(Minghui.org) Il 12 settembre di quest’anno la polizia della città di Guiyang, in provincia del Guizhou, ha fatto irruzione in casa di Liu Wanqin, una donna ottantaduenne, perché praticante del Falun Gong.

Il Falun Gong, detto Falun Dafa, è una pratica che mira al miglioramento del corpo e della mente, perseguitata dal regime comunista cinese dal 1999.

La polizia ha confiscato tutti gli effetti personali di Liu relativi al Falun Gong, dai libri agli amuleti e calendari, e se n’è andata senza mostrarle l'elenco dei beni portati via.

Di seguito è riportato il resoconto personale di Liu sul raid della polizia.

«Eroa casa e stavo cucinando quando qualcuno ha bussato alla porta. Ho pensato che fosse mio figlio che mi portava i mooncake, dato che il giorno successivo sarebbe stata la Festa di metà autunno.

Mentre la persona dietro la porta chiamava il mio nome, mi sono resa conto che non era mio figlio, ma la polizia. Ho esitato ad aprire, così loro bussavano sempre più forte.

Attraverso lo spioncino ho visto che era l'agente di polizia Jin Yingxun, il quale una o due volte all'anno era solito molestarmi. Ogni volta che veniva, scattava foto di casa mia e raccoglieva un mio campione di sangue.

Non volevo davvero aprire loro la porta. Ma poi un ufficiale maschio ha detto: «Se non apri la porta, chiederemo a tuo figlio di farlo per noi. Non resteremo qui a lungo, vogliamo solo fare qualche foto».

Non volevo che trovassero mio figlio, quindi ho aperto la porta. L'agente Jin ha indicato l'ufficiale accanto a lei e mi ha detto: «Questo è il nostro supervisore».

Questo supervisore mi ha mostrato rapidamente il suo distintivo. Prima che potessi vedere cosa ci fosse, mi ha spinto da parte e si è precipitato nel mio salotto. Sono quasi caduta.

In pochissimo tempo una dozzina di agenti in borghese sono entrati in casa mia e si sono fermati nel mio salotto.

Il supervisore è andato nella mia camera da letto per scattare delle foto. Due ufficiali donne mi hanno tenuta sul divano. Proprio mentre mi sedevo, il supervisore si è avvicinato e mi ha strappato via le chiavi direttamente dalla tasca dei vestiti.

Con le chiavi hanno aperto i miei armadi e cassetti e hanno messo a soqquadro la casa. Tutti i miei oggetti correlati al Falun Gong, incluse alcune preziose collezioni degli ultimi due decenni, sono state portate via.

Gli ufficiali hanno chiamato di nuovo mio figlio e gli hanno chiesto di venire a firmare l'elenco di confisca. Ma né a lui né a me è stato permesso di dare un'occhiata al documento prima che la polizia se ne andasse».