(Minghui.org) Quattro anni fa ho rischiato di morire per le torture subite in un centro di lavaggio del cervello, perché mi ero rifiutato di rivelare le generalità di un altro praticante della Falun Dafa. Con pensieri retti, sono riuscito a lasciare il centro di lavaggio del cervello dieci giorni dopo essere stato illegalmente arrestato dagli agenti dell'Ufficio 610 locale.
Era la prima volta che entravo in un centro di lavaggio del cervello e non sapevo cosa fare, se non ricordare ciò che il Maestro aveva detto sul non collaborare con i malfattori. Ho fatto uno sciopero della fame e sono rimasto in silenzio, indipendentemente da ciò che gli altri dicevano per minacciarmi o incoraggiarmi a rinunciare alla mia fede. Un uomo anziano che sorvegliava la porta del centro conosceva uno dei miei familiari che era stato rinchiuso lì perché si era rifiutato di rinunciare alla Falun Dafa. Mi ha raccontato quello che era successo loro e ha cercato di farmi parlare. Mi ha anche portato di nascosto una ciotola di zuppa, dicendo che nessuno se ne sarebbe accorto se avessi bevuto un piccolo sorso.
Ad essere sincera a quel punto ho iniziato ad avere dei ripensamenti, dato che era il terzo giorno in cui portavo avanti lo sciopero della fame. Mentre cercavo di convincermi che nessuno avrebbe scoperto se avessi bevuto la zuppa, mi è venuto improvvisamente in mente che gli esseri divini mi circondano e mi osservano sempre. Ho creduto che il Maestro mi avrebbe protetto e che la fame non mi avrebbe fatto male, che non avevo fatto nulla di male e dovevo negare il male. Nei giorni successivi non ho mai patito la fame.
Dopo aver rifiutato la zuppa, ho recitato gli insegnamenti della Fa a me stesso e ho fissato la finestra sbarrata, immaginando che potessero accadere miracoli e che sarei stato in grado di andarmene. Ero così desideroso di lasciare quel posto, non mi rendevo conto che questo attaccamento era ciò che mi teneva lì.
Sono venuti a parlarmi gli agenti dell'Ufficio 610 provinciale e della Sicurezza interna dicendomi che avrei dovuto mangiare qualcosa e promettendomi che presto sarei stato rilasciato. Il mio forte attaccamento mi ha accecato e gli ho creduto. Il giorno dopo aver mangiato, mi hanno interrogato a turno senza alcuna intenzione di lasciarmi andare. Mi vergognavo così tanto per aver creduto alle loro bugie, così tanto che volevo porre fine alla mia vita. Mi sono rifiutato di rispondere alle domande e non ho firmato alcun documento.
Vedendo che rifiutavo di collaborare, hanno minacciato di torturarmi e di mettermi in prigione. Ho avuto un po' di paura, ma ho ricordato che non dovevo prestare attenzione a ciò che dicevano e che dovevo seguire solo le parole del Maestro. Sono rimasto calmo. Dopo che se ne sono andati, diverse donne con voce dolce sono venute a parlarmi e hanno cercato di aiutarmi. Per quanto bene mi trattassero, non ho pronunciato una sola parola. Non potevo permettere che commettessero il crimine di costringere un praticante a rinunciare alla sua fede.
“Se i vostri pensieri retti sono veramente forti, se siete in grado di mettere da parte il pensiero della vita e della morte, e se siete solidi e incrollabili come un diamante, allora quegli esseri malvagi non oseranno toccarvi” (“Viaggio in Nord America per insegnare la Fa”)
Dopo cinque giorni di sciopero della fame, è emerso che avevo un problema cardiaco e mi sono irrigidito. Non volevano essere ritenuti responsabili se fossi morto nel centro e hanno chiamato un'ambulanza. All'ospedale il medico non riusciva a trovare il mio problema e il giorno dopo mi ha rimandato al centro. Non appena sono tornata, i sintomi dei problemi cardiaci sono riapparsi. In quel momento non sentivo alcun dolore, capivo che non potevo muovermi e avevo un aspetto violaceo. Non avevo paura perché sapevo che il Maestro aveva creato questa illusione per un motivo. Il medico dell'ospedale non riusciva ancora a capire cosa non andasse in me e sono stato trasportato avanti e indietro più volte.
