudice ha aggiornato l’udienza dopo un’ora, senza annunciare un verdetto.

Nel 1996 Li, contabile in pensione dell’Ufficio cerealicolo della città di Linghai, ha iniziato a praticare il Falun Gong. Molti dei suoi disturbi, tra cui problemi cardiaci, di stomaco e nevrosi, sono scomparsi.

Dopo che il regime comunista ha ordinato la persecuzione nel 1999, la donna è stata trattenuta tre volte nel famigerato campo di lavoro forzato di Masanjia, dove è stata sottoposta a brutali torture. Il 13 settembre 2010, quando è stata rilasciata dopo aver scontato la terza condanna di un anno, è stata portata a casa dal marito. Da allora soffre di forti dolori alla schiena e non può più svolgere lavori manuali pesanti come prima.

Oltre al suo calvario, il marito Zhang Deguo, il figlio Zhang Lei, la nuora Zhao Xiaochun e la madre di Zhao, He Yuxiang, sono stati anch’essi perseguitati per la loro fede condivisa nel Falun Gong.

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