(Minghui.org) Una donna di 73 anni residente nel distretto di Jiagedaqi della prefettura di Daxing’anling, nella provincia dell’Heilongjiang, è stata condannata a un anno e mezzo di prigione per la sua fede nel Falun Gong, una disciplina spirituale e di meditazione che viene perseguitata dal regime comunista cinese dal 1999. Il 7 giugno scorso Jing Runru è stata ammessa nel carcere femminile della provincia dell’Heilongjiang (situato nella capitale Harbin).

Arresto

Il 3 ottobre dell’anno scorso Jing è stata arrestata, dopo essere stata denunciata da un giovane per aver distribuito materiale informativo del Falun Gong in un complesso residenziale. Due agenti della stazione di Weidong, nel distretto di Jiagedaqi, sono arrivati e l’hanno arrestata.

Mentre veniva interrogata alla stazione di polizia, Jing ha chiesto di vedere il capo, Yang Jin. L’agente Liu Jiaming ha respinto la sua istanza. L’agente Zhang Ligang, dell’Ufficio per la sicurezza interna del distretto di Jiagedaqi, l’ha svergognata per essere stata arrestata più volte a causa della sua fede.

Mezz’ora dopo Liu e Zhang hanno portato Jing nel suo appartamento e l’hanno perquisito ovunque, anche dentro al frigorifero. Hanno anche strappato le decorazioni sul muro e sistemato i libri del Falun Gong sul pavimento per fotografarli. Hanno minacciato di portare il suo caso al governo provinciale, allegando i libri come prova contro di lei.

Jing, che non conosceva il nome di Zhang al momento dell’irruzione, ha chiesto di conoscere la sua identità. Lui ha risposto: “Il mio nome è Partito Comunista!”.

Più tardi Zhang e Liu hanno riportato la donna alla stazione di Weidong per essere nuovamente interrogata, ma lei si è rifiutata di firmare il verbale dell’interrogatorio, quando ha notato che la polizia vi aveva inserito contenuti che diffamavano il Falun Gong e il suo fondatore. Gli agenti le hanno raccolto con la forza i dati biometrici, comprese le impronte digitali.

Verso le 19:00 l’hanno riportata a casa e hanno ingannato il marito, facendogli scrivere una dichiarazione in cui prometteva di impedirle di uscire per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla persecuzione del Falun Gong.

Il marito muore poche settimane dopo il suo arresto

Quando la polizia ha convinto suo marito a scrivere la suddetta garanzia, gli ha detto che l’avrebbe rilasciata e non l’avrebbe arrestata di nuovo, a patto che scrivesse la dichiarazione. Lui ci ha creduto e ha fatto come gli è stato detto.

Dopo che gli agenti se ne sono andati, i coniugi hanno scoperto un pezzo di carta nascosto sotto un oggetto su un tavolo. Si trattava di un avviso di “rilascio su cauzione di Jing Runru”; questo indicava che la polizia avrebbe continuato a molestarla. Jing e suo marito si sono resi conto che la polizia non aveva mai avuto intenzione di rilasciarla senza condizioni, inoltre non aveva mai menzionato l’avviso prima di andarsene. Nell’avviso non era riportata la data di scadenza delle condizioni di libertà provvisoria, come previsto dalla legge.

Il marito di Jing era terrorizzato dalla prospettiva di un nuovo arresto della moglie. Era anche preoccupato, in quanto, come uomo anziano in condizioni di salute precarie, non sarebbe stato in grado di mantenere il figlio (un padre single senza lavoro che soffre di ambliopia) e il nipote (un alunno della scuola elementare), che vivono con loro.

La sua salute è rapidamente peggiorata e la notte aveva problemi ad addormentarsi. È stato ricoverato per circa due settimane prima di avere un’insufficienza cardiaca, proprio in ospedale. È morto poco dopo.

Processata e condannata in segreto

Nel gennaio di quest’anno Jing ha saputo che la stazione di polizia aveva sottoposto il suo caso al procuratore, che Il 10 marzo l’ha convocata e le ha ordinato di rinunciare alla sua fede. La praticante si è rifiutata di farlo ed è stata portata direttamente al centro di detenzione distrettuale di Jiagedaqi.

Il 15 maggio è stata processata, ma i suoi familiari non sono stati informati del luogo dell’udienza. In seguito è stata condannata a un anno e mezzo di pena detentiva e, il 7 giugno, è stata trasferita in prigione.