(Minghui.org) Nel giugno 2016, un'altra praticante della Falun Dafa ed io siamo andate in campagna per distribuire opuscoli per chiarire la verità. Mentre stavamo per andarcene, la mia amica si è avvicinata a una donna di mezza età, ma questa non solo si è rifiutata di ascoltare, ci ha anche offese e ha gettato a terra gli opuscoli. A quel punto le ho spiegato la verità sulla messa in scena dell'auto-immolazione di Piazza Tienanmen e parlato di come la Dafa si era diffusa in tutto il mondo e del perché era importante dimettersi dal Partito Comunista Cinese (PCC). È sembrata capire un po', ma ha detto: “Ragazze, dovreste andarvene in fretta. Gli agenti verranno presto ad arrestarvi!”. Difatti, suo marito aveva segnalato la nostra presenza alla polizia.

Mentre ci siamo apprestate ad andarcene, abbiamo visto che un poliziotto in borghese stava bloccando la strada. Ho detto all'altra praticante: “Non possiamo prendere questa strada... andiamo rapidamente per un'altra. L'agente ha visto che stavamo andando molto veloci, quindi non ha avuto il coraggio di afferrare la nostra bici elettrica. L'ho sentito parlare al telefono: “Torna indietro, stanno arrivando!”. Dopo un po' una macchina della polizia è venuta verso di noi. Poi ci siamo voltate e abbiamo visto un altro veicolo che ci bloccava la strada da dietro, e così siamo rimaste bloccate nel mezzo.

Ho detto all'amica praticante: “Non rispondere a nulla di ciò che chiedono, chiarisci loro solo la verità!”. Tre poliziotti sono scesi dall'auto e uno di loro ha detto: “Voi due avete avuto il coraggio di scappare?! Ci è toccato inseguirvi!”. Un agente mi ha perquisito la borsa e ha chiesto: “Dov'è il telefono?”. Ho risposto: “Non ne ho uno!”.

Dentro di me, stavo pensando: “Cosa ho fatto di sbagliato? Se non ho fatto bene qualcosa, correggerò i miei errori in base alla Fa. Non permetterò mai alle vecchie forze di usare questi poliziotti per commettere crimini contro la Dafa. Devo salvarli!”. Gli ho dato una pacca sul braccio e ho detto: “Fratello non perseguitarci... non abbiamo fatto niente di male! Non ti porterà niente di positivo”. Sembrava sbalordito e, dopo una pausa, ha detto all'agente in borghese: “Falla salire in macchina per prima”. Ho detto: “Verrò con la mia bici seguendo la vostra macchina”. Mi ha aiutato molto gentilmente a salire in macchina e ha detto: “Qualcuno riporterà la tua bici alla stazione. Non la perderai!”.

Ho visto che la polizia stava trascinando altri praticanti in un altro veicolo. A quel punto sono passati due anziani in bicicletta. La polizia li ha fermati e ha detto: “Voi due venite con noi affinché siate i nostri testimoni”. I ciclisti hanno detto: “Stavamo solo passando di lì!”. Tuttavia, gli agenti li hanno costretti a salire in macchina con me e hanno detto al poliziotto in borghese: “Portali alla stazione”.

Sulla strada per la stazione, ho chiarito la verità a loro tre. L'agente che guidava ha detto: “Non sono contro la Falun Dafa”. Ho detto: “Bene. Quando arriviamo alla stazione di polizia, per favore non parlare”, e lui ha fatto un cenno di assenso con la testa.

Quando siamo arrivati, ho avuto paura e ricordato la persecuzione che ho vissuto nel 2013. Ho avuto le vertigini e pensato: “Farò finta di essere malata”. Poi ho deciso di vomitare, tuttavia a quel punto, non ho potuto concentrarmi sulla recitazione del Fa. Un giovane poliziotto ha detto: “Voi praticanti della Falun Dafa, perché siete venute qui?”. Questa osservazione mi ha svegliato e mi sono detta: “Sì, chi sono io? Sono una discepola della Dafa e persino gli dei mi invidiano. Non posso disonorare il Maestro... devo comportarmi come un essere divino. Convaliderò la Fa con dignità, il Maestro è al mio fianco!”. Non appena mi è venuto questo pensiero, mi sono alzata in piedi, come se mi fossi liberata da delle corde che mi tenevano legata.

