(Minghui.org) Il 28 giugno dello scorso anno Fu Yizhi, una 78enne residente a Luzhou nella provincia del Sichuan, ha subito un secondo processo per la sua fede nel Falun Gong, una disciplina spirituale perseguitata dal Partito Comunista Cinese dal luglio 1999.
Durante l'udienza del 5 gennaio di quest'anno, il PM ha arbitrariamente quasi triplicato le copie del materiale informativo che sosteneva fosse stato confiscato a casa di Fu come prova contro di lei. E il giudice, sulla base di quella quantità, ha detto che le avrebbe dato almeno tre anni. Fu ha chiesto di sapere su quale base legale la stesse incriminando mentre lei stava solo esercitando il suoi diritto di credo sancito dalla costituzione, ma il giudice non ha risposto e ha invece aggiornato l'udienza.
Dopo l'udienza è stata messa agli arresti domiciliari. Questa non è la prima volta che ha problemi con la giustizia a causa della sua fede nel Falun Gong, a cui lei ascrive il merito di averla guarita dalla spondilosi cervicale, dalla sindrome di Ménière, dal prolasso, dai fibromi uterini e dalla gastrite. Era stata già arrestata nel settembre del 2001 e in seguito condannata ai lavori forzati (non si conosce la durata della pena) e a suo marito era stato ordinato di divorziare, ma lui non l'aveva fatto.
L'ultima persecuzione prende il via con l'arresto del 2022
Circa otto agenti della Stazione di polizia di Dashanping hanno fatto irruzione in casa di Fu il 23 ottobre del 2022 e le hanno confiscato i libri del Falun Gong, il materiale informativo, il lettore musicale e altri oggetti personali.
Gli agenti non hanno mostrato alcun mandato di perquisizione (come richiesto dalla legge), né le hanno dato una lista dei beni confiscati. Sostenevano di averla vista nei filmati delle telecamere di sorveglianza mentre metteva del materiale informativo sul Falun Gong su due vetture in una stazione degli autobus. L'hanno portata alla stazione di polizia per un breve interrogatorio e poi le hanno dato sei mesi di arresti domiciliari.
Il 4 novembre del 2022 tre agenti della stessa stazione di polizia e una poliziotta in borghese hanno fatto irruzione in casa sua. Fra gli agenti ce n'era uno che aveva già preso parte agli arresti precedenti. La poliziotta le ha fatto delle domande sulle sue attività quotidiane, mentre un altro agente filmava la conversazione.
Gli arresti domiciliari vengono rinnovati due volte prima dell'udienza
Il caso è stato poi assegnato al Dipartimento di polizia della contea di Lu che, il 28 aprile dello scorso anno, ha chiesto formalmente alla Procura} della contea di incriminarla. La contea di Lu è sotto l'amministrazione di Luzhou.
Fu è stata convocata in procura il 9 maggio dell'anno scorso per la proroga degli arresti domiciliari.
Il 25 ottobre dell'anno scorso il Tribunale della contea di Lu l'ha convocata per il giorno seguente senza specificare il motivo. Lei ci è andata e l'hanno fatta aspettare dalle 10:00 alle 13:00. Poi è arrivato un giudice che le ha ordinato di firmare la notifica della condanna a sei mesi di arresti domiciliari (visto che il suo secondo periodo di detenzione domiciliare di sei mesi era scaduto). Ha anche ordinato che una copia della notifica fosse inviata alla Stazione di polizia di Dashanping, che aveva l'incarico di monitorarla.
Incriminata e minacciata dall'avvocato nominato dal tribunale
Il giudice ha detto a Fu che la Procura di Lu l'aveva incriminata, ma quel giorno non le era stato data la copia dell'atto d'accusa. L'ha ricevuta solo alcune settimane più tardi, per posta, e ha notato che era datata 26 ottobre 2023.
Un altro giudice di nome Qin l'ha chiamata il 27 novembre dello scorso anno e le ha chiesto di poterla incontrare in un posto vicino casa sua. All'incontro le ha consegnato la notifica dell'udienza che era datata 27 novembre 2020 (chiaramente si trattava di un errore) in cui si comunicava che l'udienza si sarebbe tenuta il 5 gennaio di quest'anno.
