(Minghui.org) Al padre di una residente a Taiwan sono state negate la visite dei familiari, mentre sta scontando una pena di tre anni e mezzo, nella Cina continentale, per aver praticato il Falun Gong, una disciplina spirituale e di meditazione che viene perseguitata dal regime comunista cinese dal 1999.
Il 20 gennaio 2021 Bai Xuesong, della città di Anshan nella provincia del Liaoning, è stato arrestato e, il 29 settembre dell’anno scorso, è stato condannato. Lo scorso 25 aprile l’uomo è stato trasferito nella prigione della città di Dalian, nella provincia del Liaoning, e attualmente è detenuto nel quinto reparto.
L’unica figlia di Bai, Bai Zongyue, ha dichiarato al sito web Minghui che, prima del ricovero in prigione del padre, egli aveva già subito brutali torture nel Centro di detenzione n. 2 della città di Anshan, che gli avevano fatto perdere 20-25 chilogrammi di peso e aveva un’andatura instabile. Poiché la prigione di Dalian è nota per le torture ai praticanti del Falun Gong, la figlia è molto preoccupata per il benessere di suo padre.
Bai ha aggiunto: “Secondo me, le forze dell’ordine dovrebbero arrestare i criminali e garantire la sicurezza pubblica e la pace, ma ora hanno incastrato e imprigionato una persona innocente che voleva solo praticare la sua fede”.
Diventare una persona migliore praticando il Falun Gong
Bai ha raccontato che suo padre, dopo aver iniziato a praticare il Falun Gong nel 1993, ha abbandonato molte cattive abitudini e da allora ha goduto di buona salute.
“A quel tempo il Qigong era molto popolare. Un amico di mio nonno ha dato a mio padre una copia dello Zhuan Falun, l’insegnamento principale del Falun Gong. Interessato dopo aver letto il libro, la mattina dopo si è recato nel parco con la bicicletta per cercare un luogo di pratica. Dopo aver iniziato a praticare il Falun Gong, ha abbandonato molte cattive abitudini, come fumare, bere e giocare d’azzardo. Anche i suoi amici e colleghi hanno detto che è diventato una persona diversa”, ha ricordato Bai.
Poco dopo, l’enterite cronica dell’uomo è scomparsa e non ha più dovuto prendere alcun farmaco.
“In seguito, mio padre ha trovato lavoro in una società di intermediazione immobiliare. Una volta uno dei suoi colleghi ha detto a mia madre: “Tuo marito ha sempre rinunciato a buone opportunità di carriera per permettere ad altri di averle, ma non si è mai sottratto ad aiutare i suoi colleghi quando incontravano delle difficoltà”. Quando una volta mia madre si è recata nella sua azienda, il suo direttore e i suoi colleghi le hanno detto: “Sei stata fortunata a sposare una persona così gentile”, ha detto Bai.
Perseguitato per aver sostenuto la sua fede
Dopo che il regime comunista cinese ha iniziato la persecuzione del Falun Gong nel luglio 1999, alla fine di dicembre dello stesso anno Bai si è recato a Pechino per chiedere il diritto di praticare il Falun Gong ed è stato arrestato. In seguito è stato riportato ad Anshan dalla polizia locale e trattenuto nel centro di detenzione della città di Haicheng.
All’epoca sua figlia Bai aveva solo due anni. “Ricordo ancora il momento in cui mia madre mi ha portata al centro di detenzione per andare a trovare mio padre. Eravamo separati dal vetro e io sapevo solo dire “papà” al telefono”.
Bai è stato detenuto per 40 giorni, durante i quali ha subito brutali torture. Dopo che la sua famiglia ha presentato una petizione alle agenzie competenti, spendendo 70.000 yuan (circa 8.940 euro) per intrattenere i responsabili delle decisioni sul suo caso, l’uomo è stato finalmente rilasciato.
Secondo la figlia, poiché la carta d’identità del padre era stata segnalata, era quasi impossibile per lui trovare un lavoro, lasciando la famiglia in una situazione finanziaria disastrosa. Nel 2009 si è trasferito a Qinhuangdao, nella provincia dell’Hebei, per cercare aiuto da un parente. Poiché Qinhuangdao è una città costiera, frequentata da molti turisti, ha gestito un’attività di affittacamere in casa, che gli ha permesso di ottenere un reddito decente.
Ma la vita tranquilla della famiglia non è durata a lungo. Nell’aprile 2013, quando l’uomo si è recato a prendere un inquilino, è stato fermato da agenti che gli hanno perquisito la borsa. Bai aveva un opuscolo del Falun Gong nella borsa ed è stato stato nuovamente arrestato. Alla stazione di Bataling, alcuni agenti lo hanno picchiato con un grosso bastone di legno e tenuto in una gabbia di metallo. Il giorno dopo è stato condotto nella prigione di Qinhuangdao. Per protestare contro la persecuzione, l’uomo ha fatto uno sciopero della fame. Grazie ai grandi sforzi dei suoi familiari per salvarlo, cinque giorni dopo è stato rilasciato.
Illustrazione della tortura: Gabbia di metallo
Nell’estate del 2014 l’uomo ha accompagnato la moglie, la figlia e i genitori a Qinhuangdao. Non appena è arrivato a casa, ha scaricato i bagagli e stava per andare al lavoro, ma è stato arrestato da diverse decine di agenti che lo stavano aspettando. Lo hanno portato alla stazione di Bataling, gli hanno strappato di mano le chiavi dell’auto e lo hanno riportato a casa per una perquisizione. Bai è stato rilasciato solo a mezzanotte.
