(Minghui.org) È stato recentemente confermato che Zhong Yimei della città di Bijie, nella provincia del Guizhou, è stata condannata a sette anni di prigione per la sua fede nel Falun Gong, una pratica per il benessere fisico e spirituale che viene perseguitata dal Partito Comunista Cinese dal luglio 1999.
Nel mese di giugno 2020 Zhong Yimei, di 43 anni, è stata arrestata e portata nel centro di detenzione della città di Bijie. I suoi familiari non hanno ricevuto una notifica ufficiale sul suo caso. Sono venuti a conoscenza della sua pena detentiva da un informatore, ma non hanno idea di quando sia stata incriminata, processata o condannata. Chiedono alle persone che conoscono la sua situazione di rivelare ulteriori dettagli.
Nel 2011, prima dell’ultima sentenza, la donna era stata condannata a cinque anni, sempre per aver praticato il Falun Gong. Suo padre era così sconvolto che, l’8 novembre 2011, il giorno dopo la sua ammissione in prigione, è deceduto. Poco dopo è stata licenziata dal suo posto di lavoro.
Intraprendere il Falun Gong
Una volta Zhong ha condiviso la sua esperienza positiva dopo aver iniziato a praticare il Falun Gong: “Per due anni, la mia testa si sentiva sempre pesante e facevo fatica persino ad aprire le palpebre. Ero in un costante stato di vertigini e sonnolenza. Non riuscivo a concentrarmi negli studi. Ho fatto iniezioni e preso pillole, ma niente mi ha aiutato. Un familiare mi ha suggerito di provare il Falun Gong. Non appena ho iniziato a praticare gli esercizi, i miei sintomi sono diminuiti e la mia mente è diventata chiara, acuta e reattiva. Il mio rendimento scolastico è migliorato rapidamente”.
Nel 2011 condannata a cinque anni
Dopo essersi laureata, Zhong ha trovato lavoro presso la Scuola superiore tecnica professionale della città di Bijie.
All’inizio del 2011 ha parlato del Falun Gong a un amministratore della scuola e il preside Zhou Guangming l’ha denunciata all’Ufficio per la sicurezza interna della città di Bijie. Il 5 gennaio dello stesso anno un altro preside, Yan Shikang, l’ha trattenuta nel suo ufficio fino a quando un gruppo di agenti è arrivato e l’ha arrestata. Tra gli agenti c’erano Wang Jianrong, capo dell’Ufficio per la sicurezza interna della città di Bijie e dell’Ufficio 610 municipale, Wei Hong, ufficiale dell’Ufficio 610 del distretto di Qixingguan, Zhao Qianyue e Nie Shaoyuan.
La polizia ha portato la donna nel suo appartamento e le ha confiscato una grande quantità di oggetti di valore, tra cui libri del Falun Gong, 5.000 yuan (circa 634 euro) in contanti e un libretto bancario sul quale veniva depositato il suo stipendio, che aveva un saldo di 19.000 yuan (circa 2.410 euro), un computer portatile, due stampanti Canon, due taglierine per la carta, due cucitrici, un modem a banda larga, una ciabatta elettrica, carta da stampa, inchiostro e altre forniture, tre lettori MP3 e MP5, telefoni cellulari e altri accessori.
Dopo l’irruzione, gli agenti l’hanno portata all’Ufficio 610 di Bijie per interrogarla. La donna si è rifiutata di rispondere alle loro domande. Più tardi è stata condotta al Centro di detenzione locale.
Il procuratore Li Longxing della Procura di Bijie ha incriminato Zhong dopo aver ricevuto il suo caso dalla polizia. Il 31 maggio 2011, quando è stata processata, il suo avvocato di Pechino ha difeso la sua innocenza nel praticare il Falun Gong, ma il tribunale l’ha comunque condannata a cinque anni di prigione. Il verdetto è stato annunciato nel settembre 2011. Tra i giudici e gli impiegati coinvolti nella sentenza vi erano Wang Xiaolan, Wang Yong, Zhou Weina e Deng Shujun.
L’appello della donna è stato presto respinto dal tribunale intermedio di Bijie. L’8 novembre 2011 è stata ammessa nella prima prigione della provincia del Guizhou. Suo padre, affranto, il giorno dopo è deceduto. La donna è stata anche licenziata dal lavoro d’insegnante.
Lavaggio del cervello e torture in prigione
Le guardie carcerarie hanno sottoposto Zhong a un incessante lavaggio del cervello e l’hanno torturata, per costringerla a rinunciare al Falun Gong. Una volta ha descritto le sue sofferenze:
“Dalle 9:00 del mattino fino alla mezzanotte di ogni giorno mi hanno costretta a guardare DVD che diffamavano il Falun Gong, dopo di che non mi era permesso di dormire, ma venivo costretta a camminare, correre o sedermi in cella. Non mi era nemmeno permesso di usare il bagno”.
“Una volta una guardia ha ordinato a un assassino di pizzicarmi forte il collo. Mi ha fatto così male che sembrava che mi stessero strappando un osso. Un’altra volta, in pieno inverno, Song Hongyan e altri mi hanno versato addosso acqua ghiacciata e privata del sonno per 24 ore di seguito. Non appena mi assopivo, mi versavano di nuovo addosso l’acqua fredda. Questa tortura è durata un’intera settimana”.
“In un’altra occasione, le guardie hanno ordinato a cinque detenuti di prendermi a calci e pugni, mentre mi imprecavano contro, perché mi rifiutavo di scrivere dichiarazioni di rinuncia al Falun Gong. Quando non venivo torturata, le guardie mi costringevano a lavorare contro la mia volontà”.
Nel 2015 nuovamente presa di mira
Nell’ottobre 2015 Zhong ha presentato una denuncia penale contro l’ex dittatore Jiang Zemin, per aver iniziato la persecuzione del Falun Gong. La Procura Suprema del Popolo e la Corte Suprema del Popolo hanno trasmesso la sua denuncia alla polizia di Bijie, che si è subito messa sulle sue tracce.
La donna è stata arrestata nella contea di Pan, nella provincia del Guizhou. Le autorità le hanno confiscato 35.200 yuan (circa 4.465 euro) in contanti. Tra le banconote ce n’erano 200 yuan (circa 26 euro) con messaggi del Falun Gong stampati sopra (poiché tutti i canali legali di appello sono bloccati per i praticanti del Falun Gong, essi usano mezzi creativi, tra cui la stampa di messaggi sulle banconote, per informare le persone sulla persecuzione). Il denaro confiscato non le è stato restituito.
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