(Minghui.org) Liu Zhenfang, una residente di Huangchuan, è morta tre mesi dopo aver scontato una pena detentiva di un anno e mezzo per aver praticato il Falun Gong, una disciplina spirituale perseguitata dal regime comunista cinese dal 1999.

Quando il primo settembre dello scorso anno la donna è stata rilasciata dalla prigione femminile dell'Henan, appariva emaciata. Poiché la maggior parte dei suoi organi interni erano devastati, anche le numerose cure mediche non sono servite a molto, finchè il 7 dicembre all'età di sessant'anni è deceduta.

La sua morte pone fine a un decennio di sofferenze, subite per essersi rifiutata di rinunciare alla sua fede. Nella sua denuncia penale presentata nel 2015 contro Jiang Zemin, l'ex leader del regime comunista che ha ordinato la persecuzione del Falun Gong, aveva raccontato come negli ultimi vent'anni era stata più volte arrestata e torturata.

Nella sua denuncia riportava che nei dieci giorni successivi al arresto del 2004, catturata per aver distribuito materiali del Falun Gong, era stata picchiata due volte rispettivamente per sedici e trentatré ore, e da quel momento la sua salute si era aggravata, i suoi organi interni erano rimasti lesionati e spesso vomitava sangue.

Successivamente era stata condannata a cinque anni di reclusione e le torture erano proseguite. Nonostante le sue deboli condizioni fisiche, era costretta a lavorare quattordici ore al giorno senza paga.

Nel 2017, otto anni dopo essere stata rilasciata dalla prigione, è stata arrestata un'ultima volta e condannata una seconda volta al carcere, che le è purtroppo costata la sua prematura scomparsa.

Detenzione e casa saccheggiata

Liu ha conosciuto il Falun Gong nel 1998, mentre lavorando come parrucchiera, e poco dopo aver iniziato a praticarlo era guarita dalla sua ernia del disco lombare e dall'iperplasia ossea. Anche suo marito, che non praticava ne ha beneficiato, in un grave incidente stradale dove era stato travolto da un’auto mentre circolava con la sua motocicletta, non era rimasto ferito.

Tuttavia, poiché era salda nella sua fede, con l'inizio della persecuzione Liu era diventata il bersaglio della polizia, tra il 1999 e il 2003 era stata arrestata quattro volte, la sua abitazione era stata saccheggiata tre volte e tutti i materiali e i libri del Falun Gong sequestrati.

All'inizio del 2000 la donna era stata detenuta un mese nel centro di detenzione di Hedian, per poi essere rilasciata dopo un riscatto di 2.000 yuan (circa 260 euro).

Nel 2001 era stata nuovamente arrestata dopo che la polizia aveva trovato dei materiali del Falun Gong nel suo appartamento, e l’avevano trattenuta in un centro di detenzione segreto all'interno di un hotel, dove era stata costretta a stare in piedi tutta la notte senza dormire. Dopo una perquisizione fisica, gli agenti le avevano anche confiscato i 1.500 yuan (circa 200 euro) che aveva con sé.

Poiché rimaneva in silenzio mentre gli ufficiali la interrogavano sulla fonte dei materiali, era stata picchiata per più di venti ore, e le avevano sbattuto la testa contro il muro strappandole alcune ciocche di capelli che l'avevano fatta sanguinare abbondantemente. L'avevano poi appesa al telaio della finestra con le manette e continuato a picchiarla finché non aveva iniziato a vomitare sangue.

Dopo essersi nuovamente rifiutata di rivelare dove avesse preso i materiali, la polizia l'ha rimandata e richiusa nel centro di detenzione di Hedian per tre mesi. La sua famiglia era poi riuscita a farla rilasciare pagando 2.000 yuan (circa 260 euro) al vicedirettore della Divisione Sicurezza Interna.

Quando in seguito, Liu e sua madre ottantenne sono andate a Pechino per fare appello in favore del Falun Gong, erano state arrestate e recluse nel centro di detenzione di Hedian. Liu aveva iniziato a vomitare sangue e non riusciva a mangiare, quindi il giorno dopo era rilasciata, mentre l'anziana madre era rimasta in prigione per un mese.