Nel 2015 la figlia Bai si è recata a Taiwan per frequentare l’università. Durante l’estate 2016 è rimasta lì per uno stage. Durante questo periodo, sua madre si è recata a Taiwan per stare un po’ con lei. “Alla fine di luglio, mio padre mi ha chiamato per augurarmi buon compleanno, ma non mi aspettavo che poco dopo sarebbe stato arrestato e solo dopo un anno e mezzo avrei risentito la sua voce”, ha dichiarato Bai.
Secondo le informazioni raccolte da Minghui, il 3 agosto 2016 Bai è stato arrestato mentre acquistava oggetti per le figlie di un altro praticante del Falun Gong, che avevano perso il padre a causa della persecuzione. Il 10 ottobre 2017 l’uomo è stato condannato a un anno e otto mesi dal tribunale di Lulong.
Quando il 1° aprile 2018 è stato aiutato dai suoi familiari a uscire dal centro di detenzione della contea di Lulong, al termine della sua pena, era emaciato, pesava meno di 110 libbre (circa 50 chilogrammi) e zoppicava. Gli ci è molto tempo per riprendersi.
La figlia ha ricordato che, a causa della sua fede nel Falun Gong, è stato arrestato e perseguitato almeno sei volte dall’inizio della persecuzione. L’ultimo arresto risale al 20 gennaio 2021, quando ha dato un passaggio a una praticante anziana per andare a trovare un altro praticante ad Anshan. La polizia di guardia lo ha arrestato appena arrivato a destinazione.
L’uomo ha protestato con gli agenti dicendo di non aver violato alcuna legge, ma loro hanno risposto: “Ti rilasceremo se maledirai Li Hongzhi (il fondatore del Falun Gong)”.
In seguito Bai ha scritto in una denuncia contro la polizia: “Cosa è successo al mondo? La polizia mi ha ordinato di maledire le persone, altrimenti mi avrebbe trattenuto. La polizia non dovrebbe arrestare le persone cattive?”.
Condannato alla prigione
Quella sera l’uomo è stato interrogato alla stazione di Fanrong. Il vice capo Wu Chunsong lo ha costretto a sedersi su una sedia di ferro e ha continuato a schiaffeggiarlo e gli ha anche colpito la testa con una bottiglia di coca-cola piena d’acqua. Quando Wu si è stancato, ha ordinato a un altro agente di 20 anni di continuare a picchiarlo. Il giorno successivo un terzo agente, Zhang Jian, ha trascinato Bai in bagno e lo ha colpito alla testa con un oggetto duro. In seguito, l’uomo è stato portato al Centro di detenzione n. 2 della città di Anshan e, il 29 settembre dell’anno scorso, è stato condannato.
Solo il 30 marzo scorso la sua famiglia ha potuto vederlo per la prima volta, dopo oltre due anni dal suo arresto. I familiari hanno detto che era emaciato e aveva perso più di 20 chilogrammi.
Senza che la sua famiglia ne fosse a conoscenza, il 10 aprile Bai è stato trasferito nella prigione di Nanguanling e, 15 giorni dopo, nella prigione di Dalian.
Il 14 aprile scorso i suoi familiari hanno presentato ricorso in appello presso il tribunale intermedio di Anshan. Hanno chiesto al giudice di sostenere la giustizia e di assolverlo, ma senza successo.
Visite negate dalla prigione di Dalian
Negli ultimi 24 anni la provincia del Liaoning è stata una delle regioni con la più grave persecuzione del Falun Gong. Innumerevoli praticanti sono stati arrestati e torturati. Molti di loro hanno perso la vita.
Il cancello della prigione di Dalian
L’8 maggio scorso i familiari di Bai hanno viaggiato per più di 160 miglia (circa 260 chilometri), da Anshan a Dalian, ma non hanno potuto fargli visita. Hanno chiamato vari dipartimenti carcerari per richiedere il permesso di visita, ma senza successo. Il 23 maggio si sono recati di nuovo in prigione, ma non hanno ancora potuto vederlo. Una guardia carceraria ha sottolineato che non sarebbero state concesse visite alla famiglia di Bai, se non avesse rinunciato al Falun Gong.
All’inizio di giugno la prigione ha chiamato la madre dell’uomo, sostenendo che la decisione di negare le visite alla famiglia e la corrispondenza si basava sulle “Misure provvisorie per la gestione del trattamento classificato delle carceri nella provincia del Liaoning”, emesse il 20 aprile dell’anno scorso.
La figlia ha dichiarato: “Spero che la comunità internazionale e coloro che hanno a cuore i diritti umani possano aiutarci. Chiedo che il Partito Comunista Cinese rilasci immediatamente mio padre Bai Xuesong”.
Ha aggiunto che, condividendo la storia della sua famiglia, spera di far conoscere a un maggior numero di persone il Falun Gong, i suoi benefici per i praticanti e le loro famiglie, oltre alla persecuzione del regime comunista. “Una pratica così importante dovrebbe essere incoraggiata e celebrata, invece di essere perseguitata. Spero che ogni persona innocente attualmente incarcerata possa essere presto rilasciata e ricongiungersi con la propria famiglia”.
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