(Minghui.org) La cinquantaquattrenne Qian Youyun, residente a Wuhan, nell'Hubei, è stata più volte arrestata illegalmente per aver mantenuto la sua fede nel Falun Gong (o Falun Dafa), una pratica che mira al miglioramento psicofisico basata sui principi di Verità, Compassione e Tolleranza, perseguitata dal regime comunista cinese dal 1999.

Durante la sua prima detenzione Qian è stata quattro anni in prigione dove l’hanno brutalmente torturata. È stata nuovamente arrestata il 23 aprile, a soli tre mesi dal rilascio, per aver raccontato alla gente della violenza subita per non aver rinunciato alla sua fede e dei benefici derivanti dalla pratica del Falun Gong. Ad oggi la sua ubicazione è sconosciuta.

La Falun Dafa l'ha trasformata in una persona migliore

Qian è nata a Wuhan l'8 giugno 1965, era una dipendente di un associato del Grain Bureau del distretto di Jiangxia, a Wuhan. Prima di iniziare a praticare il Falun Gong, non aveva un bel carattere, giocava a mahjong tutto il giorno, litigava spesso con i suoi familiari ed aveva sempre un atteggiamento scontroso. Anche la sua salute non era buona, la donna infatti soffriva d’asma e di altre patologie.

Tuttavia da quando il 13 maggio 1998 ha iniziato a praticare la Falun Dafa, è guarita dalle sue malattie, ha abbandonato molte cattive abitudini, e man mano che si assimilava ai principi della pratica, Verità, Compassione e Tolleranza, sentiva che la mente e il corpo si elevavano costantemente.

La Falun Dafa ha quindi trasformato Qian in una persona migliore. La sua vita familiare è diventata armoniosa e vedendo i suoi cambiamenti positivi, alcuni dei suoi familiari hanno iniziato a praticare beneficiandone. Un membro della famiglia che da anni si sosteneva con le stampelle, ha finalmente ripreso a camminare autonomamente e altri sono riusciti ad abbandonare il gioco d'azzardo e altre cattive abitudini.

La Persecuzione

Dopo che nel luglio 1999, Jiang Zemin, l'ex capo del regime comunista, ha istituito l'Ufficio 610 e ha iniziato a perseguitare decine di milioni d'innocenti praticanti del Falun Gong, nel gennaio del 2000 Qian è andata a Pechino per fare appello al diritto di praticare, poiché sosteneva che non c'era nulla di sbagliato nel cercare di essere brave persone seguendo Verità, Compassione e Tolleranza. È stata però arrestata e riportata nella sua città natale da due agenti della Stazione di polizia di Jiangxia, che da allora hanno continuato a perseguitarla.

Qian è stata imprigionata per più di cinque anni in diverse strutture, come centri di detenzione o di lavaggio del cervello e campi di lavoro, dove l'hanno torturata più volte.

È stata lasciata appesa per giorni, sorvegliata dal "personale di monitoraggio" ventiquattr'ore su ventiquattro, costretta a stare in piedi molte ore al giorno per sei mesi picchiata, insultata, privata del sonno e alimentata forzatamente.

I suoi genitori hanno cercato di liberarla citando la Costituzione cinese per difenderla, ma senza successo.

Comportamento illegale da parte della polizia del PCC

La polizia locale e il comitato di quartiere sono andati diverse volte a casa di Qian usando la scusa di controllare la registrazione dei nuclei famigliari o altri pretesti quando lei si rifiutava di aprire la porta.

Un giorno, quando un gruppo di poliziotti hanno circondato il suo condominio per arrestarla, la praticante ha creato una corda con delle lenzuola ed è riuscita a fuggire, tuttavia rimanendo ferita.

Dopo la fuga di Qian gli agenti di polizia hanno iniziato a nascondersi ogni giorno vicino casa sua fino alle 3:00 di notte. Si sono anche recati sul posto di lavoro del marito, minacciandolo che avrebbero interrotto la sua fonte di reddito se non avesse consegnato la moglie alla polizia, e cercando di convincerlo dicendo che lei aveva abbandonato la sua famiglia a causa del suo credo.

