(Minghui.org) L’8 novembre scorso una donna della città di Laizhou è stata condannata a tre anni e a una multa di 10.000 yuan (circa 1.287 euro) per la sua fede nel Falun Gong, una disciplina per il benessere dalla mente e del corpo perseguitata dal Partito Comunista Cinese dal luglio 1999.

La mattina dell’11 maggio Zhao Xiping è stata arrestata, dopo essere stata denunciata per aver distribuito materiale informativo sul Falun Gong nella vicina città di Pingdu (a circa 43 chilometri di distanza). La stazione di polizia di Huibu le ha confiscato 2.000 yuan (circa 257 euro) in banconote con sopra stampati dei messaggi sul Falun Gong, un metodo che usano i praticanti per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla persecuzione.

La stessa mattina, intorno alle 10:30, otto agenti della stazione di polizia di Huibu hanno fatto irruzione nella casa di Zhao. Sono entrati da una finestra, hanno messo la casa sottosopra e sequestrato il computer, la stampante, i materiali di stampa e i libri del Falun Gong; si sono anche arrampicati sul tetto per rimuovere l’antenna parabolica che la donna usava per ricevere informazioni non censurate dai media stranieri.

Zhao è stata portata prima nel centro di detenzione di Chengyang, nella città di Pingdu, per poi essere trasferita nel secondo centro di detenzione della città di Qingdao.

L’8 novembre scorso il tribunale distrettuale di Huangdao ha tenuto un’udienza sul caso di Zhao nel centro di detenzione. In meno di 20 minuti il giudice che ha presieduto l’udienza l’ha condannata a tre anni con una multa di 10.000 yuan.

Marito truffato

Il marito, desideroso di farla uscire di prigione, ha assunto un avvocato poco dopo l’arresto, su raccomandazione di un parente che lavorava nel dipartimento di polizia locale. L’avvocato lo ha chiamato tre volte chiedendogli 350.000 yuan (circa 45.026 euro) in totale, senza fornire alcuna consulenza legale.

La prima volta l’avvocato ha chiesto 200.000 yuan (circa 25.732 euro) dicendo di aver bisogno di denaro per corrompere la polizia e altre agenzie competenti al fine di ottenere il rilascio di Zhao, ma la donna è rimasta in carcere anche dopo che il marito ha preso in prestito l’ingente somma da dare all’avvocato.

L’avvocato ha poi chiamato di nuovo il marito chiedendogli altri 100.000 yuan (circa 12.870 euro). La moglie era ancora in custodia e durante una terza telefonata l’avvocato ha chiesto al marito altri 50.000 yuan (circa 6.435 euro). Questa volta il marito non aveva nessuno a cui chiedere un prestito (aveva utilizzato tutto l’aiuto possibile di parenti e amici per mettere insieme i 300.000 yuan iniziali), l’unica soluzione sarebbe stata quella di vendere la casa.

Non avendo più denaro, l’avvocato ha smesso di chiamare il marito e la donna è stata incriminata e condannata.

Il marito non ha mai potuto incontrare l’avvocato di persona poiché quest’ultimo lo ha fatto ricevere in ufficio da un assistente entrambe le volte che ha portato il denaro, e l’assistente si è rifiutato di rilasciare una ricevuta o di rivelare a quali agenzie governative sarebbe stato destinato il denaro.

A oggi il marito non conosce il nome dell’avvocato (non è chiaro perché il parente non gli abbia detto il nome). Sta cercando di ripagare il debito di 300.000 yuan che si aggiunge alla multa giudiziaria di 10.000 yuan della moglie, è rimasto senza soldi e non può nemmeno intraprendere un’azione legale contro l’avvocato truffatore.