(Minghui.org)

Nome: Huang YufengNome cinese: 黄玉凤Genere: FemminaEtà: 66 anniCittà: WuhanProvincia: HubeiOccupazione: CassieraData di morte: Intorno a settembre 2024Data dell'arresto più recente: 8 ottobre 2017Luogo di detenzione più recente: Carcere femminile della provincia dell’Hubei

Mentre scontava una pena detentiva di due anni perché pratica il Falun Gong, alla signora Huang Yufeng non è mai stato permesso di andare a prendersi dell'acqua potabile, ma ha dovuto bere quella che le veniva data dalla guardia. Ricordava che, dopo aver bevuto, aveva sempre un sapore amaro in bocca e sospettava che l'acqua potesse essere stata addizionata con droghe sconosciute.

Settimane prima del suo rilascio previsto il 7 ottobre del 2019, per sette giorni le sono state somministrate iniezioni endovenose di farmaci sospetti che le hanno causato gravi sintomi a cervello, cuore e reni. Sentiva anche la testa pesante, le braccia doloranti e tutto il corpo debole. Le iniezioni sono state interrotte dopo tre giorni a causa delle sue forti proteste.

La donna, residente a Wuhan, nella provincia dell’Hubei, non si è mai ripresa dai danni causati dalla somministrazione contro la sua volontà di farmaci e da altre forme di abuso subite durante la detenzione. Quando è morta intorno a settembre dello scorso anno, aveva 66 anni .

La signora Huang, che aveva una disabilità alle gambe dovuta alla poliomielite infantile, prima di andare in pensione lavorava come cassiera presso la Sanshu Street Labor Service Company nel distretto di Qiaokou. Dopo essere stata rilasciata dal carcere femminile della provincia dell’Hubei nell'ottobre 2019, le è stato ordinato di restituire 19 mensilità di pensione perché “non aveva diritto alla pensione durante la detenzione”. I 19 mesi erano riferiti all'arco di tempo da ottobre 2017 ad aprile 2019, periodo durante il quale i suoi pagamenti della pensione hanno continuato a essere erogati (la sua pensione è stata sospesa a maggio del 2019).

La donna non aveva soldi e l'ufficio della previdenza sociale le ha comunicato che avrebbe continuato a sospenderle la pensione per altri 19 mesi. Non è chiaro se abbiano ricominciato a pagargliela a maggio del 2021 come promesso.

Tenuta in isolamento per quasi 3 mesi

La praticante è stata arrestata l'8 ottobre del 2017, dopo che uno studente delle superiori l'ha denunciata per avergli dato un firewall software per accedere a notizie non censurate. È stata processata il 24 agosto del 2018 e successivamente condannata a due anni di carcere. Per i dettagli dell'arresto e della condanna, consultare gli articoli correlati in calce.

La signora Huang è stata ammessa nel carcere femminile della provincia dell’Hubei (situato a Wuhan) il 12 settembre del 2018. Due settimane dopo è stata assegnata alla Divisione 4, dove non le è stato permesso di andare a prendersi l'acqua potabile. Le è stato concesso di bere solo l'acqua che le veniva data e, dopo averla ingerita, aveva sempre un sapore amaro in bocca.

Due detenute sono state incaricate di sorvegliarla 24 ore su 24. La prima settimana si sono mostrate gentili, ma dopo hanno iniziato a ordinarle di trascrivere il regolamento del carcere e diffamare il Falun Gong. La prima volta che si è rifiutata di obbedire, le hanno urlato contro. Avvertendo una pressione tremenda, ha gridato “La Falun Dafa è buona!”, e a quel punto l'hanno minacciata di picchiarla a sangue.

Un pomeriggio, mentre andava in bagno ha incontrato una guardia che le ha ordinato di “presentarsi” (cosa che le detenute devono fare quando incontrano la direzione del carcere). Poiché si è rifiutata, è stata messa in isolamento e minacciata di essere privata del sonno.

Durante i quasi tre mesi di isolamento, è stata sottoposta a varie forme di abuso.

Nonostante che nella cella facesse molto freddo, le è stata data solo una giacca molto sottile da indossare. Alla fine aveva brividi, batteva i denti ed era pallida al punto che le due detenute che la monitoravano hanno chiamato un'infermiera. Poiché aveva la pressione sistolica a 198 mmHg (quando il range normale è 120 o inferiore), l'infermiera l'ha portata d'urgenza nell'ambulatorio interno, dove è scesa a 180 mmHg. Il medico del carcere le ha dato dei farmaci e, poiché lei si è rifiuta di assumerli, l'ha insultata per la disabilità alle gambe.

Pochi giorni dopo, le detenute le hanno ordinato di scrivere delle dichiarazioni di rinuncia al Falun Gong. e quando lei si è rifiutata di farlo, le hanno urlato contro facendole salire di nuovo la pressione. L'hanno costretta a sedersi su una sedia rivolta verso il muro e non le hanno permesso di girare la testa, guardarsi intorno e parlare con nessuno. La donna ha dovuto rimanere seduta fino alle 23:00, a quell'ora il secchio d'acqua calda che le avevano dato per lavarsi era diventato freddo.

