(Minghui.org) Studiavo la Fa, facevo gli esercizi e inviavo regolarmente pensieri retti: mi impegnavo molto, quindi dormivo meno e mi sentivo molto stanco, ma il mio carattere non mostrava miglioramenti. Non mi stavo impegnando duramente invano? Stavo cercando di salvare la faccia e creare un’immagine da mostrare agli altri, ma in realtà non stavo coltivando me stesso.
A causa del mio attaccamento a salvare la faccia, ho affrontato un programma molto impegnativo: mi alzavo molto presto ogni mattina, non perché cercassi di essere diligente, ma per il mio desiderio di entrare a Shen Yun e per la mia natura competitiva. Pensavo che alzarsi presto fosse l’ottenimento di qualcosa che altri non avrebbero potuto avere.
Mi sentivo in apprensione ogni volta che non riuscivo a raggiungere il risultato desiderato, mentre mi esercitavo con il violino a scuola, e la mia insoddisfazione mi spronava a esercitarmi maggiormente. Confrontavo le mie capacità e i miei progressi con quelli di chi mi stava intorno. Durante le lezioni da solista e quando mi esibivo, continuavo a chiedermi: “Dopo avermi sentito suonare, gli altri diranno che sono migliorato? Se sbaglio qualche nota, mi criticheranno per i miei errori?”.
Questi pensieri mi venivano talmente naturali che non mi rendevo conto di averli. Quando si suona uno strumento musicale, prima di poterlo fare con competenza, è necessario sapere che cosa suona bene e che cosa suona male. Lo stesso vale per la coltivazione. Non ero consapevole dei miei cattivi pensieri e mi chiedevo perché continuassi a essere così nervoso sul palco. Il risultato era che non riuscivo a fare una buona esibizione. In seguito ho scoperto che il nervosismo era radicato nei miei attaccamenti umani.
Ho un forte attaccamento a salvare la faccia, all’invidia, alla lussuria e all’ostentazione, ma continuavo a rifiutare di ammetterne l’esistenza. La resistenza più forte l’ho incontrata nell’ammettere il mio attaccamento alla lussuria e all’invidia, ma rifiutare di ammetterne l’esistenza non significava che fossero scomparsi. Prima o poi, questi attaccamenti sarebbero riapparsi e avrebbero dovuto essere eliminati.
Se mi rendevo conto che gli altri non erano abili come me, mi sentivo un po’ più felice. Se mi rendevo conto che gli altri erano migliori di me, iniziavo a provare un po’ d’invidia. Quando quelli che all’inizio erano inferiori a me e improvvisamente diventavano migliori, la mia invidia aumentava per la paura di perdere la faccia,. Nascondevo abilmente la mia natura invidiosa, perché mi rifiutavo di mostrarla agli altri. Persino essere diligente era un’illusione che usavo per evitare di perdere ulteriormente la faccia.
Mettere da parte l’orgoglio e condividere le proprie mancanze con gli amici praticanti
L’anno scorso ho incontrato un amico. All’inizio lo consideravo negativamente, perché non era diligente come me nella coltivazione. Pensavo che alzarsi presto per praticare gli esercizi e studiare a lungo la Fa fosse lo standard per definire la diligenza, quindi ho cercato di aiutarlo. All’inizio ero felice per lui quando vedevo che faceva progressi. Ma quando il suo livello di diligenza si è avvicinato al mio, ho iniziato a provare invidia. Quando i miei pensieri negativi sono diventati più forti, sono iniziati disaccordi e conflitti che hanno inasprito il nostro rapporto.
La gelosia e le emozioni sembravano legate alla mutua interdipendenza e causavano una scarsa collaborazione tra me e il mio amico praticante. Lui di solito si svegliava più tardi di me, in linea con la mia percezione che non fosse diligente. Tuttavia ogni volta che si alzava prima di me, diventavo leggermente invidioso. Poiché l’emozione non era forte, non vi prestavo molta attenzione. Nel giugno dell’anno scorso, il mio amico ha fatto un’audizione per un posto in Shen Yun e i suoi pensieri retti sono diventati molto forti. Non mi è stata offerta questa opportunità, anche se mi ritenevo più diligente di lui. Il mio fallimento nell’ottenere un’audizione per Shen Yun ha suscitato sentimenti di estrema invidia.
Volevo liberarmi dell’invidia, ma sapevo che avrei dovuto esporre il problema ai miei amici e chiedere il loro aiuto. Ma poiché volevo salvare la faccia, non riuscivo a parlargli dei miei problemi. Di conseguenza, per quanto mi sentissi infastidito per i miei attaccamenti, nonostante le mie difficoltà, ho taciuto, pensando di potermene liberare da solo in qualche modo.
