(Minghui.org) All’inizio di quest’anno è stata diagnosticata una malattia mentale a un’insegnante in pensione di 75 anni, residente a Daqing nella provincia dell’Heilongjiang, dopo essere stata sottoposta a una lunga serie di maltrattamenti nel carcere femminile provinciale (noto anche come carcere femminile di Harbin).
L’ultima condanna di Mou Yongxia deriva da un precedente arresto, avvenuto il 16 marzo 2018. Durante la detenzione ha manifestato alcuni sintomi e, il 10 luglio 2018, è stata rilasciata su cauzione. L’11 settembre 2019 è stata nuovamente arrestata ad Harbin (capitale della provincia dell’Heilongjiang). Nel maggio 2020 è comparsa davanti al tribunale distrettuale di Ranghulu, nella città di Daqing, ed è stata condannata a sei anni di prigione.
È la seconda volta che Mou viene condannata per la sua fede nel Falun Gong, una pratica per il benessere della mente e del corpo nota anche come Falun Dafa, che viene perseguitata dal Partito Comunista Cinese dal luglio 1999. In precedenza, nel 2008, era stata condannata a quattro anni di prigione e aveva scontato la pena nel carcere femminile della provincia dell’Heilongjiang, dove era stata brutalmente torturata.
Dopo che le è stato ordinato di scontare il suo secondo mandato nella stessa prigione, la donna è stata nuovamente sottoposta a varie forme di abuso. Ha scritto molte lettere al direttore del carcere e ai capi divisione, chiedendo loro di smettere di perseguitare le praticanti del Falun Gong imprigionate come lei. Le autorità non le hanno dato ascolto e ha dovuto affrontare continue brutalità. Conseguentemente la sua salute è peggiorata, al punto che non riusciva più a camminare normalmente.
Un giorno, nel mese di agosto dell’anno scorso, Mou è diventata incontinente e si è sporcata i pantaloni. La detenuta Zhao Chao, appena incaricata di sorvegliarla, l’ha picchiata selvaggiamente e le ha spruzzato addosso acqua fredda. Da quel momento in poi, la donna ha mostrato uno stato mentale anormale. La capo delle detenute, Pang Shoumei, ha continuato a picchiarla e ha ordinato anche ad altre detenute di fare lo stesso. La detenuta Wang Xin è stata particolarmente crudele con lei.
Due giorni prima del Capodanno cinese di quest’anno (22 gennaio), la detenuta Yang Haiyan (che nel frattempo è stata rilasciata) si è spazientita perché Mou non riusciva a camminare velocemente. L’ha spinta con forza e l’ha fatta cadere. Il suo volto si è gonfiato. Quella notte ha avuto anche frequenti minzioni e si è dovuta alzare più di 10 volte. Non potendo accovacciarsi per usare il bagno normalmente, ha dovuto sedersi su un vaso da notte. Le detenute l’hanno picchiata per aver interrotto il loro sonno.
Pei Tong, vice capo della divisione in cui era detenuta la donna, l’ha portata in un ospedale esterno per una valutazione medica. Le è stato riscontrato un disturbo mentale (anche se Pei non ha rivelato il nome esatto della malattia).
Secondo le praticanti del Falun Gong incarcerate nella stessa cella di Mou, lei non era più in grado di riconoscerle.
Anche altre praticanti del Falun Gong hanno subito abusi
La prigione ha usato tattiche di coinvolgimento per istigare l’odio delle detenute nei confronti delle praticanti del Falun Gong. A volte le guardie impedivano alle detenute di lavarsi i denti, adducendo come motivazione il fatto che una certa praticante si rifiutava di rinunciare alla sua fede nel Falun Gong. Alcune detenute hanno picchiato le praticanti, mentre le guardie chiudevano un occhio.
Una praticante di nome Wu Xi è stata vittima di questa tattica di coivolgimento. Ogni giorno, per più di due mesi, è stata picchiata dalle detenute, riportando segni di ferite sul volto, sul collo e sulle mani.
L’anno scorso una detenuta di nome Xiao Shufen ha minacciato più volte le praticanti. “Se dici ancora “la Falun Dafa è buona” ti riempio la bocca con uno straccio del gabinetto!”.
Per ottenere un alto “tasso di trasformazione” (percentuale di praticanti del Falun Gong costretti a rinunciare alla loro fede), le guardie carcerarie hanno selezionato appositamente criminali spietate come assistenti, al fine di torturare le praticanti in modi estremamente crudeli.
Shi Genghui, vice direttore della prigione, responsabile della riforma ideologica delle detenute, ha lavorato personalmente alla trasformazione di alcune praticanti del Falun Gong.
Si è appreso che due delle praticanti del Falun Gong imprigionate hanno incaricato i loro familiari di assumere degli avvocati e presentare delle denunce contro la prigione, per averle sottoposte a varie forme di tortura. Una praticante ha presentato la sua denuncia al procuratore residente nella prigione e un’altra all’Ufficio di gestione carceraria. Dopo le loro denunce, le guardie hanno ridotto le torture nei confronti delle due praticanti. Anche altre praticanti imprigionate dovrebbero intraprendere azioni legali, per proteggersi e ridurre la loro persecuzione.
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