(Minghui.org) Il 28 marzo 2018 Cheng Haiyan, una donna di 63 anni della città di Xuzhou, è morta dopo che per anni era stata ripetutamente arrestata e imprigionata per aver rifiutato di rinunciare al Falun Gong, una disciplina spirituale perseguitata dal regime comunista cinese.


Prima di trasferirsi nella provincia della città di Xuzhou per raggiungere il marito militare, la praticante era docente alla China Pharmaceutical University nella città di Nanchino, provincia del Jiangsu. Come primo lavoro era stata direttrice dell'area prodotti per la salute medica presso la Import and Export Corporation nella città di Xuzhou e in seguito era stata nominata direttrice generale della divisione industria leggera e prodotti tessili della Jiangsu Materials Group Corporation.

La signora Cheng

Nonostante la carriera di grande successo, Cheng era stata colpita dall'epatite B e si arrabbiava molto spesso con il marito perché non l'aiutava in casa, tuttavia nel 1998, solo un mese dopo aver iniziato a praticare il Falun Gong, la sua salute era migliorata notevolmente e poiché aveva iniziato a seguire i principi di verità, compassione e tolleranza della disciplina spirituale, aveva smesso di lamentarsi del marito.

Una volta il consorte, sorpreso dal suo cambiamento, ha affermato: “Se solo tutte le mogli dei militari praticassero il Falun Gong!”.

Da quando nel 1999 è iniziata la persecuzione del Falun Gong, la donna non aveva mai vacillato nella sua fede. Aveva programmato di andare a Pechino a appellarsi in favore della pratica spirituale, ma il 29 settembre 2000 era stata arrestata alla stazione ferroviaria di Nanchino e il 12 dicembre di quell'anno era poi stata mandata in un ospedale psichiatrico, dove l'avevano trattenuta per due mesi e mezzo.

In seguito le autorità locali l'avevano minacciata di cacciare il marito dall'esercito se non avesse accettato di divorziare da lui, perciò la donna non aveva avuto altra scelta che firmare i documenti. Successivamente il suo consorte era stato messo ulteriormente sotto pressione affinché entro tre mesi trovasse una nuova donna da sposare.

Il 19 settembre 2001, a seguito del secondo arresto, Cheng era stata condannata a dieci anni di carcere. Il 21 aprile 2009, dopo aver subito una lunga serie di maltrattamenti ed essere stata persino drogata, era poi stata rilasciata per motivi di salute.

Durante i successivi anni Cheng era stata arrestata altre quattro volte – nel 2011, nel maggio 2013, nel marzo 2014 e nel maggio 2015 – e quando non era sotto custodia veniva spesso molestata dalla polizia, la quale aveva messo sotto controllo il suo telefono e monitorato ogni sua mossa.

Poiché in Cina nessuna legge criminalizza il Falun Gong, la praticante aveva presentato tre denunce – nell'aprile 2011, nell'aprile 2014 e nell'agosto 2014 – contro il tribunale distrettuale di Yulong che l'aveva condannata al carcere. Nel 2015 aveva anche presentato una denuncia contro l'ex dittatore cinese Jiang Zemin per aver avviato la persecuzione del Falun Gong, che aveva causato la sua incarcerazione e la distruzione della sua famiglia.

Anche se le sue denunce erano state indirizzate alla Suprema corte del popolo, alla Procura Suprema del Popolo, alla Procura della provincia del Jiangsu, al presidente Xi Jinping e a una squadra ispettiva del governo centrale, non aveva mai ricevuto alcuna risposta da nessuno di loro.

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