(Minghui.org) Il 10 marzo scorso una residente della contea di Qinglong, nella provincia dell’Hebei, è stata arrestata e, il 5 maggio, è stata condannata a tre anni e quattro mesi di prigione, oltre a una multa di 5.000 yuan (circa 639 euro), dal tribunale della contea di Changli. Wang Wenjie è stata presa di mira per la sua fede nel Falun Gong, una pratica per il benessere della mente e del corpo che viene perseguitata dal Partito Comunista Cinese dal luglio 1999.

Sia la contea di Qinglong che quella di Changli sono sotto l’amministrazione della città di Qinhuangdao. L’11 maggio scorso Wang ha affidato al suo avvocato il compito di presentare un ricorso al tribunale intermedio di Qinhuangdao. La corte d’appello, tuttavia, ha deciso di chiudere il caso prima ancora che l’avvocato avesse avuto la possibilità di esaminare i documenti. Quest’ultimo ha protestato contro la violazione delle procedure legali da parte della Corte, ma senza successo.

Il tribunale non ha detto se “caso chiuso” poteva significare che ha rifiutato di ascoltare il caso d’appello o che ha deciso di confermare il verdetto originale. I due scenari richiederebbero opzioni legali diverse per l’avvocato difensore, che vuole continuare a cercare giustizia.

Arresto e processo

Il 10 marzo scorso Wang è stata arrestata, non molto tempo dopo essere tornata a casa dopo aver vissuto da sfollata, per evitare di essere perseguitata per la sua fede nel Falun Gong. Gli agenti che l’hanno arrestata appartenevano all’Ufficio di sicurezza interna della contea di Qinglong e alla stazione di polizia della città di Mutoudeng.

Non è chiaro quando Wang sia stata processata. Il 5 maggio la sua famiglia ha ricevuto il verdetto del giudice presidente, Zhang Qiusheng, insieme agli assistenti Zhang Xiaohui e Liu Laixiang, e il cancelliere He Jichao.

Secondo gli addetti ai lavori, durante l’udienza in tribunale, il suo avvocato ha presentato una dichiarazione di non colpevolezza e ha respinto le accuse contro di lei. Il giudice Zhang le ha chiesto: “Ammette la sua colpevolezza?”. Lei ha risposto: “Non ho infranto alcuna legge, seguendo i principi del Falun Gong di Verità-Compassione-Tolleranza, per essere una brava persona”.

Appello

L’11 maggio l’avvocato ha avuto un incontro virtuale con Wang al primo Centro di detenzione di Qinhuangdao. La donna ha affermato che si rifiutava di firmare il verdetto, perché non avrebbe mai dovuto essere condannata per aver esercitato il suo diritto costituzionale alla libertà di credo.

Dopo l’incontro, l’avvocato si è recato direttamente al tribunale della contea di Changli e ha presentato il ricorso e la delega di Wang con le sue impronte digitali. In Cina, sono i tribunali che hanno il compito di ricevere i ricorsi e di inoltrarli alle corti d’appello.

Il suo caso di appello è stato assegnato al giudice Cui Guanjun del tribunale intermedio di Qinhuangdao. L’avvocato si è recato alla corte d’appello, nella speranza di esaminare i documenti del caso. Ha chiamato il giudice Cui, ma nessuno ha risposto al telefono. Ha quindi contattato l’assistente del giudice Cui, Liu Changjun.

Liu ha affermato che Wang, quando è andato a interrogarla al centro di detenzione, gli aveva detto di non aver mai assunto un avvocato per il suo caso di appello. Il funzionario ha anche detto che il caso era stato chiuso, ma non ha spiegato cosa intendeva per “caso chiuso”. Non è chiaro se la corte d’appello abbia rifiutato di ascoltare il caso o se abbia deciso di confermare il verdetto originale.

L’avvocato è rimasto sconcertato dalle parole di Liu. Il tribunale intermedio avrebbe dovuto ricevere da tempo il ricorso e la delega della sua assistita dal tribunale di primo grado. Inoltre avrebbe dovuto essere a conoscenza che aveva un avvocato. Sospettava che l’affermazione di Liu, secondo cui Wang aveva detto di non avere un avvocato, fosse una menzogna.

Ha anche ricordato a Liu che sono passate solo quattro settimane, dall’11 maggio (quando è stato presentato l’appello con la delega di Wang) all’8 giugno (il giorno della loro conversazione telefonica). La Corte d’appello ha chiuso il caso ancora prima dell’8 giugno. Per legge, le corti d’appello dovrebbero concedere agli avvocati difensori tempo sufficiente per esaminare i documenti del caso e preparare le dichiarazioni della difesa. Liu, tuttavia, è stato privato del diritto di rappresentare la sua cliente.

Il funzionario ha insistito sul fatto che tutto ciò che hanno fatto ha seguito le procedure legali pertinenti. L’avvocato ha chiesto se la decisione di chiudere il caso fosse stata presa da un gruppo collegiale di giudici e Liu ha sbottato: “Le ho detto che il caso è stato chiuso! Se non mi crede, che altro devo dirle?”, e ha riattaccato il telefono.

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