Il tribunale poi ha nominato un avvocato d'ufficio che le ha fatto visita e ha tentato di farla dichiarare colpevole di praticare il Falun Gong. Lei si è rifiutata e l'avvocato ha minacciato di farla mettere in prigione. I figli erano terrorizzati e le hanno detto di fare come diceva l'avvocato, ma lei si è rifiutata. Allora i figli hanno minacciato di sbatterla fuori dalla casa che condividevano con lei. Lei ha capito che si comportavano in questo modo perché avevano paura di vederla finire dietro le sbarre, così ha preso la decisione di andar via da casa e vivere da latitante per un certo periodo.
La prima sentenza seguita dalla proroga dei domiciliari
I figli di Fu dopo hanno cambiato idea e il 5 gennaio di quest'anno l'hanno accompagnata all'udienza, ma non hanno avuto il permesso di assistervi.
Durante l'udienza Fu ha deposto contro la polizia, accusandola di aver presentato prove false contro di lei. Ha infatti dichiarato che, benché fosse vero che possedeva i 50 libri del Falun Gong che le erano stati confiscati, non aveva mai posseduto più di 100 copie di materiali del Falun Gong, cosa che invece era stata dichiarata nell'atto d'accusa. Ha obiettato che la polizia non le aveva ma permesso di verificare la lista delle cose che avevano confiscato in casa sua.
Nell'atto d'accusa si sosteneva che Fu era stata vista nei filmati delle telecamere di sorveglianza mentre metteva del materiale informativo su due vetture alla stazione degli autobus. Non si sa se sia vero ma, anche se lo fosse, non aveva fatto nulla di male nel distribuire volantini del Falun Gong, perché nessuna legge in Cina criminalizza il Falun Gong.
Dopo l'udienza le è stato concesso di andare a casa e il giudice non ne ha fissata un'altra, ma le ha inflitto un'altra pena di sei mesi agli arresti domiciliari.
La polizia tenta di metterla di nuovo dietro le sbarre
La Stazione di polizia di Yunlong ha recentemente convocato Fu e l'ha portata in ospedale per un esame medico, dal quale è risultato che non era idonea al regime carcerario, ma la polizia l'ha portata lo stesso in un centro di detenzione. Qui è stata sottoposta ad un altro esame medico che ha ulteriormente confermato la sua incompatibilità con la detenzione, e quindi non l'hanno accettata.
La polizia non ha avuto altra scelta se non di mandarla a casa, ma poi l'ha riconvocata e le ha scattato delle foto. Gli agenti hanno anche cercato di prenderle le impronte digitali, ma non ci sono riusciti, neanche dopo aver passato dell'alcol sulle dita e sull'attrezzatura. L'agente Mao Kun ha allora detto "Nessun problema! Possiamo usare le impronte di altri sul suo fascicolo!".
La seconda udienza
La seconda udienza si è tenuta il 28 giugno di quest'anno. Lei è rimasta scioccata quando il PM Zhang Yixing ha letto ad alta voce le prove contro di lei. Erano state modificate e le copie del materiale confiscatole erano passate da 100 a 250. Il PM ha giustificato la variazione dicendo che aveva guardato i DVD e aveva contato ogni DVD come più copie di materiale, dal momento che contenevano molte informazioni.
Il giudice Shen Xi ha minacciato di condannarla ad almeno tre anni, vista l'enorme quantità di materiali. Ha aggiornato l'udienza non appena Fu l'ha sfidata a fornire le basi legali per quell'incriminazione totalmente ingiusta.
Il PM le ha ordinato di firmare dei documenti, ma lei non lo ha fatto; allora ha chiesto ai figli di firmare in vece della madre, ma lei si è opposta.
L'avvocato d'ufficio è rimasto in silenzio durante tutta l'udienza e quando è terminata ha detto ai figli: "Vostra madre ha avuto un brutto atteggiamento oggi, preparatevi a una sentenza pesante. Ci potrebbe non essere un'altra udienza, quindi aspettatevi già il verdetto."
Articoli correlati in cinese:
Tutti i contenuti pubblicati su questo sito sono protetti dal copyright di Minghui.org. Per l’uso non commerciale si deve citare la fonte (Es.: “Come riportato da Minghui.org,…”) e indicare il link dell’articolo originale. Per uso commerciale contattare la nostra redazione per ottenere l’autorizzazione.