(Minghui.org) Pratico la Falun Dafa da 15 anni e vorrei condividere le mie recenti esperienze di coltivazione nell'eliminazione della cultura del Partito.
Ignara della cultura del Partito
Mi sono trasferita in Giappone lo scorso marzo. La cultura del Partito che mi era stata inculcata è diventata particolarmente evidente dopo il mio arrivo, ma io non me ne rendevo conto. Gli altri praticanti hanno notato che c'era qualcosa che non andava in me. Avevo costantemente la sensazione che tutto ciò che facevo fosse sbagliato, ma non riuscivo a capire dove avessi sbagliato. Pensavo di comportarmi normalmente.
Mi sono sposata lo scorso agosto. Mio marito è giapponese e abbiamo personalità completamente opposte. Lui è tranquillo, io sono impaziente. Lui è meticoloso, io sono distratta. Lui non riflette troppo, io rifletto troppo su tutto. Questo netto contrasto nelle nostre personalità ha iniziato a manifestarsi nella nostra vita quotidiana.
Dopo il matrimonio, la prima cosa che ho dovuto coltivare è stata la mia impazienza. Ho letto gli insegnamenti del Maestro e volevo capire come vivono e pensano alle difficoltà le persone al di fuori della Cina, e in che modo sono diverse dalle persone in Cina che sono state avvelenate dalla cultura del PCC.
Impaziente, egocentrica, presuntuosa
Mio marito mi ha parlato della cortesia giapponese e di come comportarsi in determinate situazioni. Mi sembrava tutto molto sensato, ma c'erano alcune cose che non volevo assolutamente cambiare. Mi sembrava troppo difficile seguire le regole.
Quando siamo andati a sbrigare alcune pratiche, il personale ci ha chiesto di compilare un modulo prima di metterci in fila. Non ero d'accordo, pensavo di poter compilare il modulo mentre aspettavo in fila. Il personale me lo ha ricordato di nuovo, ma io ho continuato a rifiutare di ascoltare. Pensavo che non ci fosse nulla di male nel compilare il modulo mentre ero in fila. Inoltre era quasi ora di chiusura e volevo sbrigarmi a finire. L'avevo già fatto in passato, quindi non li ho ascoltati.
Mio marito non riusciva ad accettare questo mio comportamento, ma non ha detto nulla di severo. È rimasto seduto in silenzio.
Non riuscivo a seguire una regola che mi sembrava inutile e mi sono attenuta alle mie idee. Quando più tardi mi sono calmata, ho capito che si trattava della cultura del Partito: ero arrogante, presuntuosa, non volevo essere controllata e mi rifiutavo di seguire le regole.
Una volta capito questo, mi sono subito scusata con mio marito: “Ho sbagliato. Questa è la cultura del Partito. Non mi ero resa conto che fosse sbagliato. Spero che tu possa capirmi. Non lo farò più. Cambierò”. Mio marito mi ha risposto: “I giapponesi seguono le regole, non si comportano così. Riconosci il tuo errore e cambia gradualmente, non c'è bisogno di sentirti sotto pressione”. So che avevo chiaramente torto, eppure lui non mi ha costretta a cambiare. Che natura gentile e pacifica ha, la differenza tra noi è davvero enorme.
Sconsiderata, ingrata e risentita
La mia natura impaziente mi rendeva affrettata e sconsiderata. Ho sempre voluto migliorarmi, ma credevo anche di avere delle buone qualità, come essere “molto efficiente” nel mio lavoro. Mio marito ha un carattere calmo e un po' lento, e non riesce a sopportare la mia impazienza.
Le persone con cui è cresciuto parlano tra loro con gentilezza, quindi trova il mio modo di parlare duro ed energico. Dice spesso “grazie” e “scusa” ed è grato per le piccole cose. Non vedevo la necessità di essere così. Dopo il matrimonio, consideravo il suo aiuto come parte dei suoi doveri, il che dimostrava la mia mancanza di gratitudine.
Cercavo di apparire calma in superficie. Poi mi ha spiegato che la calma richiede un sorriso. Ho pensato: “Come posso sorridere forzatamente quando provo risentimento?” Non ci riuscivo proprio. Ho capito che, senza la pace interiore, per quanto ci provassi, era impossibile raggiungere la pace solo in superficie.
