(Minghui.org) Tre giorni dopo il Capodanno cinese del 2020 è morto un praticante di 48 anni, diventando l'ultima vittima della persecuzione del Falun Gong da parte del regime comunista cinese.

Il Falun Gong, noto anche come Falun Dafa, è una disciplina spirituale basata sui principi di verità, compassione e tolleranza, perseguitata dal regime comunista cinese dal 1999.

Li Huifeng, residente nella città di Qiqihar, provincia dell’Heilongjiang, ha trascorso 12 anni in carcere per aver rifiutato di rinunciare alla sua fede nel Falun Gong. La polizia lo ha costantemente molestato dopo essere stato rilasciato nel Gennaio 2013. Anche dopo essersi trasferito in altre città per evitare la persecuzione, la polizia è sempre riuscita a trovarlo, tormentando anche la sua famiglia.

Nell’ottobre del 2019, prima del settantesimo anniversario della fondazione del regime comunista, la polizia ha perseguitato Li sul posto di al lavoro, lasciandolo in uno stato di forte stress psicologico. Il praticante ha avuto un ictus il 20 Gennaio 2020 ed è morto otto giorni dopo.

12 anni di carcere

Li e sua moglie Zhang Shuzhe sono stati arrestati il 22 Gennaio del 2001. Durante l'interrogatorio, la polizia lo ha ammanettato dietro la schiena e l'ha appeso per le manette. Quindi hanno legato i suoi piedi con due corde diverse per poi tirarle in direzioni opposte, mantenendo le gambe allargate e paralle al suolo, provocandogli così un dolore lancinante. Mentre era appeso lo hanno anche calciato e spinto per farlo oscillare come un pendolo.

Un ufficiale ridendo di lui ha detto: "Il mio piacere si basa sulla tua sofferenza".

La polizia ha poi ustionato i suoi genitali con dei manganelli elettrici da 100.000 volt, lasciando le sue parti intime gravemente bruciate. Anche le sue braccia sono state ferite, enon ha potuto sollevarle fino a sei mesi dopo.

Li è stato inviato al centro di detenzione n. 2 della città di Qiqihar e condannato a 12 anni di carcere dal tribunale distrettuale di Jianhua nel luglio del 2001. Ha fatto appello al verdetto, solo per ricevere un documento dal tribunale intermedio della città di Qiqihar, in cui veniva affermato che aveva accettato il verdetto e aveva rinunciato al diritto di presentare ricorso.

Sua moglie è stata condannata a quattro anni di detenzione, che ha scontato nella prigione femminile di Harbin.

Il 24 Gennaio 2002 Li è stato mandato nella prigione n.3 di Harbin. Poiché non ha rinunciato alla sua fede nel Falun Gong, è stato tenuto in isolamento per 39 giorni. Durante il rigido inverno, le guardie non gli hanno permesso di indossare abiti caldi e non gli hanno fornito alcun tipo di biancheria da letto; hanno anche aperto la finestra per congelarlo. Come pasto giornaliero gli veniva dato solo una piccola quantità di farina di mais ed era monitorato giorno e notte da due detenuti.

Li è stato successivamente mandato nel sesto rione della prigione, dove è stato costretto a svolgere lavori non retribuiti e a scrivere resoconti e dichiarazioni di rinuncia al Falun Gong.

Le guardie hanno ordinato ai detenuti di controllarlo e di insultarlo, e hanno trattenuto i soldi che la sua famiglia gli aveva inviato, rendendolo incapace di acquistare le necessità quotidiane. La corrispondenza di Li con la sua famiglia è stata bloccata ed è stato costretto a guardare periodicamente video di propaganda che diffamano il Falun Gong.

Dopo che diversi praticanti del Falun Gong sono stati picchiati a morte nella prigione n. 3 di Harbin, le autorità hanno tentato di coprire la persecuzione, e il 1° Luglio del 2004, Li e gli altri 29 praticanti del Falun Gong sono stati trasferiti nella prigione di Daqing.

Anche le guardie della prigione di Daqing hanno limitato le sue attività quotidiane e gli hanno negato le visite di famiglia.

Intorno all'una del mattino del 1° marzo del 2006, Wang Yingjie, il capo della prigione di Daqing, ha ordinato a diverse guardie di picchiare Li e altri due praticanti del Falun Gong. Li hanno presi a calci e li hanno frustati con delle cinture.

Le guardie hanno costretto Li a indossare l'uniforme dei detenuti e lo hanno appeso per i polsi per sette ore. Lo hanno picchiato così tanto che una delle sue costole si era spezzata e non era riuscito a dormire su quel lato per un mese.