(Minghui.org) Lo scorso ottobre Yuan Hairong, residente a Taian, nello Shandong, è stata arrestata per non aver rinunciato alla sua fede nel Falun Gong, una disciplina spirituale e di meditazione che dal 1999 è perseguitata dal regime comunista.

Il centro di detenzione però si era rifiutato di ammetterla a causa della sua pressione sanguigna alta e la polizia era stata costretta a rilasciarla ma, nonostante ciò, avevano continuato ad andare a casa della donna per molestarla e mettere pressione al marito e al fratello, affinché lei dichiarasse la sua colpevolezza.

A causa di questa continua vessazione da parte della polizia e della famiglia, la cinquantasettenne Yuan ha avuto un infarto ed è deceduta.

Rilasciata su cauzione a causa dell’ipertensione arteriosa

Tutto è iniziato il 25 ottobre dello scorso anno alle sette e mezzo del pomeriggio, quando un gruppo di ufficiali aveva fatto irruzione nella sua abitazione, l’aveva arrestata e nella perquisizione le aveva confiscato i libri del Falun Gong, il cellulare e altri articoli relativi alla pratica.

Una volta arrivati alla Stazione di polizia di Jieshan, la donna era stata interrogata per tutta la notte, ma siccome si rifiutava di rispondere alle loro domande, gli agenti l’avevano schiaffeggiata al viso, versato addosso l’acqua, costretta a stare in piedi per sei ore e non le avevano permesso di usare il bagno.

Il pomeriggio successivo la polizia l’aveva portata in ospedale per un controllo fisico, dove le era stata diagnosticata la pressione sanguigna alta e per questo, negata l'ammissione al centro di detenzione. L’avevano quindi portata in un altro ospedale, ordinando al medico di eseguire la risonanza magnetica e l'ultrasonografia, - a carico di Yuan. Dopo un esame approfondito, il centro di detenzione si era ancora rifiutato di prenderla. Non potendo insistere, quella stessa sera l’avevano riportata alla stazione di polizia di Jieshan e il giorno dopo l’avevano rilasciata su cauzione.

Molestie e intimidazioni precedono la morte

Tuttavia, dopo il suo ritorno a casa, gli agenti hanno continuato a molestarla e quando la donna si è recata alla stazione di polizia chiedendo la restituzione degli oggetti che le avevano confiscato, l'hanno trattenuta e interrogata per due ore.

In seguito la polizia ha fatto pressioni a suo fratello e ad altri membri della famiglia, chiedendo loro di persuaderla ad ammettere la sua colpevolezza e a firmare il suo documento in caserma, ma la praticante si è sempre rifiutata di accondiscendere.

Il 16 gennaio gli agenti della Divisione di sicurezza interna di Dongping l’hanno chiamata ordinandole di recarsi alla stazione di polizia, ma siccome Yuan si è rifiutata di andarci, nel pomeriggio sono andati sotto casa della donna, che non li aveva fatti entrare. Gli agenti sono comunque rimasti nelle vicinanze e quando la sera sono tornati a bussare, il marito di Yuan ha aperto la porta ed è stato minacciato che se la moglie non fosse comparsa alla stazione di polizia per l'interrogatorio, l'avrebbero arrestata con la forza. La donna si è difesa insistendo sul fatto che praticando il Falun Gong non aveva violato alcuna legge e si è quindi rifiutata di cooperare con loro.

Il 19 gennaio gli agenti l’hanno nuovamente minacciata facendo diventare molto ansioso il marito che alla fine era riuscito a convincerla ad andare alla Centrale con lui. Una volta lì però Yuan si era ancora rifiutata di firmare il documento falsificato dalla polizia contro di lei, per questo il marito l’aveva colpita e presa a calci davanti ai poliziotti e poi aveva firmato al suo posto.

Al rientro a casa, il marito aveva continuato a persuaderla nell'abbandonare la pratica del Falun Gong, e anche degli agenti erano tornati ogni tanto a molestarla.

A causa delle crescenti pressioni dei suoi cari e della polizia, Yuan ha avuto un infarto e il 31 gennaio è deceduta.