(Minghui.org) Il 25 aprile scorso, si è commemorato il 26° anniversario dell’Appello pacifico dei praticanti del Falun Gong (noto anche come Falun Dafa) a Pechino. I praticanti in diverse parti d'Italia hanno organizzato attività anche per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla persecuzione in atto in Cina della pratica da parte del Partito Comunista Cinese (PCC).

Milano: i passanti firmano la petizione che chiede la fine del prelievo forzato di organi

I praticanti hanno organizzato attività presso il consolato cinese e nel centro di Milano il 13 e il 24 aprile per commemorare l'Appello del 25 aprile1999.

I praticanti nel centro di Milano per denunciare la brutale persecuzione del Falun Gong

Domenica 13 aprile, i praticanti hanno organizzato un evento nel centro di Milano per raccontare alla gente la verità sulla persecuzione e per chiedere di firmare una petizione per fermare il prelievo forzato di organi.

Hanno esposto striscioni e introdotto la storia del Falun Gong, unita alla sua popolarità in Cina prima della persecuzione.

Molti passanti si sono fermati a parlare. Per alcuni hanno era la prima volta che sentivano parlare del Falun Gong e della persecuzione in Cina, mentre altri hanno chiesto maggiori informazioni per conoscere meglio la pratica spirituale, e il luogo locale di pratica per poterla apprendere. Molte persone hanno firmato la petizione per chiedere la fine delle atrocità.

Due giovani donne, Alessia e Nicole di Sesto San Giovanni (centro urbano nella città metropolitana di Milano), hanno espresso la speranza che firmare la petizione possa davvero contribuire a fermare la persecuzione.

Hanno scoperto come, 26 anni fa a Pechino, i praticanti si sono appellati pacificamente contro l’arresto ingiustificato dei loro amici di pratica, e, inoltre, hanno richiesto il diritto costituzionale di professare la propria fede nel Falun Gong; da allora hanno continuato a presentare ricorso pacificamente.

A Milano, Alessia e Nicole hanno appreso della persecuzione del Falun Gong e di Minghui.org

Anche Roberta e Stefania di Bari hanno firmato la petizione e con gioia hanno scattato una foto di gruppo con i praticanti. Hanno espresso il loro sostegno, con la speranza che la persecuzione finisca presto.

Roberta e Stefania di Bari hanno firmato la petizione che chiede la fine della persecuzione

Milano: attività all'esterno del consolato cinese per commemorare l’Appello pacifico del 25 aprile

Protesta pacifica dei praticanti all'esterno del consolato cinese

Mercoledì 23 aprile, i praticanti si sono radunati all'esterno del consolato cinese con striscioni che recitavano: “Fermiamo il prelievo forzato di organi dai praticanti del Falun Gong in Cina”, “La Falun Dafa insegna Verità, Compassione e Tolleranza” e “Commemorazione del 26° anniversario dell'Appello pacifico del 25 aprile”. C'erano anche molti striscioni in cinese che illustravano la nascita del Falun Gong in Cina e i motivi della sua persecuzione, e, non ultima, l’importanza di chiarire la verità al popolo cinese.

In tanti hanno letto i volantini informativi e alcuni si sono fermati a fare domande. Diverse persone hanno affermato di aver parlato con i praticanti in passato. Una donna ha letto l'opuscolo e ha espresso la sua contrarietà quando ha capito in che modo i praticanti vengono perseguitati in Cina.

Una giovane donna che aveva ricevuto un volantino sul Falun Gong in un altro luogo ha detto che gli è capitato di chiedere a un'amica cinese informazioni sulla pratica, ma che la donna è stata riluttante a parlarne, e questo comportamento ha sollevato in lei dei dubbi. Una praticante ha spiegato che molti cinesi vengono ingannati dalle menzogne diffamanti che il PCC riserva alla Falun Dafa e ai suoi praticanti. Questa è una tattica comune usata dal regime nelle passate campagne politiche, e sicuramente la sua amica ha creduto alla propaganda. La donna ha assicurato che avrebbe riparlato con l'amica dopo la maggior conoscenza acquisita sulla persecuzione.

Studentessa cinese: “si può scoprire la verità solo dopo aver lasciato la Cina”

Il 25 aprile, a Padova, i praticanti hanno commemorato l'appello del 25 aprile 1999

Il 25 aprile, i praticanti hanno organizzato attività nel centro di Padova per commemorare l'Appello del 25 aprile.