I familiari di Qian hanno assistito ai suoi ripetuti arresti, detenzioni, al processo illegale, al maltrattamento e alle conseguenze delle torture. Tutto questo unito all'intensa pressione da parte del Partito Comunista Cinese (PCC), nel corso degli anni ha sottoposto la sua famiglia a vivere con l'ansia e un dolore insopportabile.

Preoccupata per il marito che aveva un problema al cuore, un mese dopo la fuga, Qian è tornata a casa, dove due settimane più tardi, la polizia è ritornata per arrestarla. Quando lei si è rifiutata di aprire, hanno chiamato un fabbro per forzare la serratura e nel frattempo hanno contattato il marito al lavoro ordinandogli di non rientrare subito a casa, altrimenti avrebbero costretto il suo capo a licenziarlo.

Alla fine i poliziotti sono riusciti a entrare nell'abitazione ed hanno prelevato e portato la praticante alla stazione di polizia, dove è stata interrogata per ventiquattro ore. Successivamente è stata reclusa per quindici giorni in un centro di detenzione, prima di essere illegalmente condannata a quattro anni di prigione.

Il Ricorso: Approvata la sentenza originale

Durante la detenzione Qian ha deciso di fare ricorso contro la sentenza e di denunciare la polizia locale e i membri dell'Ufficio 610 per l'arresto illegale e la tortura, ma il centro di detenzione si è rifiutato di consegnarle carta e penna, dicendole che poteva fare appello verbalmente in tribunale o accettare il verdetto.

Il 27 maggio del 2015 il Tribunale distrettuale di Jiangxia ha tenuto un processo illegale contro Qian, e mentre lei saliva le scale per recarsi in aula ha urlato "la Falun Dafa è buona". Così delle immagini del nuovo anno cinese con su scritto"la Falun Dafa è buona" sono state considerate come prove per incriminarla. Quando suo marito ha testimoniato in aula, ha immediatamente negato di aver detto tutto ciò che il Procuratoreaveva affermato. Qian si è difesa parlando dei benefici che ha avuto praticando la Falun Dafa, ma il giudice le ha risposto dicendole che questo non era rilevante per il suo caso.

In seguito, il Tribunale intermedio ha confermato il verdetto originale, e quando la praticante ha replicato che avrebbe fatto un nuovo ricorso, le hanno risposto che poteva farlo solo con un avvocato nominato dal governo locale, che pretendeva come condizione preliminare una dichiarazione di colpevolezza a suo nome. In altre parole Qian doveva innanzitutto ammettere di essere colpevole di praticare il Falun Gong.

Torturata in prigione

Qian è stata portata nella prigione femminile di Wuhan, il 21 agosto del 2015, dopo di che è stata trasferita nella seconda Divisione del reparto numero due. Quando ha rifiutato di recitare le regole del carcere, le guardie hanno ordinato a Li Ran, l’istruttore del reparto, di farla torturare. Inoltre sono state incaricate di controllarla due detenute, la tossicodipendente Zhou Meili e Yuan Cheng, entrambe gestite da Li.

All'inizio, per diversi giorni è stata costretta a stare ferma in piedi dalla mattina fino alle 10:00 di sera, e in seguito fino a mezzanotte. Quando ancora rifiutava di recitare le regole, le due "controllori" la picchiavano e la privavano del sonno.

Nonostante fosse ferita, le guardie l'hanno ignorata e l'amministrazione del carcere ha ordinato alle sorveglianti di continuare a torturarla. Zhou l'ha presa per i capelli, le ha dato un pugno e l’ha presa a calci, e quando Qian ha urlato per il dolore, le ha ficcato in bocca dei calzini sporchi, facendola sanguinare. In seguito le due controllori hanno continuato a torturarla.

La costante tortura mentale e fisica, a lungo termine l'ha resa emaciata e mentalmente disturbata . Nonostante ciò era costretta a eseguire lavori manuali, e quando una volta, essendo in difficoltà, ha mostrato le sue ferite al capo squadra Zhang An e all’istruttore Li, quest’ultimo ha detto indifferentemente: "Non vedo ferite, anzi ti vedo bene. Siamo una struttura di polizia e se non obbedisci ai nostri ordini, abbiamo il diritto di usare la violenza e non ci assumiamo alcuna responsabilità per ciò che ti accade".

