(Minghui.org)

Nome: Zhang WeiminNome in cinese: 张卫敏Genere: DonnaEtà: 67Città: TianjinProvincia: N/AOccupazione: SconosciutaData di morte: 25 Settembre 2021Data dell'ultimo arresto: 27 agosto 2015Ultimo luogo di detenzione: Carcere femminile di Tianjiin

Zhang Weimin, una praticante 67enne residente a Tianjin, ha subito continue molestie dopo aver scontato una pena detentiva di cinque anni per la sua fede nel Falun Gong. Lo stress mentale e una pesante vessazione finanziaria l'hanno portata alla rovina, ed è morta il 25 settembre 2021.

Aveva intrapreso il Falun Gong nel dicembre del 2007 e la sua cardiopatia, insieme ad altri malanni, erano spariti immediatamente. Ad agosto del 2015 aveva sporto denuncia contro Jiang Zemin, l'ex capo del regime comunista cinese che nel 1999 aveva ordinato la persecuzione del Falun Gong. Gli agenti della Divisione di sicurezza interna del distretto di Nankai avevano intercettato la denuncia e l'avevano arrestata a casa il 28 agosto del 2015. L'arresto era stato approvato il 1° ottobre 2015, ed era stata trasferita dal Carcere distrettuale di Nankin al Centro di detenzione dello stesso distretto.

Il giudice del Tribunale distrettuale di Nankai ha respinto il caso tre volte per insufficienza di prove e lo ha rinviato alla Procura del medesimo distretto. Alla fine però lo ha accettato e ha tenuto l'udienza il 16 giugno del 2016.

Il PM ha accusato Zhang di essere l'organizzatrice delle attività locali del Falun Gong, poiché le era stata confiscata un gran quantità di materiale relativo al Falun Gong, e ha chiesto per lei una pena detentiva fra i tre e i quattro anni. Due settimane più tardi il giudice l'ha condannata a cinque anni, motivando la sentenza col fatto che Zhang si era rifiutata di dichiararsi colpevole e di firmare i documenti del caso.

Mentre scontava la pena nel Carcere femminile di Tianjin, è stata privata del sonno, sorvegliata a vista dalle altre detenute e costretta a svolgere dei lavori faticosi senza percepire alcun compenso.

Dopo il suo rilascio, ad agosto del 2020, gli agenti della Stazione di polizia di via Xiangyang sono andati a molestarla di continuo e le hanno ordinato di firmare delle dichiarazioni di rinuncia. Al contempo ha subito anche una pesante vessazione finanziaria: l'Ufficio di previdenza sociale non solo le ha sospeso la pensione, ma le ha anche ordinato di restituire le somme pensionistiche percepite durante la prigionia. Ha motivato il gesto spiegando che una nuova politica prevedeva che ai pensionati in regime di detenzione non spettava più il pagamento della pensione, anche se in Cina nessuna legge in materia di lavoro di fatto sancisce una tale clausola.

A causa delle continue molestie e del dissesto finanziario, è morta un anno dopo, il 25 settembre del 2021.