(Minghui.org) Una residente di 76 anni della città di Guiyang, nella provincia del Guizhou, si è dovuta presentare in tribunale tre volte, all'inizio di quest'anno, per la sua fede nel Falun Gong, una pratica spirituale per il benessere di mente e corpo perseguitata dal Partito Comunista Cinese dal luglio 1999.
Liu Xiulan ha raccontato del suo processo a un'amica il 6 maggio di quest'anno. Questa, tuttavia, da allora non è più riuscita a contattarla. Non è chiaro se suo figlio, con cui vive e che era stato pressato dalle autorità a sorvegliare la madre, le abbia portato via il telefono o se sia stata ripresa in custodia.
Prima udienza
Liu e il figlio minore, con cui vive, si sono recati presso il Tribunale distrettuale del Nanming alle 9:00 del mattino del 22 febbraio e sono stati accolti all'ingresso dall'avvocato Xue (sopranome), nominato d’ufficio.
Xue ha letto ad alta voce la dichiarazione della difesa e ha chiesto a Liu di firmarla. Liu ha notato che le dichiarazioni erano per lo più quelle di cui aveva parlato al telefono quando Xue l'aveva chiamata per discutere del caso qualche giorno prima, e si è rifiutata di firmare.
Poi sono entrati nel tribunale per il processo. Liu ha visto il giudice presidente accompagnato da due giudici e un impiegato. Erano presenti anche il pubblico ministero e l'avvocato del pubblico ministero (non era chiaro perché il pubblico ministero dovesseavere un avvocato).
Il giudice presidente ha chiesto alla praticante di confermare due prove dell'accusa, una delle quali era che aveva parlato del Falun Gong con uno studente di scuola elementare nella primavera del 2022 e l'altra che aveva parlato del Falun Gong con un uomo di circa 50 anni in data sconosciuta.
Liu ha ammesso di aver parlato con l'alunno della scuola consigliandogli di seguire i principi del Falun Gong di Verità, Compassione e Tolleranza per essere una brava persona, tuttavia ha negato di aver mai parlato con l'uomo di mezza età.
Il giudice ha proiettato un video che mostrava la praticante camminare per strada con un uomo dietro di lei, ma il filmato non mostrava alcuna interazione tra i due. Il giudice, tuttavia, ha insistito sul fatto che alla fine si sentiva la voce di Liu mentre diceva: "Quello che ti ho detto è tutto vero", e che questa era la prova che aveva parlato all'uomo del Falun Gong.
Liu ha detto di nuovo di non aver mai parlato con l'uomo e di sospettare che la voce nel video, che si diceva essere la sua, avrebbe potuto benissimo essere stata creata al pc. Ha ricordato al giudice che la polizia le aveva già mostrato il video in precedenza, ma non era riuscita a portare il testimone in tribunale per il contraddittorio.
Il giudice ha portato un altro elemento di prova dell'accusa, vale a dire i libri e il materiale informativo del Falun Gong confiscati a casa sua. La donna ha replicato che nessuna legge in Cina ha mai criminalizzato il Falun Gong e che gli oggetti confiscati erano legittimamente posseduti.
Il suo avvocato d'ufficio ha quindi presentato la dichiarazione della difesa. La praticante ha sentito il giudice e il pubblico ministero parlare di darle uno o due anni di prigione, ma non è riuscita a capire distintamente tutto. Le hanno ordinato di firmare pile di scartoffie, ma lei si è rifiutata.
Seconda udienza
Liu e il figlio sono stati convocati nuovamente in tribunale il 15 marzo di quest'anno. Erano presenti lo stesso gruppo di giudici e il pubblico ministero. Le hanno presentato di nuovo le accuse con le stesse due prove: le conversazioni con l'alunno della scuola e con l'uomo di mezza età. La donna ha ribadito di non aver mai parlato con l'uomo. Nel filmato mostrato durante la prima udienza non si è mai visto una sola volta che si fosse girata per parlare con l'uomo dietro di lei.
Il giudice le ha ordinato comunque di firmare i documenti, ma la donna si è rifiutata ancora una volta.
Terza udienza
Liu e il figlio sono stati nuovamente convocati in tribunale il 2 aprile di quest'anno. Questa volta il giudice ha riprodotto un nuovo video. Mostrava una donna che parlava con alcune persone del Falun Gong nel distretto di Guanshanhu, nella città di Guiyang, a dicembre dello scorso anno. Liu ha affermato che la donna mostrata nel filmato non era lei e ha chiesto che l'informatore che l'aveva denunciata comparisse in tribunale per il contraddittorio.
Il giudice ha poi dichiarato il video inammissibile nel caso, ma ha insistito sul fatto che i due video menzionati in precedenza di Liu che parlava con l'alunno della scuola e con l'uomo di mezza età erano ancora prove ammissibili. La donna ha nuovamente ricordato al giudice di non aver mai parlato con l'uomo.
Inutili tentativi della polizia di prendere in custodia Liu
Il figlio della praticante ha ricevuto una chiamata da un agente di polizia la mattina dell'11 aprile, che diceva a lui e alla madre di aspettarli quel giorno. Verso le 14:00, sono arrivati tre agenti (un uomo e due donne), che hanno letto ad alta voce un mandato di arresto emesso dalla Stazione di polizia di Shijicheng, prima di portare Liu e il figlio all'Ospedale di Jinyang. L'esame fisico ha mostrato che Liu aveva una pressione sanguigna sistolica di 190 mmHg (un intervallo normale è 120 o inferiore). La polizia non credeva che avesse l’ipertensione perché sembrava sana. Gli agenti hanno chiesto all'infermiera di fare una nuova misurazione, ma la pressione era rimasta invariata.
La polizia ha portato Liu al Centro di detenzione Sanjiang verso le 18:00 di quel giorno. Dopo aver esaminato la sua documentazione, le hanno strappato i vestiti e l'hanno costretta a indossare un'uniforme carceraria. Lei e il figlio sono stati quindi portati alla prigione di Sanjiang. Durante l'esame fisico richiesto, alla donna è stata riscontrata la pressione sanguigna alta, problemi polmonari e diabete. Il medico della prigione ha detto che non potevano recluderla e la polizia l'ha riportata al Centro di detenzione Sanjiang.
Il centro di detenzione non ha osato accettarla per paura che potesse avere problemi di salute in custodia, e la polizia l'ha poi portata di nuovo alla Prigione di Sanjing che ha rifiutato di recluderla, ma la polizia è riuscita a far sì che venisse tenuta in custodia per la notte.
Liu si è rifiutata fermamente di essere imprigionata e gli agenti hanno chiamato i propri supervisori per ricevere istruzioni. I loro superiori hanno accettato di riportarla a Guiyang per attendere ulteriori istruzioni dal tribunale.
La polizia alla fine ha riportato a casa Liu e suo figlio verso le 3:00 del mattino del 12 aprile. Non li hanno più disturbati per le settimane successive (almeno non fino al 6 maggio, quando Liu ha parlato con la sua amica). Ma poiché l'amica aveva perso i contatti con la praticante, non è chiaro cosa le sia successo dopo il 6 maggio.
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