Chirurgia e continuo maltrattamento

Dopo due anni di detenzione, Qian ha avuto un grave prolasso uterino che richiedeva un intervento chirurgico. L'hanno quindi portata all'ospedale ferroviario di Hanyang, dove non hanno permesso ai suoi famigliari di vederla, ma ciononostante li hanno obbligati a coprire le spese mediche.

L'operazione è durata sei ore e prima che passasse l'effetto dell'anestesia e si riprendesse, è stata di nuovo ammanettata. Nonostante i medici avessero detto che durante l'intervento aveva perso molto sangue e che perciò necessitava di diversi giorni di ricovero e di cibo nutriente, la prigione ha esortato l'ospedale a dimetterla e tre giorni dopo l'operazione è stata riportata in carcere.

Suo marito ha pagato tutte le sue spese mediche, per un totale di oltre 18.000 yuan (circa € 2.500), più 500 yuan (circa € 64) per il trasporto. Tuttavia, la prigione ha rifiutato di rilasciargli le ricevute, dichiarando che servivano a loro per la contabilità.

Le condizioni nell'ospedale del carcere non erano solo misere, ma anche non igieniche. Inoltre i medici scrivevano spesso prescrizioni o facevano iniezioni senza prima effettuare alcun esame al paziente. I praticanti del Falun Gong sono anche stati costretti a sottoporsi a delle analisi del sangue, senza alcun motivo.

In seguito a causa della permanenza a letto ha cominciato a manifestare delle piaghe sulla coscia e si lamentava dal dolore, allora Chen, il direttore della prigione, le ha chiesto ripetutamente se accettava di essere trasformata: "Se lo farai, daremo un'occhiata alle tue ferite, altrimenti farò in modo che tu soffra tutto il giorno". In seguito quando il personale medico le ha cambiato il vestiario, le hanno infilato un tampone di cotone nella ferita e l'hanno attorcigliato, causandole un dolore insopportabile e un'emorragia.

L'ospedale ha ordinato di sottoporre Qian a diversi "controlli sanitari", ma quando lei ha rifiutato, le hanno prelevato con la forza diversi campioni di sangue e il medico le ha prescritto alcune iniezioni senza formulare una diagnosi.

La persecuzione finanziaria

Dopo i quattro anni di reclusione, quando il 6 novembre dello scorso anno la praticante è tornata a casa, suo marito era appena stato operato e portava un bypass cardiaco. Tutta la famiglia stava attraversando un difficile momento finanziario.

A peggiorare la situazione, verso la fine del febbraio scorso Qian ha ricevuto una telefonata dall'ufficio di sicurezza sociale che richiedeva di rimborsare la pensione di base che la sua famiglia aveva ricevuto mentre lei era in carcere, altrimenti avrebbero sospeso il suo diritto pensionistico. L'improvvisa persecuzione finanziaria ha cosi provocato un'altra tribolazione alla sua famiglia, che aveva appena iniziato a riprendersi dalla precedente esperienza.

La praticante è allora andata a parlare con l'Ufficio della previdenza sociale, il quale le ha detto che in base all'articolo 12 del documento n.143 pubblicato nel 2001, il pagamento della pensione di base doveva essere sospeso nel caso l'usufruente sarebbe stato condannato o detenuto. Hanno aggiunto anche che il motivo per il quale non l'avevano fatto subito, era perché non sapevano che fosse in prigione.

Qian a quel punto ha spiegato al personale che i praticanti del Falun Gong non sono dei criminali e la sua prigionia era interamente dovuta alla persecuzione illegale: "Non ho violato alcuna legge e cerco solo di essere una brava persona seguendo i principi di Verità, Compassione e Tolleranza. Sono stata sottoposta a torture in carcere e ora volete privarmi anche della mia pensione. Come potrei vivere? Sono trattata in modo ingiusto, voglio presentare ricorso".

Il personale le ha risposto che ciò non avrebbe cambiato le cose, poiché loro stavano solo eseguendo le istruzioni pervenute dall'alto, e le hanno poi mostrato una lista di dozzine di persone e i nomi dei praticanti del Falun Gong segnalati.

Ovviamente la persecuzione finanziaria incontrata da Qian non è un caso individuale, in quanto, riguarda direttamente i praticanti del Falun Gong. È noto che i membri dell'Ufficio 610 hanno affermato che se i praticanti si rifiutano di "trasformarsi", il loro stipendio e la loro pensione saranno sospesi.