Ho spiegato a mio marito che la pronuncia cinese ha toni ascendenti e discendenti e che, a causa di queste variazioni di tono, i cinesi a volte non sembrano calmi, usando questo come giustificazione per il mio modo di parlare. Più tardi, ho capito che la cultura cinese è di ispirazione divina e che non dovrei vedere le cose in questo modo.
Gli ho domandato: “I tuoi colleghi e tutte le persone che incontri parlano in modo così calmo?”. Pensavo che avrebbe risposto di no, invece ha detto di sì. Ero scettica. Davvero? Allora il problema doveva essere mio. Tutti gli altri sono calmi, ma io no. Mi sono immediatamente guardata dentro. La cultura del partito promuove il conflitto e la disonestà. La mia calma superficiale non era forse finta? Voglio sempre esprimere le mie opinioni, mi rifiuto di ascoltare gli altri, li interrompo quando parlano e impongo loro le mie idee: insisto che ho ragione e che loro hanno torto.
Mio marito ha ripetuto: “Insisti sempre per fare a modo tuo, sottolinei sempre la tua opinione e non ascolti mai la mia”.
Proprio mentre stavo per ribattere, mi sono ricordata di quello che ha insegnato il Maestro:
“Alcune persone stanno sempre a sottolineare che loro hanno ragione, ma anche se avete ragione e non avete torto, che cosa importa? Siete migliorati sulla base della Fa? Proprio il fatto di usare il pensiero umano per sottolineare chi ha ragione e chi ha torto è in sé stesso sbagliato. Accade perché state usando la logica della gente comune per valutare voi stessi, e state usando quella logica per misurare gli altri. Agli occhi degli Dei, per un coltivatore avere torto o ragione nel mondo umano non ha la minima importanza, mentre è importante eliminare gli attaccamenti che vengono dal pensiero umano; come cercate di eliminare quegli attaccamenti radicati nel vostro pensiero umano mentre coltivate è la cosa veramente importante.” (“Insegnamento della Fa a Manhattan”, Insegnamento della Fa nelle conferenze X)
Mi sono subito scusata con mio marito e gli ho detto: “Mi sono appena ricordata quello che ha insegnato il Maestro. Ho sbagliato, non avrei dovuto insistere sulla mia opinione. Quello che pensavo fosse giusto potrebbe non esserlo davvero. Mi vergogno: dopo quindici anni di coltivazione, ho ancora tanto da coltivare e la cultura del Partito è profondamente radicata in me. Se faccio qualcosa di sbagliato, ti prego di ricordarmelo e cambierò, ma dammi un po' di tempo”. Mio marito ha risposto: “Non avere fretta. Prenditi il tuo tempo. Anch'io ho i miei difetti, a volte semplicemente non mi piace esprimere i miei pensieri”.
Eliminare consapevolmente la cultura del partito, prendere la Fa come guida
Dopo aver condiviso e discusso con altri praticanti, mi sono resa conto che durante la mia coltivazione, quando sorgevano dei conflitti, anche se riconoscevo i miei errori, continuavo a credere che anche l'altra persona fosse in torto.
Mi coltivavo ma continuavo a provare risentimento verso gli altri, eppure sentivo che il mio carattere era migliorato, la mia prospettiva era cambiata e vedevo le cose in modo diverso. Dopo aver capito questo, ogni volta che sorgono dei conflitti, so che devo guardare dentro di me e concentrarmi sui punti di forza degli altri invece che sui loro difetti.
Attraverso lo studio della Fa, guardandomi dentro ed eliminando consapevolmente la cultura del Partito, ora, ogni volta che mi trovo ad affrontare situazioni difficili, ascolto prima con pazienza l'opinione dell'altra persona. Quando gli altri parlano, ascolto in silenzio e non li interrompo. Quando sorgono opinioni divergenti, metto da parte le mie opinioni, evito giudizi superficiali e mi astengo dal vedere le cose da una prospettiva umana ordinaria.
Rifletto invece su quello che il Maestro insegna nella Fa, mi attengo agli standard della Fa, identifico i miei difetti e osservo come vivono le persone in una società normale, libera dalla cultura del Partito.
Sono profondamente riconoscente al Maestro per avermi permesso di rimanere in Giappone, dove posso coltivare e riconoscere i miei difetti. In futuro mi impegnerò ancora di più, facendo tesoro del prezioso tempo che il Maestro ci ha concesso con un immenso sacrificio. Coltiverò diligentemente il mio cuore e farò le tre cose. Grazie, Maestro. Grazie, amici praticanti.
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