Uno studente cinese, dopo aver letto dei volantini in lingua inglese e cinese, ha riferito che suo padre pratica la Falun Dafa in Cina, e senza esitazione ha esclamato che “la pratica è fantastica”. Ha detto inoltre che durante uno dei suoi soggiorni in Cina, ha visto la propaganda del regime che diffamava la Falun Dafa e per questo capisce che la verità si può scoprire solo lasciando il Paese. Era interessato a saperne di più sulla Falun Dafa.

Dopo aver appreso i benefici della pratica, molte persone hanno firmato la petizione per chiedere la fine delle brutalità.

Sardegna, Cagliari: informare la gente sulla persecuzione

Il 25 aprile, i praticanti hanno organizzato delle attività nel centro di Cagliari, capoluogo della Sardegna, per celebrare il 26° anniversario dell'Appello del 25 aprile.

Informare i cittadini sardi sulla persecuzione in corso in Cina

Il 25 aprile è la Festa della Liberazione, un giorno festivo in Italia, e per questo è stata organizzata anche in Sardegna una parata commemorativa. Molti turisti e residenti locali hanno visto lo stand informativo e la dimostrazione degli esercizi della Falun Dafa. Un uomo di origine brasiliana era a conoscenza che il regime cinese è coinvolto nel prelievo forzato di organi da prigionieri di coscienza in Cina. Un giovane rumeno che studia Buddismo ha chiesto maggiori informazioni sulla pratica in quanto, a suo dire, è rimasto affascinato dagli esercizi del Falun Gong e dalla sua bellissima musica che si diffondeva in tutta la piazza.

Cos'è l'appello del 25 aprile?

La Falun Dafa (conosciuta anche come Falun Gong) è stata introdotta per la prima volta al pubblico dal signor Li Hongzhi a Changchun, in Cina, nel 1992. La disciplina spirituale è ora praticata in oltre 100, tra Paesi e regioni in tutto il mondo. Milioni di persone che hanno abbracciato gli insegnamenti, basati sui principi di Verità, Compassione e Tolleranza, e hanno imparato i cinque esercizi, hanno sperimentato un miglioramento della salute fisica e spirituale.

Il 23 e 24 aprile 1999, gli agenti di polizia di Tianjin, una città vicino a Pechino, aggredirono e arrestarono decine di praticanti che si erano radunati fuori dalla sede di una rivista universitaria per discutere degli errori presenti in un articolo pubblicato contro la Falun Dafa. Man mano che si diffuse la notizia degli arresti, un numero maggiore di praticanti si rivolse alle autorità che a loro volta gli comunicarono di presentare una richiesta di appello direttamente a Pechino.

Il giorno seguente, il 25 aprile, circa 10.000 praticanti della Falun Dafa si riunirono spontaneamente presso l'Ufficio Centrale d'Appello di Pechino, come richiesto dai funzionari di Tianjin. L'incontro fu pacifico e ordinato. Diversi rappresentanti del Falun Dafa furono convocati per incontrare il capo dell’esecutivo cinese Zhu Rongji e i membri del suo staff. Quella sera, le preoccupazioni dei praticanti trovarono risposta. Gli amici praticanti arrestati a Tianjin furono rilasciati e tutti compostamente tornarono a casa.

Il 20 luglio 1999 Jiang Zemin, ex capo del Partito Comunista Cinese (PCC), avvertendo la crescente popolarità della disciplina spirituale come una minaccia all'ideologia atea del PCC, ha emesso l’ordine di perseguitare il Falun Gong.

Sotto la direzione personale di Jiang, il PCC ha istituito l'Ufficio 610, un'organizzazione di sicurezza extralegale con il potere di scavalcare la polizia ed il sistema giudiziario, la cui unica funzione è quella di portare avanti la persecuzione della Falun Dafa.

Negli ultimi 26 anni Minghui.org ha confermato la morte di migliaia di praticanti del Falun Gong durante la persecuzione, ma si sospetta che il numero effettivo sia molto più alto. Molte altre persone sono state imprigionate e torturate per la loro fede.

Numerose prove dimostrano che il PCC ha ordinato il prelievo forzato di organi da prigionieri di coscienza detenuti, che sono stati assassinati per rifornire l'industria cinese dei trapianti in forte espansione.