Il Maestro ha detto:
“Anche il desiderio umano di salvare la faccia è molto forte. In realtà, se tranquillizzi la tua mente e non ti porti dietro così tanto bagaglio, coltiverai più rapidamente.” (Lezione alla Conferenza della Fa in Australia)
Poiché davo la priorità a salvare la faccia e a non rivelare le mie mancanze agli altri, il mio progresso nella coltivazione era molto lento. Un amico praticante, che per caso ha letto quello che stavo scrivendo in questo articolo, ha commentato: “Non ho notato la tua invidia”. Sì, perché la nascondevo bene. Alla fine della rettifica della Fa, se continuerò a nutrire attaccamenti e a rifiutarmi di esporli perché voglio mantenere l’immagine di praticante diligente, i miei sforzi di coltivazione non serviranno a nulla. Per chi starei coltivando? Non volevo un esito negativo.
Ho iniziato a lavorare sul mio problema. Una volta, mentre provavo con l’orchestra, ho sentito che il mio amico suonava meglio di me. Dopo le prove, ne ho parlato con lui e ho ammesso il mio attaccamento alla competizione. Sorprendentemente, anche lui ha ammesso di avere lo stesso problema. Abbiamo scoperto che eccellevamo in aspetti diversi della musica e che se ci aiutavamo a vicenda potevamo imparare e migliorare insieme. L’invidia reciproca avrebbe causato solo conflitti. La mia gelosia e la mia tendenza alla competizione sono diminuiti dopo la nostra discussione. Se l’avessi fatto prima, avrei potuto liberarmi di questo attaccamento molto tempo fa. L’orgoglio mi ha spinto a mantenere questi attaccamenti.
Mi sono sentito di nuovo geloso durante una prova d’orchestra. Dopo qualche esitazione, ho condiviso i miei sentimenti con questo amico praticante e poco dopo, ho sentito che la mia invidia diminuiva ancora. Anche il protagonista del film “Once We Were Divine” aveva manifestato gelosia, ma se n’era liberato rapidamente. All’inizio credevo che eliminare questo attaccamento sarebbe stato un processo rapido, eppure questo attaccamento continuava a ripetersi. Mi sentivo frustrato: “Non mi sono liberato di questo attaccamento?” Le prove continuavano ad apparire di continuo, anche se ogni volta di rilevanza minore. In seguito mi sono reso conto che si trattava di un processo di eliminazione relativamente normale.
In seguito, ogni volta che mi sentivo geloso o competitivo, provavo ad affrontarlo. Se questi sentimenti persistevano, chiedevo aiuto al Maestro. Ho affrontato molte prove sull’invidia e sapevo che erano state predisposte per aiutarmi ad abbandonare l’attaccamento.
Avevo un altro compagno di classe che non era molto diligente, ma possedeva un talento eccezionale. Sosteneva di aver studiato a malapena la Fa dopo aver lasciato la scuola Ming Hui, ma riusciva a recitarla a memoria ogni volta che ne menzionavamo una particolare sezione. Aveva anche talento nella musica. Io ero il suo opposto: dovevo lavorare duramente per ottenere risultati e fallivo spesso nel processo. Di conseguenza sono diventato di nuovo invidioso.
Avendo imparato la lezione, ho condiviso subito con lui le mie mancanze e gli ho fatto conoscere i miei pensieri negativi nei suoi confronti. Mi ha confidato che anche lui era geloso di me. Mentre io ero geloso del suo talento, lui era geloso delle mie capacità. Questo scambio ci ha mostrato quanto fossero inutili i nostri sentimenti di gelosia. Dopo la nostra conversazione entrambi abbiamo imparato molto, abbiamo capito meglio i pensieri dell’altro e il mio sentimento d’invidia è diminuito.
Poi è successo qualcosa di triste. Questo compagno di classe è diventato dipendente dal suo cellulare. Tuttavia, ogni volta che passavo del tempo a sorvegliarlo, ritornava a essere diligente come prima. Ho passato molto tempo ad aiutarlo e, proprio quando stava per migliorare, poiché era in grado di progredire rapidamente con poco sforzo, ho formato nuovamente sentimenti di gelosia per il suo talento. La motivazione ad aiutarlo mi è venuta meno e lui è tornato alla sua cattiva abitudine.
In realtà, anche il talento è predestinato. Lui ce l’ha perché se lo merita, e la mia gelosia è infondata. L’universo è retto, a me manca perché non lo merito.
Ho consegnato il suo cellulare all’insegnante. Sebbene sembrasse la cosa giusta da fare, in realtà è stata una mossa poco saggia. Alla fine è stato espulso dalla scuola perché continuava a contravvenire alle regole. Un fattore importante è stato il fatto che gli abbia confiscato il telefono. Avevo buone intenzioni, ma ho finito per fare qualcosa di sbagliato. Invece di aiutarlo, l’ho spinto a tornare nel suo ambiente di vita originario, dove sarebbe stato ancora più difficile per lui controllare la sua dipendenza. Ho fallito a causa dei miei sentimenti di invidia e perché sono arrivato agli estremi.