Nel 2003, a causa di una segnalazione fatta alla polizia, la donna era stata nuovamente arrestata per aver distribuito materiali del Falun Gong, ma mentre si trovava alla Stazione di polizia di Pengjiadian sotto interrogatorio, era riuscita a fuggire e costretta a vivere lontano da casa per non farsi riprendere. Incapace di trovarla, la polizia aveva arrestato suo marito e lo aveva detenuto per quindici giorni.

Quarantanove ore di violenti pestaggi

Poco dopo essere tornata a casa, il 2 febbraio 2004, la polizia è entrata nell'abitazione per arrestare lei e il marito, e quando la figlia ha cercato di fare ostruzione alla cattura, i poliziotti l'hanno spinta a terra minacciando di arrestarla.

Una volta arrivata al Dipartimento di Polizia di Guangshan, mentre un ufficiale la insultava, altri quattro la picchiavano selvaggiamente, le tiravano i capelli e strappavano i vestiti. Quando poi si sono stancati, hanno preso una verga di metallo e, a turno, l'hanno colpita fino a quando l'asta si è spezzata. Stanchi delle percosse, si sono seduti e hanno iniziato a bastonarle mani e dita con l'asta di metallo rotta. La tortura è durata sedici ore di fila, dalle cinque del pomeriggio alle nove del mattino successivo. La testa, il viso, la bocca, le orecchie e le dita continuavano a sanguinare. Poi era stata rinchiusa nel centro di detenzione di Guangshan.

Tuttavia, nove giorni dopo, gli agenti l'hanno riportata al Dipartimento dove è stata nuovamente picchiata per trentatré ore. Al termine il suo corpo era coperto di lividi e sanguinava dappertutto, gli organi erano lesionati e vomitava sangue. Nonostante ciò gli agenti hanno continuato a chiederle dove avesse preso i volantini del Falun Gong, ma lei si è sempre rifiutata di rispondere.

Dal momento in cui l’hanno riportata al centro di detenzione, ha continuato a vomitare sangue, ed era cosi debole da non riuscire a camminare o stare in piedi.

Nel frattempo, la polizia ha recluso suo marito nello stesso centro di detenzione per cinque mesi, dove è stato costretto a fare lavori forzati sia di giorno sia di notte con un solo un pasto giornaliero. Come tortura, una volta le guardie gli hanno legato un testicolo con un filo sottile e poi lo hanno bruciato con un accendino.

Imprigionata per cinque anni

Pochi mesi dopo Liu è stata condannata ad una pena di cinque anni. Successivamente, il 15 luglio 2004, è stata rinchiusa nella prigione femminile dell'Henan, dove le guardie l'hanno costretta a sedersi sopra un piccolo sgabello, mentre una dozzina di detenuti, dopo averla circondata, urlavano calunnie contro di lei e il Falun Gong. Durante questo maltrattamento durato per ottantacinque giorni, Liu era svenuta una dozzina di volte finché non si è trovata in punto di morte. Poiché ancora rifiutava di rinunciare al Falun Gong, le guardie le hanno versato nel cibo delle droghe per danneggiarle i nervi, ma accorgendosene, la donna ha smesso di mangiare.

Dopo che le sue condizioni di salute erano un po' migliorate, le guardie l'hanno costretta a lavorare quindici ore al giorno senza paga, e quando lei aveva protestato, le hanno ridotto il carico di lavoro di un'ora. Una volta, esaurita dalla stanchezza, si è presa una breve pausa, ma le guardie si sono subito avvicinate e l’hanno picchiata.

Oltre al lavoro forzato, le guardie avevano anche trovato il modo di torturarla fisicamente, costringendola a stare in piedi per giorni senza dormire o accovacciata per ore con le mani sulla testa.

Era stata finalmente rilasciata il primo febbraio 2009.

Nel 2013, quando la polizia l'aveva nuovamente sorpresa a distribuire materiale del Falun Gong, per sfuggire, era stata costretta a vivere lontano da casa.

Il suo ultimo arresto era avvenuto il 3 marzo 2017, e il 20 dicembre dello stesso anno era stata condannata a una pena detentiva di un anno e mezzo.

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