(Minghui.org) Il carcere femminile provinciale dello Jilin, sito nella municipalità di Lanjia, città di Changchun, è stato usato per incarcerare le praticanti del Falun Gong a partire da quando il Partito Comunista Cinese ha lanciato la persecuzione dell’antica disciplina spirituale nel luglio 1999.

In base alle informazioni in possesso del sito Minghui, almeno 29 praticanti sono morte a causa dei maltrattamenti subiti in carcere e molte altre sono ancora sottoposte a vessazioni fisiche e verbali su base quotidiana.

La direzione della prigione non solo permette, ma addirittura autorizza le detenute a picchiare le praticanti del Falun Gong senza che debbano subirne alcuna conseguenza. Allo scopo di vedersi ridurre le pene e per ottenere altri benefici le detenute quindi torturano le praticanti di sovente. Nel tentativo di farle rinunciare alla loro fede fanno patire loro la fame e il freddo, le privano del sonno, non permettono loro di lavarsi e le costringono a stare sedute a lungo immobili su piccoli sgabelli.

Le recenti informazioni pervenute a Minghui dimostrano che le autorità carcerarie torturano ancora le praticanti. Nell’aprile dello scorso anno la direzione le ha costrette a fare le extension alle ciglia manualmente. Il lavoro era lungo e impegnativo e se la praticante non finiva la quota assegnatale, le facevano trascorrere la nottata seduta immobile sul piccolo sgabello.

Per evitare di ritrovarsi con avanzi di cibo dopo i pasti, gli addetti alla mensa del carcere ne danno un sacco a quelle che stanno all’inizio della fila che se non riescono a finirlo vengono punite, mentre quelle alla fine della fila spesso ne ricevono talmente poco da rimanere affamate.

Ni Xiaohong è una guardia che è molto esperta nel torturare le praticanti e farle rinunciare alla loro fede. Di tanto in tanto va all’8° reparto, dove la maggior parte delle praticanti sono incarcerate e torturate, per dare una mano con la persecuzione. Ni ha assunto una ex praticante che ha rinunciato alla propria fede in cambio del rilascio e l’ha messa a lavorare nell’8^ reparto dal 17 aprile al 17 maggio dell’anno scorso perché facesse il lavaggio del cervello alle praticanti più ferme nella fede. Le praticanti venivano obbligate a scrivere dichiarazioni che diffamavano il Falun Gong e se quello che scrivevano non era di loro gusto, le guardie le malmenavano, e loro dovevano scrivere e riscrivere pagine e pagine di pensieri finché queste non ricevevano l’approvazione.

Jin Min, residente nella città di Jilin, provincia dello Jilin, è stata condannata il 28 agosto 2022 con l’accusa di essere una praticante del Falun Gong. È stata torturata così pesantemente da perdere la capacità di parlare. Una guardia le ha ferito la bocca con la torcia elettrica mentre le dava i farmaci e l’ha accusata che stava solo facendo finta di essere muta. Dal momento che rifiutava di firmare le dichiarazioni di rinuncia alla sua fede, le detenute la costringevano a stare seduta tutto il giorno su un piccolo sgabello. Lei soffriva anche di una grave forma di malattia della pelle che le causava un prurito diffuso, ma non le permettevano di curarsi.

L’11 settembre 2020 è stata arrestata perché aveva parlato a un tassista della persecuzione del Falun Gong da parte del regime comunista. Ai familiari è stato permesso di farle visita solo due anni e mezzo dopo il suo arresto, il 22 marzo dell’anno scorso. Hanno richiesto il rilascio per motivi di salute, poiché soffriva di diverse patologie, ma non glielo hanno concesso. Dopo che una delle sorelle ha denunciato la sua persecuzione sul sito Minghui le autorità carcerarie le hanno revocato il diritto di visita.

Song Yanqun, un’insegnante di inglese di Shulan, nella provincia dello Jilin, è rimasta ferma nella sua fede e si è rifiutata di collaborare con le guardie e di rinunciare alla fede. Quindi è stato ordinato a numerose detenute di sorvegliarla giorno e notte e costringerla a stare seduta su un piccolo sgabello per oltre dieci ore al giorno. Come conseguenza la pelle delle natiche le si è spaccata e infettata, ma le guardie non le hanno permesso di cambiarsi la biancheria intima. In inverno non le permettevano di indossare le calze e una volta una guardia le ha pestato i piedi di proposito e le ha versato addosso dell’acqua gelida.

Zheng Dan, una detenuta che ha partecipato attivamente alla torture delle praticanti, una volta, in inverno l’ha spinta in bagno a piedi nudi e le ha versato addosso dell’acqua fredda. Lei non riusciva a smetteva di tremare e ha finito per avere i sintomi di un’ipotermia.

Le torture hanno lasciato il segno sulla sua salute: i capelli le sono diventati grigi e la schiena curva, inoltre non riusciva più a camminare. Nonostante le sofferenze continuava a dire alle guardie che il Falun Gong era screditato ingiustamente e le guardie minacciavano di metterla sotto stretta sorveglianza.

Il 20 gennaio del 2014, al termine di 12 anni di pena, è stata rilasciata dal carcere femminile dello Jilin per motivi di salute. Pesava circa trenta chili e molti dei suoi organi interni erano compromessi a causa delle torture.