Questo episodio mi ha fatto capire le difficoltà che i praticanti devono affrontare nel loro cammino di coltivazione. Non è sufficiente aiutare gli altri in modo superficiale. I praticanti non possono nutrire alcun attaccamento e devono aiutare gli altri sinceramente. Allo stesso tempo, ogni aiuto deve essere dato razionalmente in base alla situazione. Poiché è difficile da determinare, credo che la chiave per risolvere questo problema sia lo studio della Fa. Una volta che una persona riesce a distinguere il bene dal male, è improbabile che commetta cattive azioni nonostante le sue buone intenzioni.
Quando ne ho discusso con gli altri amici praticanti, mi hanno consigliato di non considerare la sua espulsione come un’evoluzione negativa. Poteva essere in realtà una buona cosa, visto che non siamo in grado di conoscere le disposizioni che ci sono dietro. I praticanti della Dafa hanno la protezione del Maestro. Presumendo che lui avesse fallito senza il mio aiuto: non starei forse facendo l’ipocrita? Da parte mia avere la certezza che avrebbe fallito senza di me e la convinzione di essere così eccezionale che gli altri non possono avere successo senza di me, era anche egoismo. Mi ero messo su un piedistallo e anche questo era una pecca legata al mio orgoglio.
Lo studio della Fa e la pratica degli esercizi non devono essere fatti per salvare la faccia
Un amico praticante mi ha invitato a unirmi a un gruppo di studio della Fa. Anche se ero impegnato in altri lavori, ho accettato per salvare la faccia. Poiché le mie motivazioni per lo studio della Fa non erano pure, mi distraevo e non sono mai riuscito a ricordare ciò che leggevo. Poiché studiavo la Fa per il bene del mio attaccamento, non riuscivo mai ad assimilare gli insegnamenti. Avevamo uno studio di gruppo della Fa ogni sera nel nostro dormitorio e io mi rifiutavo di abbandonare, non perché fossi diligente, ma perché volevo salvare la faccia, anche nelle occasioni in cui avevo troppo sonno per studiare bene.
Allo stesso modo, quando si trattava di praticare gli esercizi, mi svegliavo presto al mattino sentendomi molto dignitoso e diligente. Quando gli altri mi lodavano: “Wow, ti sei alzato così presto!” Sentivo di aver coltivato bene. Eppure mi addormentavo sempre mentre facevo gli esercizi. All’inizio avevo il terrore di perdere la faccia se gli altri avessero scoperto che dormivo durante gli esercizi. Ora, ogni volta che pratico, chiedo agli amici praticanti di vegliare su di me e di svegliarmi ogni volta che mi addormento. Il mio stato problematico è migliorato, anche se a volte mi addormento ancora.
Ho scoperto che mi addormentavo ogni volta che la mia mente vagava e potevo rimanere sveglio finché la mia mente rimaneva vuota. Gli esercizi generano energia per i praticanti, quindi logicamente non dovrei sentire sonno. Nell’articolo “Nessun errore” pubblicato su Minghui, l’autore ha scritto: “Ma il presentatore ha commesso un piccolo errore in una frase, facendo sì che la coscienza principale di alcuni spettatori perdesse la concentrazione per un secondo e si disconnettesse dalla corrente dorata della porta celeste”. Allo stesso modo, quando la mia mente vagava, i meccanismi degli esercizi installati dal Maestro smettevano di muoversi e io mi addormentavo. Durante la pratica la mia coscienza principale deve rimanere forte, altrimenti non riuscirò a ottenere l’effetto desiderato. Ho scoperto il valore di affrontare i miei errori, chiedere coraggiosamente aiuto e correggermi.
Essere realisti quando si scrive un articolo di condivisione di esperienze
Poiché volevo salvare la faccia, nella mia bozza di condivisione dell’esperienza dell’anno scorso non ho affrontato quel problema o quello dell’invidia, ma mi dilungavo in questioni di minore importanza. Pensavo che più lungo fosse l’articolo di condivisione, più alto fosse il mio livello di coltivazione. Non osavo scrivere di attaccamenti che gli altri non avevano o di attaccamenti particolarmente gravi, temendo che gli altri pensassero male di me. Inoltre, ho scritto di attaccamenti che avevo già risolto. Scrivevo questi articoli di condivisione delle esperienze per gli altri, non con la speranza di migliorare me stesso.
In futuro coltiverò me stesso invece di praticare per invidia e per spirito di competizione. Condividerò apertamente i miei attaccamenti con gli amici praticanti, senza paura di perdere la faccia. Solo così potrò diventare un autentico praticante.
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