(Minghui.org) Una donna nata a Xi’an, nella provincia dello Shaanxi, sta affrontando un processo a Chongqing per la sua fede nel Falun Gong, una pratica per il benessere della mente e del corpo, che viene perseguitata dal Partito Comunista Cinese (PCC) dal luglio 1999.
Negli ultimi anni Zhao Li, di circa 65 anni, ha vissuto con la famiglia della figlia nel distretto di Yubei a Chongqing. Nel mese di giugno dell’anno scorso, dopo aver letto la notizia della sua condanna di praticanti del Falun Gong innocenti, ha scritto una lettera al giudice Liu Lipeng del tribunale distrettuale di Wujiang, della città di Suzhou nella provincia del Jiangsu, esortandolo a non partecipare alla persecuzione.
Liu ha inoltrato la lettera alla stazione di Xinpaifang, nel distretto di Yubei. Il 18 luglio dell’anno scorso Tao Jinglin, della stazione di polizia, e quattro agenti del dipartimento di polizia distrettuale di Yubei, tra cui un certo Wang, hanno fatto irruzione nell’abitazione di sua figlia. Gli agenti hanno confiscato a Zhao il computer, la stampante e altri effetti personali. La donna, interrogata presso la stazione di polizia, è stata minacciata di non rivelare a nessuno del suo arresto, altrimenti avrebbe subito gravi conseguenze. La sera stessa, prima di rilasciarla su cauzione, è stata costretta a firmare il verbale dell’interrogatorio.
Nel maggio di quest’anno l’agente Wang e un ufficiale di polizia di nome Lu hanno interrogato nuovamente la donna e hanno presentato il suo caso alla Procura distrettuale di Jiangbei, usando la lettera come prova d’accusa contro di lei.
Jiangbei e Yubei sono tra i 26 distretti di Chongqing. Il procuratore distrettuale di Jiangbei è stato designato per gestire i casi relativi al Falun Gong nella regione.
Il 6 giugno Zhao è stata convocata in procura per essere interrogata. La donna ha chiesto al procuratore Liu Jie quale legge avesse infranto. Liu ha sbottato: “Ci sono leggi dappertutto, fuori in strada. Vada lei stessa a cercare una legge!”. Zhao non riusciva a credere che un funzionario del governo potesse dire una tale assurdità e ha chiesto di nuovo di vedere i documenti legali per giustificare la persecuzione del Falun Gong. Liu è rimasto in silenzio. La donna si è rifiutata di firmare i verbali dell’interrogatorio, al quale era presente anche un impiegato di nome Wang.
Non è la prima volta che Zhao viene presa di mira per la sua fede nel Falun Gong. Nel luglio 1999, poco dopo l’inizio della persecuzione, si è recata in piazza Tiananmen a Pechino per appellarsi al diritto di praticare la sua fede. È stata riportata a Xi’an, nella provincia dello Shaanxi, e le è stato imposto un anno e mezzo di lavori forzati. Nel campo di lavoro femminile dello Shaanxi, è stata brutalmente torturata ed è sopravvissuta a stento.
Nel 2015 la Corte Suprema del popolo ha emesso “pareri sulla riforma del sistema di registrazione”, promettendo di garantire la registrazione e il trattamento di tutte le denunce presentate. Dopo l’entrata in vigore di questa nuova politica, il 1° maggio 2015 i praticanti del Falun Gong in tutta la Cina hanno iniziato a presentare denunce penali contro l’ex leader del PCC Jiang Zemin, per aver ordinato la persecuzione del Falun Gong e aver causato loro danni irreparabili.
Anche Zhao si è unita all’ondata di denunce contro Jiang ed è diventata di nuovo un bersaglio della persecuzione. La mattina presto del 15 aprile 2016 stava tornando a casa dopo aver terminato il suo turno di notte, quando è stata arrestata dagli agenti dell’Ufficio di sicurezza interna del distretto di Yanta, nella città di Xi’an. La donna è stata trattenuta nel centro di detenzione del distretto di Yanta ed è stata accusata di “aver stabilito contatti con molte persone”. All’inizio di febbraio 2018 il tribunale distrettuale di Yanta l’ha condannata a due anni e mezzo di prigione, trascorsi nel carcere femminile dello Shaanxi.
Il marito di Zhao è deceduto poco dopo la nascita della figlia e lei è stata costretta a crescerla da sola. Dopo la laurea, la figlia ha trovato lavoro a Chongqing. Dopo il suo rilascio, Zhao si è trasferita da lei, per aiutarla a prendersi cura della nipote.
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