(Minghui.org) Nel settembre dell'anno scorso la pensione di Zhang Wenzhu è stata improvvisamente interrotta, circa quattro anni dopo aver finito di scontare la pena per la sua fede nel Falun Gong, una disciplina per il benessere della mente e del corpo che viene perseguitata dal Partito Comunista Cinese dal luglio 1999. In seguito le è stato detto che avrebbe dovuto rifare domanda di pensionamento, dopo che le sono stati decurtati i suoi anni di servizio in una fabbrica locale.

La cinquantaseienne Zhang, della città di Xuancheng, provincia dell'Anhui, soffriva di vari disturbi. Dopo aver iniziato a praticare il Falun Gong la sua salute è migliorata rapidamente, ed è stata in grado di fare le faccende domestiche senza alcun problema.

Il 28 maggio 2013, poiché si è rifiutata di rinunciare alla sua fede, è stata arrestata e condannata a tre anni. Mentre si trovava in carcere è stata torturata, ferita ed era in cattive condizioni di salute. La donna è stata rilasciata nel maggio 2016.

Zhang ha lavorato in una fabbrica tessile fino al 1993, quando è diventata casalinga a tempo pieno. La sua famiglia ha iniziato a versare contributi alla sua assicurazione pensionistica nel 1998. Quando ha raggiunto i cinquant'anni anni (l'età pensionabile legale in Cina) nel 2014, mentre stava ancora scontando la pena, i familiari hanno smesso di versare i contributi, che avevano raggiunto quasi 110.000 yuan (circa 14.120 euro), ed hanno fatto domanda per la pensione.

Nel 2015 ha iniziato a percepire la sua pensione. Nel settembre dello scorso anno, quando l'ufficio locale per la previdenza sociale le ha sospeso la pensione, aveva ricevuto oltre sei anni di pagamenti, per un totale di 105.000 yuan (circa 13.480 euro).

I suoi familiari si sono recati all'ufficio suddetto, dove è stato riferito loro che, secondo un nuovo avviso, chi sta scontando la pena non può fare domanda per la pensione, né percepirla mentre si trova in carcere.

Secondo il nuovo avviso, i contributi che i familiari hanno versato dopo il suo arresto, circa 11.000 yuan (circa 1.410 euro) tra il 2013 ed il 2014, non potevano essere contati e sarebbero stati restituiti, ma l'ufficio ha restituito solo il 40% del denaro ed ha accreditato il restante 60% su un conto pubblico. Inoltre alla praticante è stato ordinato di restituire i 105.000 yuan (circa 13.530 euro) che le erano stati erogati negli ultimi sei anni e di ripresentare la domanda di pensionamento, con i suoi anni di servizio prestati nella fabbrica tessile decurtati. L'ufficio della previdenza sociale si è rifiutato di spiegare perché il suo lavoro non sarebbe più stato conteggiato nel calcolo dei suoi nuovi benefici pensionistici.

Dato che i contributi che la sua famiglia ha versato per suo conto non contavano più, le mancavano otto mesi per raggiungere il requisito minimo di quindici anni di contributi per avere diritto alle prestazioni pensionistiche. La donna ha quindi pagato 6.400 yuan (circa 822 euro) e, nello scorso mese di marzo, ha dovuro ripresentare la domanda di pensionamento.

Ha anche accettato di restituire i 105.000 yuan che le erano stati pagati, dilazionati in quattro anni. L'ufficio per la previdenza sociale a sua volta ha accettato di emettere di nuovo i pagamenti a partire dallo scorso aprile. Dato che il suo servizio alla fabbrica tessile prima del 1993 è stato cancellato senza motivo, ora riceve solo 1.040 yuan (circa 134 euro) al mese, che è la metà di quanto le veniva erogato in precedenza.

Quando i familiari hanno cercato di discutere con l'ufficio apposito per la sospensione arbitraria della sua pensione, senza alcuna base legale, un membro del personale ha detto: "È inutile parlarne con noi. È la politica nazionale e voi non siete gli unici ad esserne colpiti".