(Minghui.org) Più di 20 praticanti del Falun Gong sono ancora detenute nella prima prigione femminile della Mongolia Interna. La maggior parte di loro provengono dalle città di Chifeng, Hohhot, Ulanhot, Tongliao e Hulunbuir, site nella regione autonoma.

Nel tentativo di “trasformare” le praticanti, nell'agosto dell'anno scorso il carcere ha riunito il gruppo di gestione rigorosa designato a tenere le praticanti fedeli nella divisione per le nuove detenute. Qiao Ziyue è stata nominata capo della divisione “nuove ammesse” riorganizzata. Il suo vice è Li Sai (donna). Il capitano della squadra Kang Jianwei (uomo) è il principale responsabile delle praticanti “trasformate”. Xiao Mei, ex capo del gruppo di gestione rigorosa, dopo la riorganizzazione si è ritirata.

Tutti le praticanti appena ammesse, prima di essere assegnate alle divisioni normali, devono rimanere nella divisione per le nuove ammesse per almeno due mesi. In ogni cella ci sono circa 12 persone, di cui una o due praticanti del Falun Gong. Ogni praticante è monitorata 24 ore su 24 da una a tre detenute, che la seguono ovunque. Le praticanti sono costrette a rimanere sedute su un piccolo sgabello immobili per circa 10 ore al giorno. Ci sono orari prestabiliti per mangiare, lavarsi i denti, andare in bagno e per le altre necessità quotidiane. Tutte le detenute devono inoltre recarsi nell'atrio per recitare le regole del carcere due volte al giorno (una volta al mattino e un'altra a mezzogiorno). Prima di pranzo e cena, tutte le detenute devono cantare canzoni pro-CCP (Partito Comunista Cinese).

Due campagne intensive di “trasformazione” ogni anno

Ogni anno sono in programma due campagne intensive di “trasformazione” delle praticanti: la prima a maggio e la seconda a ottobre. Entrambe sono guidate da Zhang del Comitato per gli Affari Politici e Legali della Mongolia Interna (PLAC) e dall'ex guardia carceraria Liu Gang (che ora gestisce un ufficio privato che fornisce servizi di “consulenza psicologica”, ma lavora ancora con il regime). A Zhang e Liu si aggiungono diverse decine di agenti di vari dipartimenti di polizia e degli uffici 610.

L'obiettivo di queste campagne è un tasso di “trasformazione” del 100%, il che significa che ogni praticante detenuta rinuncerà al suo credo.

Secondo un informatore, nell'ottobre dell'anno scorso il PLAC della Mongolia Interna ha stanziato 500.000 yuan (circa 63.380 euro) per permettere a Zhang e Liu e alla loro squadra di rimanere nella prigione per due mesi. Hanno anche portato con sé ex praticanti che avevano rinunciato al Falun Gong sotto pressione, tra cui Shang Huiying, Guo Junxiu, Zhang Cuimin, Xu Juan, una donna di nome Hu e due uomini, di nome He e Li. A ciascuno di loro sono stati corrisposti 300 yuan (circa 38 euro) al giorno più vitto e alloggio. Il carcere li ha definiti “paraprofessionisti” e si sono recati anche in altre carceri per “lavorare” sui praticanti incarcerati.

La tattica principale dei paraprofessionisti è quella di disorientare le praticanti più fedeli e di farle dubitare del Falun Gong e del suo fondatore. A tal fine, citano fuori dal contesto gli scritti del fondatore del Falun Gong o presentano articoli scritti da altri come insegnamenti “autentici” del Maestro.

Alcune praticanti si sono confuse e hanno iniziato a credere a ciò che i paraprofessionisti dicevano riguardo alla rinuncia al Falun Gong, e che quella sarebbe stata la strada giusta da percorrere.

Oltre ai paraprofessionisti, sono state coinvolte altre detenute nel “lavaggio del cervello” delle praticanti più fedeli. Ogni sera i capi detenute facevano pressione sulle praticanti affinché scrivessero dichiarazioni di rinuncia al Falun Gong e se non lo facevano il giorno successivo c’era '“l’aiuto” dei “paraprofessionisti”. Se le praticanti erano ancora ferme alla loro fede, le detenute capo le punivano, facendole stare in piedi tutta la notte e non permettendo loro di lavarsi i denti o altro. A volte punivano anche le altre persone della cella, con l'obiettivo di far sì che tutte odiassero le praticanti.

Inoltre, i capi-detenute ordinavano alle altre prigioniere di mettere fotografie del fondatore del Falun Gong sul pavimento o nel bagno. I “paraprofessionisti” le lodavano per aver “fatto un ottimo lavoro nell'aiutare le praticanti ad abbandonare i loro attaccamenti”.

Quando le praticanti rimanevano ancora fedeli, venivano torturate. Wang Xiufang, della città di Chifeng, una volta è stata trascinata sul pavimento e poi costretta a stare in piedi per molte ore. Le detenute l'hanno anche schiaffeggiata, procurandole gravi contusioni. Il truffatore Zhu Junying (che nel frattempo è stato rilasciato dopo aver scontato 14 anni) ha persino infilato nella bocca di Wang uno straccio sporco usato per pulire il bagno. Anche le detenute Meng Fanxiu e Zhang Jing, in momenti diversi, l'hanno picchiata.

Comportamento ingannevole del capitano di squadra Kang

Il capitano della squadra Kang riuniva di tanto in tanto le praticanti in una stanza per le cosiddette “sessioni di studio”, che consistevano nel calunniare il Falun Gong. Abusava verbalmente di chiunque lo correggesse. Ha anche impedito a chi si rifiutava di scrivere dichiarazioni di rinuncia al Falun Gong di chiamare o ricevere visite dai propri familiari quando, secondo il regolamento del carcere, ogni detenuta ha diritto a una visita familiare e a una telefonata con i propri cari ogni mese.

Alle detenute non praticanti è stato chiesto di scrivere due rapporti di pensiero al mese e potevano spendere fino a 300 yuan al mese per le necessità quotidiane, mentre alle praticanti Kang ha imposto di scrivere quattro rapporti di pensiero al mese e ha fissato un tetto massimo di 100 yuan (circa 12,70 euro) per le spese mensili (che potevano essere utilizzate solo per l'acquisto di articoli igienici, non per il cibo).

Le praticanti della squadra delle nuove ammissioni dovevano rimanere lì, qualora fossero rimaste ferme nella loro fede, dopo il periodo tipico di due mesi (invece di essere assegnate a una divisione regolare). Se qualcuna di loro, confusa, scriveva dichiarazioni di rinuncia al Falun Gong, Kang provvedeva immediatamente a farle vedere i familiari o a chiamarli. Diceva che avrebbe anche alzato il tetto delle loro spese mensili. Questo ha ingannato molte persone, compresi i “paraprofessionisti”. Hanno pensato che Kang fosse una persona premurosa, mentre in realtà non avrebbe mai dovuto imporre restrizioni al diritto legale delle praticanti di comunicare con i propri familiari e di acquistare beni di prima necessità.