(Minghui.org) Hu Shih, ex ambasciatore cinese negli Stati Uniti (dal 1938 al 1942), nel dicembre del 1948 dovette affrontare una difficile decisione: sia il Partito Comunista Cinese (PCC), le cui truppe all'epoca avevano circondato Pechino, sia Chiang Kai -shek che gli aveva promesso posizioni di alto rango nelle rispettive amministrazioni, cercavano di convincerlo ad appoggiare le loro cause.

Alla fine, Hu salì sull'aereo per unirsi a Chiang a Nanchino, allora capitale della Repubblica di Cina.

Il figlio di Hu, Sidu, tuttavia, decise di restare e pensò: «Dato che non ho fatto nulla contro il PCC starò bene».

Dopo aver consegnato alcuni oggetti di valore lasciati da suo padre agli ufficiali Sidu fu costretto a scrivere articoli diffamatori contro di lui. Alla fine, dopo essere stato preso di mira in molte campagne politiche del PCC, non ce la fece a reggere lo stress e nel 1957 si suicidò all'età di 36 anni.

Questa è solo una delle innumerevoli tragedie che sono emerse negli ultimi decenni. Sperando in un futuro migliore, per la società o per sé stessi, queste persone scommettono la loro vita sul PCC; questa scelta in seguito si è rivela un viaggio verso la distruzione. Questo tipo di disgrazia può essere ritrovata nell'allora Unione Sovietica, in tutta la storia del PCC e nell’attuale persecuzione del Falun Gong.

«Uccidi l'asino quando non serve alla macina»

Zhu Ziqing è un famoso scrittore cinese i cui numerosi articoli abbelliscono ancora oggi i libri di testo cinesi. Questo scrittore fu diffusamente pubblicizzato nei libri di testo per essersi schierato con il PCC e per aver rifiutato di accettare cibo dagli Stati Uniti durante la guerra civile cinese nel 1946. Ciò che però è stato omesso nei libri di testo è che lo scrittore aveva una grande scorta di cibo che gli poteva esser sufficiente fino alla sua morte ed inoltre suo il figlio, Zhu Maixian, nel 1951 fu giustiziato all’età di 33 anni nonostante la sua fedeltà al regime.

A parte Hu Sidu e Zhu Maixian, che si unirono al PCC prima che prendesse il potere nel 1949, molti seguaci attivi successivamente affrontarono destini simili. Un esempio fu Liu Chuanxin, che divenne il capo del Dipartimento di Polizia di Pechino dopo l'inizio della rivoluzione culturale nel 1966. Per compiacere gli alti funzionari, classificò arbitrariamente oltre mille ufficiali come spie e nemici dello stato.

Dopo la fine della Rivoluzione Culturale, tuttavia, Liu fu uno dei primi ufficiali ad essere punito. Fu rimosso dalla sua posizione di capo della polizia nel gennaio 1977 e si suicidò quattro mesi dopo. Inoltre, per placare la rabbia del popolo, quasi ottocento seguaci di Liu furono rimossi dal dipartimento di polizia di Pechino; diciassette di loro furono segretamente giustiziati senza il dovuto processo e alle loro famiglie fu detto che erano morti in servizio.

Dopo quasi ogni campagna politica, gli agenti di polizia venivano puniti come capri espiatori per gli ordini che non erano più in voga. Questo fenomeno è spesso descritto usando il proverbio cinese, xie mo sha lü(uccidi l’asino che non serve alla macina).

Precedenti in Unione Sovietica

Non tutti sono stati ingannati dalla propaganda del partito comunista. Con entusiasmo, Chiang e un gruppo di funzionari visitarono l'Unione Sovietica nel 1923 per conto di Sun Yat-sen, che all’epoca era il primo presidente della Repubblica Cinese. Questo viaggio, tuttavia, fece di Chiang un forte sostenitore della lotta al comunismo.

Egli trovò che la rivoluzione del Partito Comunista Russo si poteva suddividere in due componenti principali: una era la lotta di classe e l'altra era la mobilitazione delle persone per i disordini armati. Nello specifico, poiché il Partito Comunista considerava la lotta di classe come la forza primaria per il progresso sociale, spesso intensificava intenzionalmente le lotte di classe e creava il caos attraverso saccheggi, stupri, incendi dolosi ed omicidi. Il popolo, a causa di queste vicende, è stato poi attirato o costretto a prendere parte alle angherie come seguace o schiavo.

Questa brutalità nell'Unione Sovietica fu attuata attraverso il Commissariato popolare per gli affari interni (NKVD), seguito dal Comitato per la sicurezza dello stato (KGB). Genrikh Yagoda, direttore della NKVD (dal 1934 al 1936), eseguì gli ordini di Joseph Stalin e supervisionò l'arresto, il processo dimostrativo e l'esecuzione di vari nemici politici. Nonostante il contributo di Yagoda alla Grande Purga, Stalin emise un ordine per il suo arresto nel 1937. Yagoda implorò clemenza, ma fu comunque giustiziato per tradimento e cospirazione.

È interessante notare che l'ascesa e la caduta dell'Unione Sovietica, e probabilmente anche quella del PCC, fu prevista da Georgi Plekhanov, padre fondatore del marxismo russo. All'inizio del 1918, meno di un anno dopo la Rivoluzione d'ottobre, Plekhanov lasciò scritta la sua volontà politica e ne proibì la rivelazione fino al crollo del comunismo. Questo documento, “Volontà politica e testamento”, fu poi recuperato dalla BNP Paribas e pubblicato per esteso dal quotidiano russo Nezavisimaya Gazeta il 30 novembre 1999.