Le autorità del centro mi hanno comprato un generatore di ossigeno, ma non mi rilasciavano. E’ stato allora che mi sono reso conto che le vecchie forze avevano sfruttato il mio attaccamento al desiderio di tornare a casa e lo usavano per trattenermi.
“Se davvero non mi importa di morire o meno, perché dovrei avere paura di restare qui? Che differenza fa dove sono?”. Nel momento in cui è emerso questo pensiero, mi sono sentito come se fossi entrato in un regno bellissimo in cui non dovevo preoccuparmi di me stesso. Mi sono tolto un peso dalle spalle e mi sono sentito rilassato e a mio agio.
Nel frattempo, mi dispiaceva per quelle persone che mi perseguitavano. Sembravano compatirmi mentre mi circondavano con aria preoccupata, credendo che fossi sul punto di morire, dovevano continuare a perseguitarmi perché erano pagati per farlo. Volendo mostrare loro la gentilezza di un praticante della Falun Dafa ho detto: “La mia situazione vi ha posti in un dilemma. Non vi biasimo per quello che mi avete fatto, perché so che avete le vostre ragioni e le vostre famiglie da sfamare. Sapete tutti che mi trovo qui ingiustamente, ma i vostri superiori non mi libereranno e vi riterranno responsabili se morirò. Detto questo non collaborerò comunque e mi scuso per questo”.
Ero una persona morente che cercava di consolare il suo carnefice. Dopo aver detto ciò, ho sentito la stanza riempirsi di una potente energia compassionevole. Una delle astanti aveva le lacrime agli occhi ed è corsa fuori. In seguito ho saputo che andava dal suo superiore per chiedergli di rilasciarmi a causa delle cattive condizioni di salute in cui versavo. Sono davvero felice di sapere che si è salvata la vita.
Poiché i medici dell'ospedale non riuscivano a capire cosa avessi, i colleghi dell'Ufficio 610 pensavano che stessi fingendo. Hanno fatto venire un altro medico al centro di lavaggio del cervello per esaminarmi e hanno minacciato di farmi del male se il egli avesse scoperto che stavo solo fingendo di essere malato. Non mi son fatta però spaventare. Dopo avermi visitata il medico ha detto che ero in condizioni critiche perché non avevo quasi più polso né battito.
Le guardie si sono fatte prendere dal panico e hanno chiamato l'Ufficio 610. Il capo dell'Ufficio 610 è venuto a chiedermi se volessi andare a casa, ma ormai conoscevo il trucco che stava cercando di mettere in atto. Mi aveva già fatto la stessa domanda diverse volte e ogni volta che gli avevo detto di sì, la mia richiesta era stata respinta. Questa volta ho lasciato andare l'attaccamento e ho risposto: “No, ci ho pensato bene e voglio restare qui. Tanto sto morendo e preferisco restare qui fino alla morte”.
“Lui va immediatamente a casa”, ha detto alle guardie. “Chiamate i suoi funzionari locali perché vengano a prenderlo. Parte oggi stesso”. Grazie alla mia incrollabile determinazione dieci giorni dopo l'arresto sono stato rilasciato.
Prima di andarmene, la persona che mi aveva maggiormente torturato mi ha sussurrato: “Ti rispettiamo davvero, perché non hai rivelato nulla sugli altri praticanti, anche a rischio della tua vita”. Guardando i loro volti ho capito che i malfattori osservano ogni mossa di noi praticanti e che il nostro comportamento altruistico può smuovere i loro cuori e far sì che ci rispettino.
La mia esperienza nel centro di lavaggio del cervello mi ha permesso di comprendere meglio le parole del Maestro:
“Ciò che voglio dire è che se voi siete veramente in grado di lasciare andare i pensieri di vita e morte, voi potete fare qualsiasi cosa!” (“Insegnamento della Fa alla Conferenza della Fa dell’area metropolitana di New York”, Insegnamento della Fa nelle conferenze III)
I praticanti della Falun Dafa dovrebbero fare ogni passo sul loro sentiero di coltivazione con dignità e avere fede nel Maestro e nella Fa. Non dovremmo solo migliorare noi stessi, ma anche salvare gli esseri senzienti e mostrare loro la magnificenza e la meraviglia della Falun Dafa.
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