(Minghui.org) All’inizio di febbraio è stato reso noto che una donna di 62 anni, residente nella città di Qingzhou nella provincia dello Shandong, è stata condannata a cinque anni per la sua fede nel Falun Gong, una disciplina per il benessere della mente e del corpo perseguitata dal Partito Comunista Cinese dal luglio 1999.

La condanna di Nan Zhenxin deriva dal suo arresto avvenuto il 10 marzo 2022. Il giorno dopo, gli agenti dell’Ufficio per la sicurezza interna della città di Qingzhou l’hanno rilasciata su cauzione, ma lo scorso anno l’hanno nuovamente arrestata. Non è chiaro quando sia stata incriminata, processata o condannata. I familiari hanno saputo solo che, dopo l’ingiusta condanna, è stata trasferita dalla prigione femminile della provincia dello Shandong al centro di detenzione della città di Weifang.

Non è la prima volta che la signora Nan viene presa di mira per la sua fede. Anche suo marito, Yuan Hexun, e la loro figlia sono stati ripetutamente perseguitati per aver praticato il Falun Gong. Nel 2002, in seguito a un arresto, il signor Yuan è stato condannato a otto anni e Nan a tre. La figlia, allora dodicenne, è stata trattenuta in un centro per il lavaggio del cervello per un mese.

Le prime persecuzioni

Nel settembre 2000 Yuan è stato arrestato dall’Ufficio per la sicurezza interna di Qingzhou e dalla stazione di polizia di Yunhe e detenuto per 15 giorni. In una data sconosciuta, intorno al 2000, Nan con sua figlia si sono recate a Pechino per appellarsi al Falun Gong. La donna è stata arrestata a Pechino e scortata a Qingzhou, dove è stata detenuta per due settimane.

All’inizio del 2001, Nan e altri nove praticanti sono stati arrestati durante una riunione. Gli agenti dell’Ufficio per la sicurezza interna di Qingzhou e della stazione di polizia di Chezhan hanno sequestrato 1.500 yuan (circa 195 euro) in contanti che Nan aveva con sé e hanno portato la donna in un centro per il lavaggio del cervello, dove è stata trattenuta per un periodo di tempo imprecisato.

Nella primavera del 2001, gli agenti dell’Ufficio 610 di Qingzhou hanno arrestato Yuan e lo hanno portato alla stazione di polizia di Chezhan, inoltre gli hanno confiscato 1.500 yuan in contanti che aveva con sé. In seguito l’hanno trasferito in un centro per il lavaggio del cervello e trattenuto per un periodo di tempo imprecisato.

Familiari arrestati nel 2002: genitori condannati e figlia dodicenne detenuta per un mese

Pochi mesi dopo, per evitare ulteriori persecuzioni, Yuan e Nan hanno lasciato la loro abitazione di Qingzhou e si sono stabiliti nella città di Weifang (che sovrintende amministrativamente a Qingzhou).

Nell’ottobre 2002, i coniugi e la loro figlia, allora dodicenne, sono stati arrestati e portati alla stazione di polizia di Xiguan, nella città di Weifang. La bambina è stata ammanettata e costretta a rimanere seduta sul pavimento di cemento per una notte intera.

L’ufficiale Li Chaomei ha scortato i suoi familiari fino a Qingzhou. Durante il viaggio, Li ha picchiato Yuan davanti alla moglie e alla figlia e gli ha serrato le manette appositamente per provocargli dolori insopportabili. Nan ha cercato di fermare Li e quest’ultimo ha minacciato di picchiare lei e la figlia.

Dopo essere arrivato a Qingzhou, Li ha portato Yuan e Nan al centro di detenzione locale e la loro figlia pre-adolescente in un centro per il lavaggio del cervello. Durante il mese di detenzione della ragazza, Liu Rongyou e altri le hanno urlato nelle orecchie e le hanno ordinato di rinunciare al Falun Gong. Nel novembre 2002, i suoi parenti sono stati costretti a pagare più di 1.000 yuan (circa 130 euro) affinchè la ragazza venisse rilasciata. Lei a dovuto spostarsi da una casa all’altra dei suoi parenti, perché i suoi genitori erano ancora detenuti.

Durante i nove mesi di reclusione presso il centro di detenzione di Qingzhou, Yuan è stato costretto a fare lavori forzati per 16-20 ore al giorno senza retribuzione. Veniva spesso picchiato e gli veniva data una misera quantità di cibo. In seguito è stato condannato a otto anni e nel 2003 è stato ammesso nella prigione dello Shandong. Le guardie carcerarie lo hanno maltrattato in vari modi. Una volta è stato costretto a indossare una camicia di forza e un’altra volta è stato costretto a rimanere seduto su un piccolo sgabello per 16 ore al giorno per 23 giorni di fila. Il risultato è stato l’incancrenimento dei suoi glutei. In seguito è stato rilasciato prima del tempo, almeno due anni prima della scadenza del suo mandato.

Strumento di tortura: Piccolo sgabello

Anche la signora Nan è stata condannata e le sono stati inflitti tre anni. Non è chiaro dove abbia scontato la pena.