L'agente più giovane è tornato e mi ha ordinato di andare nella stanza degli interrogatori, dove non appena sono entrata, ho visto che c'era una telecamera di sorveglianza. L'agente ha chiesto: “Come ti chiami e dove abiti?”. Ho risposto: “Se ti dessi queste informazioni, ti farei del male. È per il tuo bene che non te le do! Il Maestro Li (fondatore della Dafa) ha detto che tutte le persone nel mondo una volta sono state suoi familiari, quindi anche tu sei un mio familiare. Nel ciclo della reincarnazione, siamo stati fratello e sorella. Prima di scendere in questo mondo da un regno celeste incomparabilmente bello, ci siamo detti: 'Se uno di noi dovesse perdersi in questo mondo, l'altro dovrà risvegliarlo!'. In questa vita, quando indossi questa uniforme della polizia, devi proteggere i discepoli della Dafa!”.

Poi gli ho detto la verità sulla messa in scena dell'auto-immolazione di Piazza Tienanmen e parlato della diffusione della Dafa in tutto il mondo e delle cause intentate contro l'ex leader del PCC Jiang Zemin. Ho anche spiegato che le buone e le cattive azioni vengono ricompensate di conseguenza e ho fornito molti esempi di persone che dopo aver perseguitato i praticanti della Dafa, hanno subito una punizione.

Poi ho guardato il monitor e ho detto: “Lascia che la telecamera di sorveglianza registri ciò che ho detto così che tutti gli agenti di polizia possano ascoltarlo, capire la verità, smettere di perseguitare la Falun Dafa e scegliere un futuro migliore per se stessi”.

Ha detto: “Anche se non mi dici il tuo nome, posso comunque scoprirlo”. Mentre andava sul sito web della pubblica sicurezza, ho inviato un pensiero al computer: “Il Falun sta ruotando, il Falun sta ruotando”. Mentre continuava a cercare, ho recitato continuamente la frase nella mia mente. Alla fine non è riuscito a trovare ciò che cercava e ha mormorato: “Questo è strano... perché non riesco a trovarlo?”. Ha poi spento frettolosamente il computer, preso un opuscolo della Dafa dalla scrivania e chiesto: “Chi li ha distribuiti?”. Ho risposto: “Su quel volantino non c'è scritto il mio nome... come faccio a sapere chi l'ha distribuito?”.

A quel punto è entrato l'agente che aveva portato via la mia amica praticante. Ho chiesto: “Dove l'hai portata?”. Ha risposto: “La porterò in ospedale così che la possa vedere un dottore. Poi ho esclamato: “L'hai colpita o spaventata? Se è ferita, non te la lascerò passare liscia!”. Sembrava che avesse abbastanza paura: “Non le ho fatto niente... è in macchina, perché non vai a parlare con lei?”.

Quando sono uscita, ho visto otto agenti che circondavano l'auto. Sono salita in macchina e ho trovato la praticante che piangeva. Le ho preso la mano e ho detto: “Non aver paura, sorella, questi poliziotti sono brave persone. Non preoccuparti ti aiuterò!”. La praticante mi ha toccato la mano. Ho capito che i poliziotti volevano che rivelassi loro la sua identità, tuttavia non potevo farmi ingannare. Hanno detto: “Vieni fuori. Perché piangete entrambe? Il tuo è un vero mal di testa... cosa possiamo fare per te?”. Uno di loro ha detto: “Tu rientra dentro. Noi la porteremo la tua amica in ospedale per farla da vedere un dottore!”.

Quando sono entrata nella stazione, ho detto al poliziotto che mi aveva perquisito la borsa: “Sembri molto gentile. Non sembri la stessa persona che poco fa ci ha inseguito”. Ha detto: “Sorella, sono stati il tuo chiamarmi 'fratello' e la tua gentilezza a commuovermi”. Ho detto: “È la nostra relazione predeterminata che ha portato questo incontro. Il motivo per cui non ti do alcuna informazione su di me è per il tuo bene!”.

Poi ho sentito un poliziotto rispondere al telefono e dire: “Non temere, sta fingendo. Dopo l'esame, la manderò al centro di detenzione”. Poi mi ha detto: “Sorella, ti lascio andare. Dimmi il numero di telefono di casa tua, chiederò ai tuoi familiari di venirti a prendere”. Ho risposto seriamente: “Se non lasci andare la mia amica praticante, non me ne andrò”. Ha detto: “Semplicemente non mi piacciono le persone che hanno un accento nord-orientale come lei”. Ho replicato: “Fratello, ci sono brave persone nel nord-est, e lei è una brava persona proprio come me!”.