Costretta a stare in piedi per 16 ore al giorno per 15 giorni di fila

In seguito, le due detenute hanno ordinato alla signora Huang di trascrivere libri che diffamavano il Falun Gong, ma poiché si è rifiutata, l'hanno costretta a stare in piedi dalle 7 del mattino alle 11 di sera per 15 giorni consecutivi. Trascorso questo periodo, barcollava mentre camminava. Quando ha denunciato gli abusi a una guardia, questa ha fatto finta di nulla, dopo di che le due detenute le hanno rinnovato l'ordine di trascrivere i libri e l'hanno costretta nuovamente a stare in piedi tutto il giorno.

Durante quei 15 giorni, la praticante ha avuto un forte batticuore e le ha pulsato la testa ogni giorno. Ha descritto in seguito la sensazione alla sua famiglia: “Mi sentivo come una piccola barca alla deriva in mare senza sapere quando avrei raggiunto la riva”.

Un giorno, un'altra detenuta le ha sussurrato, mentre erano in bagno, di non opporsi al governo; e così lei, desiderosa di porre fine alle torture inflitte, ha scritto delle dichiarazioni di rinuncia al Falun Gong. Quando, però, una guardia le ha ordinato di scriverne altre, lei si è rifiutata fermamente e ha annullato anche quelle precedenti.

La guardia l'ha poi costretta a rimanere in piedi e ogni tanto la faceva sedere per 30 minuti per guardare il telegiornale che decantava le lodi del Partito Comunista Cinese. Di notte le ordinava di lavare il pavimento dell'atrio, un compito estremamente difficile per lei, che faticava a piegare la schiena dopo aver trascorso una lunga giornata in piedi.

La pulizia del pavimento è durata 10 dei 15 giorni in cui si è protratta la tortura in piedi, periodo durante il quale le due detenute, ciascuna con addosso due giacche calde, aprivano la finestra per far prendere freddo alla signora Huang, a cui era stata data solo una giacca leggera indossata da altre persone per molti anni.

Le due detenute non le hanno nemmeno permesso di infilarsi le mani nelle maniche per scaldarsi, che erano diventate infatti rosse per il freddo. Quando ha cercato di muoversi per scaldarsi l'hanno bloccata e hanno anche costruito un megafono di cartone per leggerle nelle orecchie libri che diffamano il Falun Gong.

Dopo essere rimasta in piedi per ore, la praticante aveva i piedi e i tendini delle braccia doloranti e il cuore che batteva forte.

Durante i 15 giorni di tortura continua, tre guardie hanno avuto dei “colloqui” con lei e le hanno ordinato di consegnare le dichiarazioni di rinuncia al Falun Gong che aveva scritto in precedenza e che aveva annullato. Poiché si è rifiutata di obbedire, hanno ordinato alla detenuta di turno di notte di svegliarla a ogni ora. Vedendo che la sua pressione sanguigna continuava a salire, quattro giorni dopo ha strappato tutte le dichiarazioni e ne ha presentato una sola nuova, non riuscendo più a scriverne altre.

Le guardie hanno però detto che una sola non era sufficiente e così la donna ne ha scritta un'altra. Alla fine, circa tre mesi dopo, è stata rilasciata dalla cella di isolamento.

Iniezioni endovenose di farmaci sospetti per tre giorni

Nel settembre del 2019, settimane prima della data prevista per il rilascio, il 7 ottobre. la signora Huang è stata sottoposta a una visita medica. Una guardia ha affermato che i risultati della radiografia mostravano una macchia in un polmone e, di conseguenza, il medico del carcere l'ha messa in quarantena per timore della presenza di infezioni.

La donna è stata poi portata in un ospedale esterno per ulteriori accertamenti, ma i medici hanno dichiarato che non presentava problemi polmonari e così è stata riportata all'ospedale del carcere e ricoverata in un reparto normale. Dopo che le infermiere del carcere l’hanno sottoposta a un test cutaneo, hanno dichiarato che non aveva avuto reazioni allergiche agli “antibiotici cefalosporinici”. Tuttavia, nonostante non ci fossero infezioni in atto, le hanno somministrato lo stesso tre flaconi di antibiotici per via endovenosa.

Meno di 30 minuti dopo, la signora Huang ha avvertito che i farmaci sospetti le stavano danneggiando i nervi cerebrali e così ha iniziato a piangere e chiesto di vedere il capo delle guardie. Quando, poi, una guardia l'ha rassicurata che i farmaci erano stati prescritti dall'ospedale esterno, le ha creduto e ha smesso di lamentarsi.

Il giorno dopo, le sono state fatte altre tre iniezioni. Il terzo giorno, non appena hanno finito di somministrarle la stessa dose, si è sentita morire. Era così debole che non aveva più la forza di parlare o camminare e non riusciva nemmeno a sollevare la testa.

Il medico del carcere ha affermato che le iniezioni endovenose erano “programmate” per sette giorni, ma la praticante si è rifiutata fermamente di continuare il “trattamento” e così le guardie le hanno fatto firmare una liberatoria per sollevarle da ogni responsabilità. Altre detenute nell'ospedale del carcere hanno affermato che stava benissimo quando era arrivata dall'ospedale esterno e che dopo il “trattamento” era diventata un'altra persona.

Quando la donna è stata riportata nella Divisione 4 si sentiva ancora debole, come se il suo cuore non riuscisse a battere, aveva la testa era pesante e faceva fatica ad addormentarsi. Aveva problemi anche ai reni e non aveva più la forza di salire le scale.

I sintomi sono persistiti anche dopo il suo rilascio avvenuto il 7 ottobre del 2017 e, alla fine, intorno a settembre dello scorso anno, è morta.

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