(Minghui.org) Lo scorso 12 dicembre i praticanti della Falun Dafa hanno tenuto una protesta pacifica davanti all'Ambasciata cinese a Sophia, per celebrare la Giornata internazionale dei diritti umani e sensibilizzare l'opinione pubblica sulla persecuzione del Partito Comunista Cinese (PCC).

Dal 1999 il PCC ha messo in atto una serie di selvaggi comportamenti per costringere i praticanti della Falun Dafa (nota anche come Falun Gong) a rinunciare alla loro fede. A causa della persecuzione sono stati confermati oltre 5.000 casi di morte.

Per far sentire la loro voce, i praticanti provenienti da tutta la Bulgaria, si sono riuniti nella capitale Sophia. I membri dell’opinione pubblica, solidali con i praticanti in Cina, li hanno sostenuti. Gli striscioni che sono stati allestiti di fronte all'ambasciata cinese, in modo da essere visibili ai dipendenti all’interno della struttura, recitavano in bulgaro, inglese e cinese: "Stop al prelievo forzato di organi dai praticanti del Falun Gong in Cina", "SOS per le vittime e stop al prelievo forzato di organi" e "Falun Dafa, un metodo tradizionale per coltivare il corpo e la mente".

Alcuni praticanti hanno fatto gli esercizi della Falun Dafa sul marciapiede di fronte all'ambasciata cinese, mentre altri distribuivano volantini informativi ai passanti, vicino all'ingresso principale.

Molti automobilisti hanno rallentato per vedere meglio ciò che stava accadendo. Molte persone si sono fermate a parlare con i praticanti e alcuni hanno persino scattato delle foto insieme a loro, in segno di solidarietà.

I praticanti eseguono gli esercizi della Falun Dafa e protestano contro la persecuzione del PCC davanti all'ambasciata cinese a Sophia

I passanti imparano a conoscere la Falun Dafa e la persecuzione

La persecuzione del PCC deve terminare

Una praticante, Aleksandra, ha parlato ai passanti davanti all'ambasciata attraverso un altoparlante, esortando il PCC, che usa la tortura, il lavaggio del cervello e persino il prelievo forzato di organi, a cessare la brutale persecuzione dei praticanti in Cina.

Aleksandra ha citato la Dichiarazione universale dei diritti umani, firmata il 10 dicembre 1948, che vieta "l'arresto, la detenzione o l'esilio arbitrari", riconoscendo alle persone il diritto alla "libertà di pensiero, di coscienza e di religione, nonché alla "libertà di opinione e di espressione".

"Il regime comunista cinese, che si oppone ai diritti umani, sta cercando di distruggere la Falun Dafa da più di due decenni. Perseguita i suoi seguaci e li tortura nel tentativo di riformarli", ha detto Aleksandra. "E poiché hanno rifiutato di trasformarsi per 24 anni, continuando a credere nella propria fede invece che al Partito, il PCC ora li uccide per i loro organi, che utilizza nel suo lucroso turismo dei trapianti, autorizzato dallo Stato".

Un giovane cinese uscito dall'ambasciata ha ascoltato le descrizioni del trattamento disumano dei praticanti in Cina, che dura da 24 anni.

Il giovane è rimasto sconvolto dalle atrocità commesse dal suo Paese, nei centri di detenzione e in quelli per il lavaggio del cervello, oltre ai metodi di persecuzione dei praticanti da parte del PCC. Non riusciva a credere che tutto questo fosse reale.

Ha detto di essere stato indottrinato fin da giovane a credere di "dover essere contro il Falun Gong". Quando ha saputo del prelievo forzato di organi, ha esclamato: "Questo non è solo omicidio, ma omicidio e umiliazione dell'individuo!"

Una donna (a sinistra) ha espresso il proprio sostegno

Quando un'anziana signora ha accettato un volantino e ha appreso il motivo della protesta pacifica, ha augurato ai praticanti il completo successo.