Ho insistito sul fatto che se non avesse lasciato andare la mia amica praticante, non me ne sarei andata. Poi è uscito dall'ufficio per fare una telefonata, dopo di che è tornato: “Vi porteremo fuori separatamente e vi rilasceremo dove non c'è nessuno”. Avevo paura che mi stesse mentendo e ho detto: “Non vado da nessuna parte. Riportala qui e ce ne andremo insieme”. È uscito per fare un'altra telefonata, poi è tornato e ha detto: “Non vuoi dirmi il tuo nome nemmeno prima di andartene? Come ti contatterò in futuro se dovesse succedere qualcosa?”. Ho risposto: “Se vorrai perseguitarmi, non potrai trovarmi. Ma se vorrai conoscere la verità sulla Dafa, ci incontreremo!”.

“Sorella, dimmi solo il tuo nome?”. Ho detto: “Certo te lo posso dire, ma solo ad alcune condizioni. Primo, non potrai più perseguitare i discepoli della Dafa; secondo, non potrai mettere quanto accaduto oggi nella vostra banca dati; e infine, se in futuro un discepolo della Dafa verrà denunciato, dovrai proteggerlo”. Lui ha risposto: “Beh, sono un uomo dignitoso, la mia parola conta. Oggi farò un'eccezione e onorerò la tua gentilezza. Sorella ti porterò all'ospedale per cercare la tua amica”.

In quel momento, un anziano poliziotto è tornato dall'ospedale e mi ha salutato. Ho detto: “Fratello, mi dispiace che ti abbiamo causato problemi, facendoti venire a lavorare di domenica”. Poi l'anziano ha ordinato all'agente in borghese di caricare la mia bici elettrica sulla macchina e siamo partiti per l'ospedale con la sirena accesa. Ho detto al giovane poliziotto: “In futuro, non perseguitare i discepoli della Dafa. Ricorda che 'la Falun Dafa è buona' e che 'Verità, Compassione e Tolleranza sono buone'”. L'agente ha risposto: “Lo ricorderò!”.

All'ingresso dell'ospedale, ha chiamato i suoi colleghi perché mi portassero la bicicletta. Ha detto: “Sorella, non va bene che ti vedano insieme a me in uniforme. Vai avanti, vedrai un poliziotto con quattro agenti in borghese e la tua amica praticante... va a cercarli! Abbi cura di te... nessuno ti seguirà sulla via del ritorno!”.

Ho detto: “Fratello, mi dispiace di non aver fatto bene. Ti ho fatto lavorare in una giornata così calda! Grazie per la tua gentilezza. I tuoi genitori vivranno una vita lunga e sicura grazie a un figlio come te. Tua moglie e i bambini saranno orgogliosi di te. Si sta facendo buio, quindi non correre sulla via del ritorno e presta attenzione alla sicurezza. Auguro a te, che sei una brava persona, una vita sicura. Ti prego di ricordare che 'la Falun Dafa è buona' e che 'Verità, Compassione e Tolleranza sono buone', così facendo avrai un futuro radioso!”. Il poliziotto aveva le lacrime agli occhi e non riusciva a dire una parola. Si è limitato ad annuire ripetutamente.

Ho scoperto che la mia amica era in buone condizioni. Ho detto agli agenti in borghese: “La nostra bicicletta ha graffiato la vostra macchina. Ho 100 yuan. I soldi potrebbero non essere sufficienti, ma per favore prendeteli come risarcimento”. Si sono rifiutati di prenderli. Anche il poliziotto in divisa ha detto di no. Ho detto: “Un coltivatore deve essere una brava persona ovunque si trovi. Se mentre mi inseguivate avessi graffiato la macchina della polizia, non avrei pagato perché stavate facendo una cattiva azione. Tuttavia la macchina è stata graffiata quando mi avete portato qui, quindi in questo caso devo pagare!”.

Vedendo che ero sincera hanno preso i soldi. L'altra praticante ha poi detto: “La polizia ha pagato 50 yuan per farmi vedere dal dottore. Devo restituire quei soldi; non posso lasciare che paghino loro. Ho sorriso e ho detto agli agenti: “Mi dispiace di avervi fatto lavorare di domenica. Guidate con prudenza sulla via del ritorno! Dovete ricordare che 'la Falun Dafa è buona' e che 'Verità, Compassione e Tolleranza sono buone’. Vi auguriamo di vivere in pace”. Diversi poliziotti in macchina ci hanno salutate.

Dopo più di tre ore di battaglia tra il bene e il male, otto poliziotti hanno finalmente scelto di schierarsi dalla parte del bene. Grazie, Maestro, per aver protetto e benedetto le tue discepole lungo il cammino. Ti siamo entrambe sinceramente grate!