Lui arrestato di nuovo nel 2008 e la moglie costretta ai lavori forzati

Nel luglio 2008, un mese prima delle Olimpiadi estive di Pechino, Zhou Yongkang, all’epoca membro del 17° Comitato permanente del Politburo (il più alto organo decisionale cinese) e Segretario del Comitato centrale per gli affari politici e legali, ha visitato la città di Weifang e ha emesso un ordine di arresto per i praticanti locali del Falun Gong.

Nel luglio 2008 Nan è stata arrestata poco dopo essere uscita di casa. Gli agenti dell’Ufficio per la sicurezza interna di Qingzhou le hanno sottratto le chiavi e hanno aperto la porta per fare irruzione nella sua abitazione. Hanno arrestato lei e il marito e confiscato il computer, la stampante, i telefoni cellulari e altri oggetti di valore della coppia.

I coniugi sono stati portati al centro di detenzione di Qingzhou, dove Nan è stata incatenata per quasi 20 giorni. Un mese dopo è stata sottoposta ai lavori forzati (termine sconosciuto), ma le è stata negata l’ammissione al campo di lavoro locale a causa dell’elevata ipertensione arteriosa. Yuan è stato trasferito in un centro per il lavaggio del cervello e trattenuto per altri due mesi. Nel marzo 2009, durante i due incontri politici annuali del regime comunista, è stato nuovamente arrestato e rinchiuso in un centro per il lavaggio del cervello per due settimane.

Arrestata nel 2012, al marito è stato imposto un anno di lavori forzati

Nell’aprile 2012 Nan è stata nuovamente arrestata, ma rilasciata agli arresti domiciliari, dopo che il centro di detenzione locale le aveva negato di essere ammessa a causa dell’ipertensione arteriosa.

Il 25 aprile 2012 Yuan è stato arrestato sul posto di lavoro. L’Ufficio per la sicurezza interna della città di Qingzhou e gli agenti della stazione di polizia di Chengli gli hanno sottratto le chiavi e hanno fatto irruzione nella sua abitazione. Gli hanno confiscato il computer, il cellulare e 800 yuan (circa 105 euro) in contanti. Il giorno dopo è stato portato al Centro di detenzione locale e un mese dopo gli è stato imposto un anno di lavoro forzato.

Per diversi mesi consecutivi, le guardie del campo di lavoro hanno costretto Yuan a lavorare per più di 10 ore al giorno. Spesso lo colpivano alla testa e lo costringevano a stare in piedi o seduto su un piccolo sgabello per lunghe ore. Di tanto in tanto non gli permettevano di dormire, fare la doccia o usare il bagno.

Moglie arrestata nel 2013 e torturata fino a ridurla in punto di morte in un centro per il lavaggio del cervello

Nel settembre 2013, l’Ufficio per la sicurezza interna di Qingzhou e la stazione di polizia di Chengli hanno arrestato nuovamente Nan, ma il centro di detenzione della città di Weifang ha rifiutato di ammetterla. Nel 2014 è stata nuovamente arrestata e portata in un centro per il lavaggio del cervello, dove è stata torturata quasi fino alla morte.

Lo stesso Liu Rongyou del centro per il lavaggio del cervello, che nel 2002 aveva abusato della figlia di Nan, ha torturato anche lei. Per 10 giorni di fila non le ha permesso di dormire. Di conseguenza, la donna è diventata disorientata. Liu e gli altri l’hanno poi colpita alla testa con i palmi delle mani. L’hanno anche pizzicata e palpeggiata su tutto il corpo, soprattutto nelle parti più sensibili.

Dopo più di un mese di torture, il volto di Nan è diventato estremamente gonfio e un giorno la donna ha perso coscienza. Solo allora è stata portata a casa. Ha ripreso conoscenza il giorno successivo. I familiari hanno chiamato un medico per visitarla e il dottore non poteva credere che i funzionari del regime comunista l’avessero torturata fino a ridurla in fin di vita.

Il giorno successivo, dopo che ha ripreso conoscenza, i familiari di Nan l’hanno portata all’ospedale materno-infantile. Un medico è rimasto sorpreso quando le ha sollevato i vestiti per esaminare l’addome gonfio e pieno di ulcerazioni. Ha consultato un altro medico ed entrambi hanno detto che il loro ospedale non era in grado di curare le sue gravi condizioni. Hanno quindi indirizzato la donna all’ospedale del popolo della città di Qingzhou, che ha richiesto un versamento di 10.000 yuan (circa 1.300 euro) prima di poterla ricoverare.

Nan era stata licenziata da tempo per la sua fede e faceva fatica ad arrivare a fine mese, tantomeno poteva permettersi di pagare la cauzione, quindi ha deciso di non farsi ricoverare. I familiari hanno trovato un medico di medicina cinese che le ha prescritto alcune erbe e pomate per curare il gonfiore e le ulcere sull’addome, sul quale ancora oggi sono visibili due segni.

La suocera muore cinque giorni dopo il saccheggio della polizia

Il 23 gennaio scorso, gli agenti dell’Ufficio per la sicurezza interna di Qingzhou si sono presentati davanti all’abitazione di Nan, che si è rifiutata di aprire la porta. L’hanno forzata e hanno fatto irruzione in casa sua, terrorizzando la suocera, che si trovava lì convalescente da una malattia. La donna anziana è deceduta cinque giorni dopo.