(Minghui.org) Lo scorso 23 agosto, i praticanti del Falun Gong del Regno Unito hanno organizzato una grande parata a Londra per chiedere aiuto a porre fine ai 26 anni di persecuzione da parte del Partito Comunista Cinese (PCC). Durante l'evento sono state anche celebrate i 450 milioni di cinesi che hanno lasciato il PCC e le sue organizzazioni affiliate. In molti si sono fermati a guardare la sfilata scattando foto, manifestando il loro sostegno e ricevendo i volantini del Falun Gong.
Grande parata a Londra dei praticanti il 23 agosto
La parata, accompagnata da una musica tranquilla e melodiosa e dai potenti battiti dei tamburini è iniziata a mezzogiorno nei pressi dell'ambasciata cinese e ha attraversato il centro della città, passando per Regent Street, Oxford Square, Piccadilly Square e Chinatown, per poi raggiungere Trafalgar Square intorno alle 13:30.
Storie diverse raccontate attraverso le formazioni della parata
La sfilata era caratterizzata da diverse formazioni, ognuna delle quali raccontava una storia. Gli striscioni della Falun Dafa e le riproduzioni dei libri della pratica illustravano la sua diffusione in tutto il mondo, seguiti dai praticanti che eseguivano gli esercizi e dalla squadra dei tamburini cinesi. I praticanti vestiti di bianco hanno commemorato le vittime della persecuzione, denunciandone la brutale repressione da parte del PCC. La sezione finale ha messo in risalto i 450 milioni di cinesi che hanno scelto di ritirare la loro adesione al Partito e alle sue organizzazioni affiliate.
Inoltre, la parata, ha messo in evidenza i benefici derivanti dalla pratica della Falun Dafa, la resilienza dimostrata dai praticanti nel denunciare la persecuzione e il dolore per coloro che sono stati torturati a morte.
Questo evento ha dimostrato la ferma convinzione e il comportamento pacifico e razionale dei praticanti, ma ha anche trasmesso un messaggio chiaro al mondo: porre fine alla persecuzione e salvaguardare i diritti umani è una responsabilità che riguarda l'intera razza umana.
A Trafalgar Square, i praticanti dimostrano gli esercizi e parlano con le persone del pubblico della persecuzione, raccogliendo il sostegno di molti passanti
È un onore parlare in nome della giustizia
Laiosh, esperto di gestione della consapevolezza, ha dichiarato che è un onore per lui parlare in nome della giustizia
Laiosh è un formatore di gestione della conoscenza e vive a Budapest, in Ungheria. Ha affermato di non poter accettare la persecuzione della fede, in quanto viola i diritti umani fondamentali: “Sono assolutamente contrario a tutto questo. Nessuno dovrebbe essere discriminato o ucciso a causa del proprio credo, soprattutto quando la pratica della coltivazione non danneggia nessuno”.
Laiosh ha affermato di voler contribuire a diffondere la verità e attirare l'attenzione della gente sulla persecuzione: “In realtà, fino a questo momento, non ne sapevo nulla. Quindi, vi sono grato per avermi aiutato a scoprire queste cose”. Ha spiegato che leggerà il volantino e firmerà la petizione e concludendo con un sorriso ha detto: “È un onore per me parlare a nome della giustizia”.
Il comportamento pacifico e immutabile, dalla Germania a Londra
Marianne e suo marito hanno detto: “Abbiamo notato che tutti i praticanti del Falun Gong che ci hanno parlato della pratica sono estremamente pacifici”
Marianne e suo marito hanno raccontato di aver già assistito in passato a eventi organizzati dai praticanti del Falun Gong durante le loro vacanze in Germania e che erano entusiasti di poter assistere nuovamente a tali eventi. Inoltre, Marianne ha dichiarato che tutti i praticanti che ha incontrato le hanno lasciato un'ottima impressione: “Ho notato che tutti i praticanti del Falun Gong che ci hanno parlato della loro pratica sono estremamente pacifici e positivi”. Ha anche manifestato interesse per gli esercizi di meditazione del Falun Gong.
Suo marito ha commentato: “Apprezzo le persone pacifiche”. Ha poi spiegato la sua filosofia di vita: “Spero di trattare tutti con gentilezza”.
Il prelievo di organi è un crimine che non può essere tollerato
Una coppia italiana ha firmato una petizione mentre guardava la parata. Anna ha detto: “Spero che la situazione in Cina possa migliorare e che tutti possano essere felici. La situazione attuale è terrificante: come possono prelevare gli organi delle persone mentre sono ancora vive? Non si può fare una cosa del genere nemmeno agli animali, figuriamoci agli esseri umani!”
Ha aggiunto che, secondo lei, eventi di questo tipo “aiutano il mondo intero a fermare insieme la persecuzione”.
Anche suo marito Nico ha espresso profonda preoccupazione per la brutalità. Ha detto di sperare sinceramente che la situazione in Cina possa cambiare radicalmente, così che il popolo cinese possa avere un futuro migliore.
Cinesi che hanno lasciato il PCC: grazie per il vostro impegno
Molti cinesi hanno ritirato la loro adesione al Partito Comunista Cinese dopo aver appreso i fatti relativi alla persecuzione. Una donna che ha firmato la petizione ha detto di essere consapevole che la Falun Dafa è una pratica buona e che il PCC non fa nulla di buono, arrivando persino a uccidere i praticanti per i loro organi, ha anche sostenuto che in Cina nessuno è al sicuro. Con le lacrime agli occhi, ha detto: “Grazie, spero che continuerete a lottare”.
Due sorelle sono rimaste commosse dopo aver ascoltato un praticante descrivere la brutalità della persecuzione. Dopo che il praticante ha spiegato loro l'importanza di dimettersi dal Partito, la sorella maggiore ha accettato di farlo, anche se con qualche esitazione, mentre la sorella minore continuava ad annuire, ma non esprimeva a voce alta la sua volontà. Quando il praticante le ha ricordato che, entrando nel Partito, aveva fatto voto di dedicargli la vita e che, se non voleva più farne parte, doveva esprimere chiaramente la sua decisione di dimettersi, ha quel punto ha detto: “Sì! Mi dimetto!”
Le attività della giornata si sono concluse alle 17:00. Attraverso la parata, parlando con le persone riguardo alla persecuzione e raccogliendo firme su una petizione per porre fine alle violazioni dei diritti umani, i praticanti hanno denunciato la brutale repressione attuata dal PCC da 26 anni. Hanno anche invitato le persone di ogni ceto sociale a difendere la propria coscienza, a far sentire la propria voce e a porre fine a questo genocidio.
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