(Minghui.org) Il 5 giugno 2018 Guan Zhongji, sessantasei anni, è stato arrestato mentre si trovava da suo figlio. Dopo essere stato preso, ha dovuto affrontare un processo dove è stato giudicato con prove ottenute illegalmente e che non avevano alcun legame diretto con il crimine di cui era accusato; infine condannato a sette anni di prigione. L'arresto è avvenuto perché l'uomo è un praticante del Falun Gong, una disciplina spirituale severamente perseguitata in Cina dal luglio del 1999.


Più tardi le autorità hanno cercato di convincere il figlio a dissuaderlo dal presentare un ricorso, nondimeno l'uomo non si è scoraggiato e al momento sta cercando di rovesciare il verdetto.

Le forze dell'ordine hanno affermato che l'arresto di Guan, avvenuto senza alcun mandato di cattura, era la continuazione di un caso di quattro anni fa, quando il praticante era stato arrestato per aver parlato alla gente del Falun Gong e della persecuzione, e per il quale non era mai stato condannato.

A seguito dell'ultima cattura la Polizia gli ha preso le chiavi di casa e l'ha saccheggiata mentre nessuno era presente. Stando a quanto racconta il figlio, la famiglia è stata informata dell'arresto e della perquisizione illegale solo alcuni giorni dopo.

Nel corso dell'udienza l'Avvocato di Guan ha dichiarato che la legge penale cinese stabilisce che quando le autorità eseguono la perquisizione di un appartamento devono essere presenti il proprietario o i suoi familiari, e inoltre devono presentare un mandato. Il legale ha inoltre aggiunto che le prove contro il suo assistito erano il risultato di una perquisizione illegale, e perciò doveva essere considerato innocente.

Due settimane dopo l'arresto la cugina del praticante ha chiesto di fargli visita nel centro di detenzione, ma la Polizia le ha detto che il caso era gestito dalla Corte locale e non aveva alcuna autorità.

Poiché le visite a Guan devono essere approvate dall'Ufficio 610 locale, (Un'agenzia che soprintende alla persecuzione del Falun Gong) l'Avvocato ha potuto vedere il suo cliente soltanto diciassette giorni dopo l'arresto, a quel tempo al praticante non era stato riferito il motivo della sua cattura. Durante la detenzione, poiché l'uomo soffriva di una grave ipertensione, le guardie l'hanno costretto ad assumere dei farmaci sconosciuti che l'hanno fatto vomitare.

Al termine del processo, durato un'ora, svoltosi all'interno del centro di detenzione, il Giudice del Tribunale di Pingdu non ha emesso alcun verdetto. Quando il figlio ha visto suo padre con indosso manette e catene, l'ha descritto come un uomo che aveva perso molto peso e che sembrava in uno stato letargico. Durante l'udienza l'imputato ha chiesto di essere rilasciato incondizionatamente perché voleva solo che la gente venisse a conoscenza dei fatti sul Falun Gong, un diritto protetto dalla libertà di parola e di religione.

Guan è stato accusato di “utilizzo di un culto per minare l'applicazione della legge”. Il suo legale ha sostenuto che le prove fornite dai Pubblici Ministeri, incluso il materiale informativo del Falun Gong rinvenuto nella sua abitazione durante la perquisizione illegale, non fornivano alcun collegamento diretto con il crimine di cui era accusato.

La Cina non ha mai promulgato una legge che ritenga il Falun Gong un “culto”; una nuova interpretazione statutaria, entrata in vigore il primo febbraio 2017, non ha menzionato il Falun Gong e ha sottolineato che ogni atto d'accusa contro chiunque sia coinvolto in un culto deve basarsi su solide basi legali. Poiché nessuna legge in Cina definisce il Falun Gong un culto, l'accusa contro i praticanti manca di basi legali.

Una delle prove dell'accusa contro Guan era il possesso, la lettura e la diffusione dei libri del Falun Gong. La Polizia e i Pubblici Ministeri hanno citato come base legale due comunicazioni emesse nel luglio 1999 dall'Amministrazione cinese della stampa e delle pubblicazioni, allo scopo di vietare la distribuzione dei libri del Falun Gong. Tuttavia nel 2011 l'Amministrazione ha emesso un'abrogazione del divieto e ora è completamente legale per i praticanti possedere i libri della disciplina spirituale.

Pochi giorni prima del processo il Giudice ha chiamato il figlio, suggerendogli di dire a suo padre di dichiararsi colpevole, e ha affermato che era stato l'Ufficio 610 a sollecitarne l'arresto e il processo.

Il 13 luglio, a dieci giorni dopo l'udienza, Guan ha ricevuto il verdetto di colpevolezza, che consisteva in una condanna a sette anni di prigione. Poco dopo è stato ripetutamente detto a suo figlio da varie autorità, di andare a fare visita a suo padre nel centro di detenzione e cercare di dissuaderlo dal fare ricorso in appello. Le autorità hanno affermato che la pesante condanna è stata la conseguenza dell'assunzione da parte sua di un difensore e della dichiarazione di non colpevolezza.

Nonostante le minacce, il 23 luglio il praticante ha presentato ricorso.