Plekhanov prevedeva che una società comunista sarebbe stata gestita attraverso una tirannia monopartitica senza democrazia e libertà. Una società di questo tipo avrebbe imposto il terrorismo, l'inganno e la forza prima del suo crollo. Egli aveva anche sottolineato che: «la grandezza di un Paese non sta nella vastità della sua terra o nella ricchezza della sua storia, ma nelle sue tradizioni democratiche e nel suo tenore di vita. Finché il suo popolo vive ancora in povertà e non gode di alcuna democrazia, è difficile garantire che non ci saranno crisi o eventuali morti».

Brutalità continue

Molte delle lezioni che la storia ci ha impartito non sono ancora state comprese, per non parlare della previsione di Plekhanov. Ventitré anni dopo la fine della rivoluzione culturale e otto anni dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica, l'ex leader del PCC Jiang Zemin ha lanciato una massiccia campagna persecutoria contro la pacifica pratica di meditazione del Falun Gong in Cina.

Secondo il sito Minghui, da quando la persecuzione è iniziata nel luglio 1999, ci sono stati almeno 2,5/3 milioni di arresti di praticanti del Falun Gong per il loro credo. Tra questi oltre 4300 hanno perso la vita a causa delle torture subite mentre erano in custodia alla polizia. Questi rappresentano solo una manciata di casi evidenziati con successo dal sito Minghui, che per pubblicarli è riuscito a superare la sorveglianza e la censura di internet in Cina. Poiché all'inizio della repressione c'erano circa cento milioni di praticanti del Falun Gong e la maggior parte, se non tutti, sono stati discriminati e maltrattati in varie forme, il numero della popolazione effettivamente colpita potrebbe essere molto più alto.

Oltre che nei numeri, questa persecuzione differisce dalle altre che si sono succedute sia in Unione Sovietica che in Cina. In primo luogo la repressione si basa sulla fede e si rivolge a persone di tutti i ceti sociali che credono nel Falun Gong e nei suoi principi di Verità, Compassione e Tolleranza. Poiché queste persone sono costrette a rinunciare alla loro fede ed alla loro volontà di diventare cittadini migliori, la perdita morale è enorme e senza precedenti.

In secondo luogo i metodi usati nella persecuzione vanno oltre ogni immaginazione. Oltre ai centri di detenzione, ai campi di lavoro ed alle prigionie, i praticanti sono detenuti in vari tipi di centri di lavaggio del cervello dove vengono picchiati, percossi con manganelli elettrici, privati dell'accesso ad un bagno, sottoposti ad abusi psichiatrici e persino uccisi attraverso il prelievo forzato dei loro organi.

Conseguenze per i reati commessi

Durante l'interrogatorio, Yagoda disse ai suoi inquisitori: «...potete scrivere nel rapporto da mandare a Stalin che ci deve essere un Dio dopo tutto. Da Stalin non merito altro che gratitudine per il mio servizio fedele, da Dio merito la punizione più severa per aver violato migliaia di volte i suoi comandamenti. Ora guardate dove mi trovo [nella prigione di Lubyanka] e giudicate voi stessi: c'è un Dio o no?».

Allo stesso modo, anche se la persecuzione del Falun Gong continua, un gran numero di funzionari ha già ricevuto una punizione karmica per i suoi crimini sotto le spoglie di varie altre accuse, come la corruzione. Secondo i dati di Minghui, almeno 3672 ufficiali coinvolti nella persecuzione hanno subito conseguenze per i loro comportamenti.

Tra questi, venticinque sono stati condannati alla pena di morte (la maggior parte di loro prestava servizio nel sistema di polizia), 881 sono stati condannati all'incarcerazione e 83 hanno ricevuto condanne a vita. Oltre alle conseguenze legali alcuni ufficiali dopo aver perseguitato i praticanti innocenti hanno anche subito altri tipi di sventure.

Chen Honghui, ex direttore della divisione di sicurezza interna dell'Huanan, provincia di Henan, ha partecipato attivamente alla persecuzione. Nel giro di due anni, sotto la sua supervisione, sono stati arrestati sedici operatori del settore: cinque sono stati condannati al carcere, due sono stati portati nei campi di lavoro forzato e gli altri sono stati arrestati e costretti a pagare multe. Chen Honghui ha bruciato anche i libri del Falun Gong e i ritratti del fondatore del Falun Gong.

I praticanti del Falun Gong hanno ripetutamente avvertito Chen di fermarsi, ma lui li ha sempre ignorati. Quando nell'ottobre 2009 un praticante gli ha chiesto ancora una volta di sostenere gli innocenti, lui prima lo ha licenziato e poi gli ha risposto: «Ho fatto questo per così tanti anni e sto ancora bene. Se la punizione che dite è reale, fatela pure venire! Seguirò il PCC fino alla fine».

Il 31 ottobre 2009 Chen, mentre stava tornando dalla città di Longshan a Huanan si è schiantato contro un albero. Il suo cranio è stato schiacciato ed è morto all'istante. Aveva solo quarant'anni.

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